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di un discorso amoroso

 

 

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Vecchi Appunti: Babies Fuckland & More

Post n°27 pubblicato il 03 Novembre 2011 da porno_zombie
 

La “soggettiva”  e l’ossessione


Bisogna che si sappia leggere il contorno, il contesto dell’ossessione nella sequenza video, che molte volte presenta alcune caratteristiche ricorrenti nella struttura visuale.
Questa ha natura rituale e ripetitiva, in quanto il suo scopo, la sua funzione è quella di  portare la coscienza verso una sorta di trance libidinale, attraverso l’ipnosi di una ripetizione, per poter manipolare il flusso desiderante che viene trattenuto e riplasmato secondo l’immagine-ossessione.
Insisto su quanto sia importante il movimento ripetitivo, l’andamento monotono della sequenza, nel preparare l’avvento dell’ossessione.
Geometricamente, potrebbe assomigliare ad una spirale allungata, non troppo in maniera precisa, in cui gli anelli, dissimili fra loro per la grandezza, si assomigliano per il movimento che disegnano : un “ loop” .
E’ la ripetizione di questi loop, il loro susseguirsi che forma la sequenza ossessione.
Uno degli elementi che accompagna molto spesso l’ossessione e, per così dire, l’aiuta a emergere, è la “ soggettiva” (3).
La soggettiva lubrifica lo sguardo, ne facilita l’assimilazione e l’accoglimento, collega molto bene ad un’idea di reale mediante l’immedesimazione nei personaggi, un notevole vantaggio rispetto ad altre tecniche di rappresentazione.
Si può spiegarne l’efficacia nel fatto che traduca molto bene il concetto di voyeurismo implicito nell’idea del cinema e del video porno in particolare.
Svelare la realtà, nel senso di toglierle i veli, svestirla.
Vedere con gli occhi di un altro, questo sogno perverso sospinge la soggettiva e ne mantiene la validità epistemologica.
Una pupilla che si dilata.
Sorpresa.
Paura.
La pupilla si dilata.
Un respiro. Si dilata.
Con le mani prende quelle due chiappette sode e le dilania allargandole.
Vede quel fiore di carne pulsare, esibendosi oscenamente.
Respira, ansima all’unisono coi suoi corpi.
Lentamente, vede dilatarlo sempre di più, invitando prima il suo dito, poi con un po’ di pazienza e tanta saliva, tutta la mano.
La fotte con la mano nel culo, ma con tutte le strisce di coca che si è fatta, sembra non accusare più di tanto, anzi, gradirebbe volentieri un’altra mano nella fica, per cacciare urla ancora più selvagge.


         Dilatazioni


Le onde si propagano le une sulle altre.
Onde carnose, propaggini di grasso si alternano vicendevolmente.
Qualche strappo concede maggiore irregolarità al movimento.
Il grasso di quel corpo. Il ricordo di quando potevo maneggiare quella pelle,
giovane salumiere che preparava insaccati.
Ammassavo grasso.
Lo lavoravo.
E mi veniva duro.
Era un gioco che mi andava bene.
Roba da matti.
Toccavo quel corpo opulento e sentivo il tuono scorrermi nel ventre.
Strizzavo quel seno gonfio di mammifera e affondavo nel piacere, nella completa sazietà dell’abbondanza.
Non vorrei fare un elogio eccessivo alla grassezza e al sovrappeso, ma devo comunque dichiarare che quei corpi lievemente flaccidi si predispongono al sesso, con il loro adipo da prendere, da strizzare.
-    Sai dove prendere, dove acchiappare…! Meglio che abbiano qualche chilo in più,                                                                 
le prendi per i fianchi, poi ne fai ciò che vuoi…!-
Poi ancora
-    Non importa che siano pesanti, l’importante è che siano agili, devono sapersi muovere rapidamente, il fuoco dentro, che ne so’…!-
Il massimo era quando riuscivo a incastrarmi colle gambe nel suo bacino.
Mi intrecciavo col suo corpo fino a dimenticare le estremità dei miei arti.
Mi sentivo spostato, un tutt’uno col corpo che inglobavo e che mi inglobava.
Il suo grasso si schiacciava sulla mia pelle, il mio dito scivolava unto di sudore lungo lo spacco del culo.
Non capivo se quei rantoli gutturali erano echi di qualche presenza diversa da noi stessi.
Proteggendola dalla vista dei passeggeri, allargai il cappotto di panno verde scuro…stazione della giraffa…ci siamo quasi!!!
No! Nessuno ci vede! No!
Diedi quattro cinque botte, non ti preoccupare, nessuno ci vede!
DAI!!! Stazione della…altre due botte…giraffa.
Il cappotto si afflosciò su qualche corpo, all’angolo del vagone metro.
      

                       All’aperto.

Parcheggi sottostanti le mura dell’archivio di stato, via del Poggio Laurentino. Zona di abbordo e azione in loco. Coppie e singoli. Dal tramonto a notte fonda.

Parco pubblico. Tra il Colosseo e via Cavour. Coppie, gay, bisex, extracomunitari, prostituzione. Di sera e di notte. Zona di abbordo e azione in loco. A piedi e in auto. Pericoloso.

Grande raccordo anulare. Parcheggio nella piazzola dell’inversione di marcia della corsia interna del GRA tra l’uscita 10 e 11. Abbordo e azione. Coppie, gay, bisex, camionisti. Giorno e sera. A piedi e in auto. Fare attenzione.

-    Portami via di qui -
Flebile Tatti che non riuscì nemmeno ad appannare il finestrino che aveva quasi sulla punta del naso.
Lo sconosciuto non rispose.
Continuava a scrutare nervosamente l’anello di cemento su cui sfrecciavano le auto.
La piazzola era vuota, circondata dal nulla nero della notte.
-    Avevi detto che era eccitante…-
-    Mi si fa duro quando vedo una macchina mettere la freccia per girare qui…è l’attesa che mi eccita…-
-    …Dobbiamo ancora aspettare tanto? –
Dilatò le sue narici permettendo ai rimasugli polverosi di attraversare la faringe e scivolare delicatamente verso la gola.
Freddo ghiaccio. Piacevole sensazione di completezza, di agio. Quanto durerà?
Un’altra cascata di piacevole refrigerio, ma di minore intensità.
Aggrottò le ciglia e lottò internamente contro la tentazione di liberarsi il naso per deglutire altre gocce di piacere, centellinate come un buon, vecchio whiskey.

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