Sono stato invitato ad intervenire in un convegno questo pomeriggio a Pescara sulla laicità dello Stato e sul crocifisso negato. La sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo contro i crocifissi nella aule ha suscitato una vasta eco di proteste: giustamente quasi tutti gli italiani - l'84% secondo un sondaggio del Corriere della Sera- si sono scandalizzati della decisione. Intanto alcuni si mobilitano contro i manifesti bloccati dal Comune.L'Unione atei agnostici razionalisti aveva proposto un manifesto con questo titolo: Crocefisso a scuola? No, grazie!!! Non voglio replicare a questo manifesto. Mi interessa comunicare l'essenziale. La questione non è ideologica. Quel Cristo sul crocifisso è un cimelio del passato? Quel Cristo crocifisso è un devoto ricordo? Sono domande che interpellano il nostro io. Non mi riconosco in una battaglia ideologica. Ho paura che certe battaglie alimentino uno scontro ideologico che non serve a nessuno. Se quella croce costituisce un popolo attraverso il nostro io la battaglia non è ideologica. Le ideologie privilegiano le idee immaginando sistemi perfetti. Quel simbolo è la carne di un uomo che si è detto Dio. Quel simbolo è la storia carnale e spirituale del nostro popolo. Quella sentenza è una sfida per ognuno di noi. Ritornano le parole di Dostoevskij: "Un uomo colto, un europeo dei nostri giorni può credere, credere proprio, alla divinità del figlio di Dio, Gesù Cristo?".
UNA PRESENZA IRRIDUCIBILE
Sono stato invitato ad intervenire in un convegno questo pomeriggio a Pescara sulla laicità dello Stato e sul crocifisso negato. La sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo contro i crocifissi nella aule ha suscitato una vasta eco di proteste: giustamente quasi tutti gli italiani - l'84% secondo un sondaggio del Corriere della Sera- si sono scandalizzati della decisione. Intanto alcuni si mobilitano contro i manifesti bloccati dal Comune.L'Unione atei agnostici razionalisti aveva proposto un manifesto con questo titolo: Crocefisso a scuola? No, grazie!!! Non voglio replicare a questo manifesto. Mi interessa comunicare l'essenziale. La questione non è ideologica. Quel Cristo sul crocifisso è un cimelio del passato? Quel Cristo crocifisso è un devoto ricordo? Sono domande che interpellano il nostro io. Non mi riconosco in una battaglia ideologica. Ho paura che certe battaglie alimentino uno scontro ideologico che non serve a nessuno. Se quella croce costituisce un popolo attraverso il nostro io la battaglia non è ideologica. Le ideologie privilegiano le idee immaginando sistemi perfetti. Quel simbolo è la carne di un uomo che si è detto Dio. Quel simbolo è la storia carnale e spirituale del nostro popolo. Quella sentenza è una sfida per ognuno di noi. Ritornano le parole di Dostoevskij: "Un uomo colto, un europeo dei nostri giorni può credere, credere proprio, alla divinità del figlio di Dio, Gesù Cristo?".