PRESENZA

CORI DALL'AQUILA


Questa mattina sono andato all'Aquila con i Cori da "La Rocca" di Eliot. Credevo di avere tempo per leggere. Ho visto un'altra "Rocca" alla "Città dei ragazzi" a Sant'Elia. In macchina ho pensato al caldo e all'idea incessante di fatica, all'assurdità di gran parte delle attività, alla fallacia degli affetti umani e alla presenza del male nelle vicende dell'uomo. Sono partito con il caldo e con le preoccupazioni lasciate a scuola. All'Aquila sono tornato a scuola come un bambino. Sono tornato alla "Città dei ragazzi" con la coscienza di essere bisognoso. Sono tornato con i versi di Eliot stampati nella mente e nel cuore: "Il deserto è pressato nel treno delle metropolitana. Presso di voi, il deserto è nel cuore di vostro fratello". Il deserto è stampato nel cuore che spesso non batte più. Il deserto è evidente nel cuore di chi non fa vibrare il cuore in ogni istante per quello che c'è. Sono entrato con queste domande. Ho abbracciato Beatrice e Ada. Non ho chiesto nulla. Ho "guardato" le loro facce coinvolte con tanti bambini e ragazzi. Ho "guardato" la loro fatica piena di senso. Spesso le parole non saziano. Spesso le parole non descrivono. E' una questione di sguardi. E' una questione relativa all'umano. Lì il sudore è concime benedetto. L'uomo ha bisogno di costruire, di dare origine a qualcosa. Non siamo solo lamentela. Non siamo solo protesta. Siamo carne e sangue. Siamo cuore. Siamo "Icaro". Noi abbiamo bisogno di costruire, di dare origine a qualcosa, per un inconscio ricordo della nostra origine, per un inconscio ricordo di una letizia. Non ci basta un godimento a buon mercato. Abbiamo sete di felicità. Vogliamo la luna. Vogliamo le stelle. Vogliamo essere sorpresi dalla gioia. I bambini sono andati via per il pranzo salutati uno ad uno da Beatrice. L'ho "guardata" per far memoria dell'anno scorso quando lei era una mamma che portava i suoi ragazzi sotto le tende di Collesapone. Oggi è quella che scandisce la vita della "città dei ragazzi". Oggi è quella che "guardiamo" per ricominciare a vivere nella bellezza dentro tutte le preoccupazioni, dentro tutte le macerie. E' possibile continuare a costruire insieme a delle facce sorprese da un incontro. Di nuovo in macchina con i versi di Eliot: "Senza significato non c'è tempo". Il tempo riacquista senso e sapore.