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La Biblioteca di Babele

Post n°8 pubblicato il 13 Maggio 2008 da stefpet

La Biblioteca di Babele è un racconto in cui si descrive un universo surreale rappresentato da una biblioteca composta da sale esagonali, in cui si possono trovare tutti i possibili libri di 410 pagine, costituiti da sequenze di caratteri disposti in modo disordinato e in tutte le possibili combinazioni.

Grazie proprio a tale struttura è possibile trovare in uno dei 410 libri qualsiasi cosa di senso compiuto e non, e lo stesso libro è possibile trovarlo infinite volte[1]; questo rende difficile trovare le informazioni che ci servono, ma soprattutto quelle vere, perché della stessa informazione, regola, legge, possiamo trovare anche la descrizione del contrario o la dimostrazione della sua falsità[2].

In merito mi vengono in mente due cose:

1.      come sia gestita l’informazione in Italia (ma non solo): soprattutto leggendo i quotidiani, è possibile trovare della stessa notizia due o più interpretazioni differenti, per cui uno farà proprio il punto di vista di quel giornale con una certa linea editoriale che corrisponderà anche a quella di un dato movimento politico (o partito), sia esso di sinistra, di centro, di destra o di tutte le combinazioni possibili (centro-sinistra, grande centro, centro-destra, sinistra radicale, destra estrema, destra-sinistra, sinistra-destra, grosse koalitionen)[3];

2.      la considerazione che molti hanno di Internet: mi sembra che il racconto di Borges in questione parli di una Biblioteca che oggi potremmo descrivere come una delle metafore più azzeccate di Internet. In rete è possibile trovare informazioni e opinioni ad opera di chiunque e in qualsiasi lingua; ed essendo la lingua espressione di una cultura, uno stesso avvenimento può essere interpretato in tanti modi diversi quante sono le culture. Purtroppo è anche vero che in Internet si possono trovare tante informazioni che non sono vere, che sono persuasive per fini di frode, che sono volgari e diseducative[4].

In conclusione, se nella Biblioteca di Borges è possibile trovare tutto e il contrario di tutto, la notizia vera e quella falsa, in qualsiasi lingua e in qualsiasi codice comunicativo o alfanumerico, in modo comprensibile o del tutto inaccessibile, e se la Biblioteca è (metaforicamente) Internet, allora qualcuno si deve preoccupare di insegnare, a chi vi accede, come muoversi all’interno di questa sorta di babele informativa, o altrimenti dobbiamo arrenderci al fatto che in realtà non esiste alcuna informazione.

Abbiamo però ancora un’alternativa (ma sicuramente ce ne saranno molte altre ancora) ed è quella di dare per buone tutte le informazioni, vere o false, in ogni lingua o codice, accettando tutte le diversità possibili (intra-inter-extra culturali); la stessa informazione verrà depotenziata di significato e ci confronteremo per il semplice gusto di creare dei collegamenti tra quelle cose quotidiane che sono vissute in vari modi. Chi vuole che ci sia una Biblioteca contenente solo  quei libri di 410 pagine di informazioni vere, nella propria lingua e con riferimento ai propri valori, ma soprattutto chi la vuole regolamentare, probabilmente si ritroverà una Biblioteca contenente un solo libro e farà di tutto affinché tutti abbiano una Biblioteca uguale alla sua, contenente quel solo libro. La Storia, purtroppo, ci è testimone di molti tentativi di creazione di queste biblioteche, ma sono tutti rimasti dei tentativi, ovviamente falliti, perché derivanti da progetti di esseri umani e, come dice Daniel Pennac nel suo libro Diario di scuola, “se vuoi far sorridere Dio, parlagli dei tuoi progetti”.

 



[1] “… m’arrischio a insinuare questa soluzione: la Biblioteca è illimitata e periodica. Se un eterno viaggiatore la traversasse in una direzione qualsiasi, constaterebbe alla fine dei secoli che gli stessi volumi si ripetono nello stesso disordine."

[2] “Da queste premesse incontrovertibili dedusse che la Biblioteca è totale, e che i suoi scaffali registrano tutte le possibili combinazioni dei venticinque simboli ortografici (numero, anche se vastissimo, non infinito) cioè tutto ciò che è dato di esprimere, in tutte le lingue. Tutto: la storia minuziosa dell’avvenire, le autobiografie degli arcangeli, il catalogo fedele della Biblioteca, migliaia e migliaia di cataloghi falsi, la dimostrazione della falsità di questi cataloghi, la dimostrazione della falsità del catalogo autentico, … la traduzione di ogni libro in tutte le lingue, le interpolazioni di ogni libro in tutti i libri”.

[3] In merito a come viene trattata l’informazione, uno dei libri che secondo me è tra i più indicati è M. Travaglio, La scomparsa dei fatti, Il Saggiatore, 2006, Milano.

[4] “M’inganneranno, forse, la vecchiaia e il timore, ma sospetto che la specie umana – l’unica – stia per estinguersi, e che la Biblioteca perdurerà: illuminata, solitaria, infinita, perfettamente immobile, armata di volumi preziosi, inutile, incorruttibile, segreta.”

 

 
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