PRESENZA

IL PROBLEMA DELLO STUDIO


Studere, studere, post mortem quid valere?: l'anonimo adagio latino esprime a livello di senso comune l'interrogazione radicale che già nella cultura classica accompagna l'esperienza dello studio. Il problema si ripropone soprattutto alla chiusura del quadrimestre. Dobbiamo interrogarci di più sul fenomeno dello studio. Come viene vissuto dai nostri ragazzi? Ci presentiamo come società della conoscenza. Nei convegni strombazziamo il valore del capitale umano eppure lo studio è sempre più poco valorizzato e profondamente ridotto nel suo valore di senso. C'è lo smarrimento dei ragazzi di fronte allo studio. C'è disaffezione. L'insuccesso scolastico non è solo l'abbandono ma l'assenza di motivazione. C'è una visione fatalistica dello studio. Come promuoviamo il piacere dell'apprendere? Come generiamo un apprendimento significativo? Lo studio è un'esperienza significativa per i nostri ragazzi? Lo studio è riducibile a delle tecniche? C'è la possibilità di rilanciare lo studio come affascinante scoperta della realtà? Come comporre nello studio razionalità ed affettività, individualità e relazionalità, corporeità e volontà, teoria e prassi, creatività ed organizzazione?