PRESENZA

L'AQUILA NELL'ANIMA


L'Aquila ore 3.32. Una catastrofe nel cuore dell'Abruzzo. L'Aquila distrutta dal terremoto. Un anno di dolore, macerie, proteste, ma anche di speranza. E' successo di notte. Nella notte si conosce di meno perchè tutto è travisato, è travisato il volto di ogni cosa. Nella notte le nostre immagini sono, infatti, paurose, e anche le speranze diventano paurose perchè avvolte in un'oscurità che tutto quanto deforma. In quella notte la realtà è stata capovolta. Il mostro non si è accontentato di impaurire le persone. Ha voluto guardare in faccia ognuno. Ha svegliato e portato via anche i bambini. Il mostro ci ha riconsegnati al Mistero. Con la povertà dei nostri passi, dei nostri occhi, della nostra carne, dei nostri sentimenti ci siamo messi in moto. Con la povertà dei nostri poveri pensieri ci siamo messi in moto. La commozione ci ha messi in moto. Il Venerdì Santo ci ha consegnati la Pasqua. La sofferenza di quei giorni ci ha spalancati alla condivisione. Pian piano all'Aquila abbiamo imparato a rinascere. Attraverso l'esperienza della "città dei ragazzi" siamo stati incollati in quell'ambiente. La certezza di un futuro può essere un fiore che nasce in mezzo alla melma del disastro. Nella "città dei ragazzi "si è resa palese una ritrovata posizione dell'io, un aprire gli occhi su una realtà ritrovata, ha accusato subito il colpo di un mare di bisogno, di un mare di dolore, di fronte a cui ci si ritrova. Siamo ripartiti dall'educazione ed è stato un ribollire della speranza in atto.