PRESENZA

A SCUOLA CON J AX


E' inutile negare il caos che ha scatenato J Ax nella mia scuola. Applausi, urla, cartelli e soprattutto l'impossibilità di comunicare realmente con il cantante invitato. Oggi i quotidiani locali hanno registrato l'entusiasmo degli studenti. Qualcuno ha disapprovato l'iniziativa. Può una scuola accogliere uno che che canta "ieri mi hanno suonato alle 4 del mattino fuori qualcuno urlava scendi sotto ti offro un tiro?". Possiamo ospitare un cantante della generazione zero? Anche se bisogna riconoscere  in diversi suoi testi una domanda radicale di senso. Nell'ultimo post ho citato il testo "Come noi" dove dice: "Cosa c'è che non va che è qua dentro di noi.Cosa c'è che ci assale e ci butta giù da un bel po' già, già dal big bang". La scuola non può non leggere "criticamente" tutto ciò che i nostri ragazzi ascoltano. La scuola non può restare muta davanti ad una generazione di ragazzi che ascolta e applaude uno che dice: "Tutto quello che mi piace fare. Tutto quello che amo fare è immorale o illegale". La sfida attuale è di fronte al disagio descritto dallo stesso J Ax. Vediamo la fatica che fa la nostra società (la nostra società, siamo noi, sono gli insegnanti, sono i genitori) a trasmettere le ragioni del vivere, cioè a introdurre veramente al reale i nostri giovani. Non possiamo permetterci di non "guardare" il disagio di una generazione verso tutta la realtà. Siamo disponibili a "guardare" in faccia questa situazione, a prendere in mano questa sfida, a fare i conti con il reale e le mode? O preferiamo cercare una modalità per cavarcela senza  mettere a fuoco la vera sfida in cui ci troviamo?