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ginoscirocco il 06/07/19 alle 18:13 via WEB
grazie Roberto. Sono un militare come tuo padre ed ho un figlio della tua età. Non nutro alcuna speranza, purtroppo, che si possano superare le lotte religiose e quelle sociali.
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RavvedutiIn2 il 05/07/19 alle 19:51 via WEB
Che bello leggerti e leggere il dialetto leccese , magari un po' diverso dal leccese di città , ma sempre leccese . Te lo scrive un bergamasco di nascita ma figlio di un leccese e di una leccese . Abito comunque a Verona da quasi cinquant'anni , nella mia infanzia si sono verificati due trasferimenti , mio padre era un militare . Vado a Lecce ogni volta che posso , e anche in provincia . Sono stato anche a Presicci . Per quanto riguarda noi cristiani e i musulmani , beh , io credo che se avessimo meno " bestie" qui da noi , dal nord al sud , le cose andrebbero meglio . Ciao . Roberto
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Fabio Ria il 13/06/19 alle 10:01 via WEB
Caro Gino, ti prego di rimuovere il post appena inviato. Non credevo che il blog non potesse supportare i caratteri.
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Fabio Ria il 13/06/19 alle 09:59 via WEB
Caro Gino, in un primo momento mi ero dilungato un po’ troppo in esposizioni di fonologia, ma ho dovuto “semplificare” con queste note; scusandomi per la trafila di segni e simboli espongo alcune mie perplessità sulla pronuncia di alcuni digrammi.
- il gruppo sc degli esempi sciardinu ‘giardino’, sciucare ‘giocare’:
la “fricativa postalveolare sonora” in simbologia IPA (Alfabeto Fonetico Internazionale) è rappresentata da [ʒ] ed è propria del francese: jardin ‘giardino’ [ʒaʁdɛ̃].
In salentino (e dunque nel presiccese) è invece una “fricativa postalveolare sorda” rappresentata da [ʃ]: converrai che in salentino non abbiamo [*ʒar'dinu, *ʒu'kare] ma [ʃar'dinu, ʃu'kare].
Nella dialettologia italiana questo suono è rappresentato con il simbolo /š/: /šardínu, šukáre/ (Garrisi usa sç seguita da vocale palatale, Canepari [ʃ]).
Lo stesso segno, nella manualistica salentina delle varietà brindisine e tarantine, è adoperato davanti a /t/: štuèzzu, IPA ['ʃtwɛttsu] (Garrisi usa st, Canepari usa [şt]. Per convenzione, alcuni autori non danno alcuna avvertenza nelle note, lasciando quindi al lettore l’interpretazione fonetica. Nel dialetto di una stessa località possono occorrere entrambe le pronunce: a Lecce stusciare [stu'ʃare] è più “pulita”, [ʃtu'ʃare] è più “rustica”, che andrebbe meglio trascritta štusciare.
- gruppo sc dell’esempio šcinnire ‘scendere’:
l’espediente del segno s con circonflesso capovolto /š/ seguito da c per rappresentare il nesso doppio [ʃʃ] è condiviso e ripreso da numerosi autori (cfr. ilRohlfs nel suo Vocabolario dei Dialetti Salentini): quindi šcinnire [ʃʃin'nire] come pišce ‘pesce’ ['piʃʃe].
Diversamente, in italiano è molto dibattuto se possa rappresentare la posizione iniziale: sciocco ['ʃokko] ma lo sciocco [lo'ʃʃokko]. Mentre è sempre doppia in posizione intervocalica: pesce ['peʃʃe].
- il gruppo sc seguito da a, o, u:
nelle note è definita “fricativa postalveolare sonora” con suono sc-ca, sc-co, sc-cu dolce.
Se il napoletano ha impiegato qualche secolo per adottare in convenzione grafica il nesso sc con il valore di [ʃk] (es. ‘a scùola [a'ʃkuola]), l’uso dello stesso nel presiccese potrebbe essere equivoco:
la grafia scaffu ‘schiaffo’ potrebbe essere trascritta ['skaffu] anziché ['ʃkaffu]; faccio notare che a Lecce si dice ['skaffu] accanto a ['ʃkaffu].
Allora, poiché /š/ [ʃ] esprime il suono sc “dolce” seguita da vocale (sciutu ‘andato’ /šútu/ ['ʃutu]) ma anche da /t/ [št /št/ [ʃt]), si poteva fare ricorso allo stesso segno,ormai diffuso nella manualistica salentina (cfr. il Rohlfs nel suo Vocabolario), quando è seguita da /k/: šc /šk/ [ʃk]; quindi preferirei šcaffu, šcoma, ecc. (Garrisi usa sç seguita da vocale velare, Canepari usa [şk]).
- il gruppo šc seguito da a, o, u:
l’impiego che se ne fa nel presiccese è in contrasto con l’ortografia e ortoepia italiana e dialettale: sarebbe stato utile e intuitivo mantenere la soluzione adottata in italiano per rendere la pronuncia s + c velare cosicché all’ital. scontare [skon'tare] corrispondesse il salentino scuntare [skun'tare]. La grafia šcuntare (per la norma suddetta) riporta a una trascrizione [ʃkun'tare].
- la lettera z:
la “fricativa alveolare sonora” è quella dell’ital. settentrionale rosa ['rɔza], ital. sdegno ['zdeɲɲo].
la “fricativa alveolare sorda” è quella dell’ital. meridionale rosa ['rosa], stesso ['stesso].
Nel vocabolario presiccese è adoperato il segno ź con suono dolce [ds] (trascrizione di fonema assente nella simbologia dialettale); invece il segno ź indica una “affricata alveolare sonora”(simbolo IPA [dz]) propriadell’italiano zona ['dzɔna], azzurro [ad'dzurro].
Nel vocabolario presiccese s’incontra il simbolo anche là dove ci si aspettaz, cioè una “affricata alveolare sorda” rappresentata dal simbolo IPA [ts]: pinźieririchiama una trascrizione [pin'dzjeri] anziché [pin'tsjeri].
- il digramma gn:
la “fricativa velare” è [x] se sorda del tedesco ich ‘io’, oppure [ɣ] se sonora dello spagn. luego ‘luogo’.
La n davanti a /g/ o /k/ è una nasale velare rappresentata con il simbolo [ŋ]: leccese longa ['loŋga], sangu ['saŋgu]. Se nel presiccese è presente un allofono uvulare nella nasale rappresentato da [ɴ] (sarebbe interessante analizzarlo con spettrogramma) e volendo evidenziare la peculiarità del suono, sarebbe intuitiva
una grafia ɴgannare ‘ingannare’ [ŋgan'nare] piuttosto che gɴannare che tradisce una trascrizione [*ɲɲa'nnare]. [Colgo l’occasione per segnalare gɴuajare per gɴajare -secondo la mia proposta ɴgajare-).
- il digramma dh e trigramma ddh:
il digramma dh ha ragione d’essere se seguito da r nelle voci come salent. drittu ['ɖɽittu], Andrèa [an'ɖɽea]parallelo al digramma ţr. Il gruppo ddh è formato da una“occlusiva retroflessa sonora” [ɖ] geminata, che nella manualistica classica era annotata come /ḍḍ/ e con simbologia IPA [ɖɖ].
Secondo le località salentine, essa si presenta in variante con la pronuncia di una vibrante [r], trascritta in grafia ddhr /ḍḍṛ/ [ɖɖʐ]. Ulteriori studi hanno dimostrato che si tratta di una “affricata retroflessa sonora” rappresentata con i simboli uniti [ɖʐ] (Canepari usa [t] legata a una zeta speculare di cui non possiedo il carattere).
- il digramma ţr e trigramma ţţr:
il gruppo ţr è formato da una“occlusiva retroflessa sorda” [ʈ] e seguita dalla vibrante [r], che nella manualistica classica era annotata come /ṭr/ e con simbologia IPA [ʈɽ]. Ulteriori studi hanno verificato che si tratta di una “affricata retroflessa sorda (o non-sonora)” rappresentata con i simboli uniti [ʈʂ] (Canepari usa [tƨ]).
- il trigramma str:
Il gruppo è formato dalla coarticolazione di più suoni: fondamentalmente dalla assimilazione tra i nessi št [ʃt] e ţr [ʈɽ] nel risultato šţr, in dialettologia /šṭṛ/ (Canepari usa [ʂtƨ]). Anche in questo caso, alcuni autori non danno alcuna avvertenza nelle note, lasciando quindi al lettore l’interpretazione fonetica.
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RIZZO LUGI il 28/05/19 alle 23:28 via WEB
Caro Fabio, ti leggo volentieri, fammi conoscere il o i fonemi che ti interessano, non credo si tratti di errore di stampa.
saluti Gino.
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Fabio il 28/05/19 alle 09:19 via WEB
Ho fatto richiesta direttamente alla casa editrice tramite posta. Sfogliando il vocabolario ho incontrato alcune norme di lettura che mi interesserebbe condividere con te (non so se sono refusi dell'editore o è la reale pronuncia presiccese). Cordiali saluti e scusami se ti rispondo in ritardo (ho visto il post solo oggi 28/05/2019). Grazie Gino.
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cassetta2 il 09/03/19 alle 10:26 via WEB
Un Blog può arrivare dove voi non potete arrivare.
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cassetta2 il 25/12/18 alle 21:14 via WEB
La prima regola è procrastinare.
La seconda te la dico domani.
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Mr.Loto il 16/11/18 alle 11:25 via WEB
Molto originale, mi è piaciuta, anche se ci ho messo un po' a capire certi passi.
:)
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GINO il 21/10/18 alle 10:17 via WEB
Caro Fabio, forse ti dovevo interpellare prima perché eravamo rimasti che ti avrei fatto sapere dove avresti potuto acquistare il mio vocabolario, poi ho visto che era ampiamente pubblicizzato ed ho dedotto che sicuramente avresti trovato il modo di venirne in possesso. Spero che tu abbia trovato il libro, altrimenti fammelo sapere. Che i miei saluti ti siano graditi! Gino.
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