PRESENZA

LA SPERANZA E IL RISCHIO


Il rischio non è un problema di intelligenza, è un problema affettivo (nel senso di volontà): esso si manifesta come senso di vuoto da superare, come uno iato tra la propria posizione attuale e quella cui la ragione chiama, un tremore ineliminabile, una paura di affermare l'essere, strana. Rischiare vale la pena per essere. Possiamo riconoscere un fatto vero e non muovere la nostra libertà. Il rischio coinvolge tutta la nostra affettività. Si tratta di affermare l'essere e il Mistero. Si tratta di riconoscere che la realtà è fatta da un Altro. Questo richiede un lavoro su se stessi. E' necessario questo lavoro per camminare e non fermarsi davanti al proprio limite. La vita è una dinamica, è un lavoro. Non possiamo fermarci a giustificare il nostro limite fino a farlo diventare tomba. Il rischio coinvolge tutta la nostra affettività per essere spalancati al Mistero che non ci chiede permesso per operare nella nostra vita e nella storia. Il Mistero bussa alla nostra porta per manifestarsi. Quante volte siamo impantanati e imprigionati dai nostri ragionamenti senza riconoscere un disegno buono nella nostra vita. Il disegno si manifesta attraverso un dolore, una morte, un amico, una telefonata, una mail, una testimonianza di umanità cambiata. Il Mistero si manifesta attraverso un incontro. Si ricomincia la settimana con il desiderio di stare attenti al Mistero. L'alternativa è la meschinità.