PRESENZA

IL DOLORE E LA GIOIA DEGLI AQUILANI


Nel mio luogo di lavoro sono arrivati degli aquilani. Quotidianamente mi raccontano brandelli di vita. Non finiscono mai di raccontare quella notte. Hanno addosso ancora i chiodi della croce. E' facile ascoltarli in silenzio. Le parole hanno un sapore antico. La sofferenza esalta la parte più profonda di ogni persona. Le domande sono assetate. C'è il desiderio di attraversare il dolore per tornare ad essere tanti io costruttori. C'è il desiderio di una normalità trasfigurata. Sono i dolori che illuminano le gioie. Sono i dolori che non lasciano tregua al nostro borghesismo. Nel dolore diventiamo trasparenti. L'io cerca se stesso e l'autore della sua immagine. Mistero della sofferenza e della croce. Mistero della vita trafitta nel cuore tutto mendicante. Mistero del nostro pellegrinare sulla terra. Non siamo fatti per una scamapagnata sulla terra. Ci interessa il per sempre. Siamo in cammino verso l'Eterno. Sconvolti ma non disperati. Tribolati da ogni parte ma non schiacciati. Questa è la nostra vera faccia. Abbiamo gli occhi fissi sulla vera speranza. Occhi che hanno visto la speranza e desiderano gustarla per sempre. Questo ci fa sorprendere continuamente fino ad abbracciare l'altro nel proprio bisogno. Questo ci fa accogliere gli sfollati. Tutti siamo sfollati come in esilio su questa terra. La meta è così grande da giustificare la fatica del cammino.