|
Creato da lost4mostofitallyeah il 04/03/2009
CON QUEL TRUCCO CHE MI SDOPPIA LA FOCE
|
I must be hungry 'cause I go crazy
Over your leather boots
Now baby I know...
That's not normal
But I love you,
I love you
I love you
"Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta".
"Così ogni carne va al cilicio del sale: il frutto di cenere delle nostre veglie, la rosa nana delle vostre sabbie, e la sposa notturna riaccompagnata a casa prima dell'aurora...."
I miei link preferiti
Area personale
Menu
I miei Blog Amici
- Palindromi
- Naked Aroma
- III
- DiFrazioni Visive
- ... ININ-FLUENDO ...
- end[or]fine.
- blue eyes
- Quid
- Giorni e nuvole
- Sawij.1 Indomabile
- Inquietudine
- DENTRO E FUORI
- Mi piace scrivere
- InsonniaCreativa
- Frammenti
- Il gioco
- Suggestioni effimere
- Lettere dal delirio
- kiryakou
- juliet home
- dame en rouge
- il regno di arcadia
- Il mignolo
- Echi Liberi
- Prima o poi
- vapori sullacqua
- il mio blog
- aropp to dico...
- Brain and Soul
- Niente di personale
- Felina
- Bianco_avorio
- odeon 3.0
- Lingue e Oblio
- Epistole
- CON LA TESTA
- I SOGNI DI SONIA
- Blocknotes
- PeR sPeCuLum
- Riflessi
- deviazioni similari
- .
- PallidoRaggioDiLuna
- Cuore.Nudo
- Languida e Torbida
- Arrocco
- In MeMoria di Me
- Altromondo17
- Femme_Belier
- Thule
- SPixel
- Mechanical Words
- spes.ultima.dea
- MerveOrhun
- la sete verde
- tImE of PePeRmInT
- FlautoDiVertebra
- Umiltà e Dignità
- UnCorvoEUnaScrivania
- LoSpecchioNero
- Mattone dopo mattone
- Two Of Us
- Callyphora
- Il lavoro
- Il cuore muove tutto
- E tutto unipotesi
- Isobel Gowdie
- Malahierba
- MNEMOSYNE
- Ognuno dice la sua
- Merube
- angy
- mirina
- Il Cigno nero
- DIARIO Appunti Vari
- Scacco Matto
- Ecco, contagiamoci
- Pánta rêi
- BLOG DI EMMEGRACE
- la mappa è il mondo
Cerca in questo Blog
Ultimi commenti
Chi può scrivere sul blog
Post n°294 pubblicato il 10 Febbraio 2017 da lost4mostofitallyeah
|
Post n°293 pubblicato il 02 Febbraio 2017 da lost4mostofitallyeah
L'Astice XIV Andai in un posto a Trastevere dove ero sicuro di trovarlo. si chiamava SHIFT ed era, probabilmente, l'unico che non cavalcava la tradizione del romanesco. Così era anche Tiberio, un individuo atticciato ma non stupido, con un piede nella Città Eterna e l'altro nella staffa dell'internazionale. Era una sera con le stelle appese nel cielo in modo buffo, creavano una sorta di coda e non si preoccupavano minimamente di apparire ridicole. Il mio uomo era seduto al banco insieme a una donna, una lungagnona senza particolari qualità fisiche ma una gran chiacchiera, da come sembrava tenere in berta il suo accompagnatore. Mi sedetti con indifferenza a tre metri da loro e ordinai un Moscow Mule. Nel frattempo che attendevo mi sostenevo il mento con la mano destra e, ogni tanto, lanciavo delle occhiate veloci alla coppia che pareva accalorarsi in una discussione stupidissima. Tiberio non mi aveva assolutamente notato e mi dava la schiena mentre muoveva vorticosamente le mani correndo a ogni istante il rischio di mandare all'aria il suo cocktail. Rimasi indifferente per una decina di minuti sorbendo il beverone che nel frattempo era arrivato. Il posto non era pieno e aveva delle luci bluastre che andavano in diagonale mescolandosi con un rosso scombinato che giungeva da dietro il banco. Individui sparsi e piccoli gruppi di frequentatori si muovevano per tutta l'estensione del SHIFT oppure facevano dondolare la gamba al bancone. Fu quando sembrava disgustato dalla piega presa dal dialogo con l'allampanata femmina che Tiberio Holm mi notò, girandosi quasi a prendere fiato. "Oh, oh..." Borbottò lasciandosi andare a un sorriso untuoso. "Ci vai anche tu al funerale?" Mi affrontò senza trapelare il minimo segnale di disagio. "Perché? Non dovrei? forse sono venuto a Roma proprio per questo." "Oh, oh..." "Che ne dici se Francesca e Asia vengono a Trento con me per una settimana a ritemprarsi?" "A ritemprarsi..." Ripeté lui lottando con lo stordimento da sbronza incipiente: "Non devi chiederlo a me, chiedilo alle loro amiche e ai loro amici. Saranno loro a crearti problemi." "Francesca ha un amante? Un compagno?" "Ha amici stretti e tutta una visione capitolina, il che è anche peggio." "Dì la verità che vorresti gettarmi il cocktail in faccia e buttarmi a calci fuori dal locale. Ma sei troppo ubriaco per farlo." Lui si accomodò sul trespolo mentre la sua compagna lungagnona si era dileguata. "Una curiosità: che cazzo c'entri, trentino, con mia cognata e mia nipote?" Scoppiai a ridere. "è il tuo tarlo, vero? Con me si confidano, a te non dicono una mazza. E sai perché, uomo? Perché il tuo cervello è delle dimensioni di un cubo di rubik senza le complicazioni annesse. Sei una particella d'uomo, una scorreggia nello spazio, e hai pretese insostenibili per l'attualità dei tuoi fatti e la tua complessione di persona. Vuoi Francesca, vero? L'hai sempre voluta. E anche Asia ti attira. Forse, fondamentalmente, sei un pervertito con tre peli pubici e le dita prensili ma non basta per convincere una donna. Batti il ferro sulla stessa incudine e intanto ti rintroni il cervello diventando sempre più imbecille. Ma Io te le porto via, amico caro, le conduco a prendere un po' d'aria e uscire dall'atmosfera viziata che ti trascini dietro. Non so se sia dietro il complesso di inferiorità che avevi verso Gianni o l'invidia verso chi possiede grammi di cervello in più ma la verità non sta mai nel mezzo. Nel mezzo ci sta il cazzo, ed è quello che usi per riflettere quando dai fiato ai neuroni che ti restano. Quindi, riassumendo, stammi alla larga e non minacciare Francesca e Asia. Sei un gangster da strapazzo e se pensi di impressionarmi con le tue luci stroboscopiche e l'alcolismo, sappi che posso prenderti per il collo e farti volare in strada in dieci secondi netti." Oh, oh..." singhiozzò lui mentre svuotavo il Moscow Mule e mi mettevo sul tavolo qualche moneta. "Hai le parole giuste, Joe, mi piace questo tuo straparlare a tripla velocità. è per darti coraggio, vero? Sai che ti dico: prenditi mia cognata e mia nipote e vai a fare in culo nel tuo cazzo di Alpi. Tanto vali quanto una boccata di fumo fastidioso. E come tale sparirai. Roma è il mio impero, così com'era il dominio di Gianni. Tu aspiri a un ruolo ma ti si adatta perfettamente quello del pagliaccio tirolese." Mi alzai. "è stato veramente un piacere, e la prossima volta non dare aria agli intestini quando parli. l'aria diventa irrespirabile." Lui scoppiò in una risata pantagruelica e tastò il taschino della giacca alla ricerca delle sigarette. Poi, dopo averle trovate mi si avvicinò e mise la bocca sul mio orecchio. Pensai che me l'avrebbe strappato a morsi, invece si limitò a sussurrare: "Ti aspetto anche a un altro funerale, il tuo." Lo bacia sulla fronte sudata e mi avviai verso l'uscita. Fuori le stalle avevano smesso di fare le sceme e adesso erano un tappeto dignitoso e presentabile. Salii sulla macchina di Francesca e mi diressi verso altri locali meno viziati. (Continua) |
Post n°292 pubblicato il 24 Gennaio 2017 da lost4mostofitallyeah
L'Astice XIII "Stavo pensando: perché non venite a Trento con me quando ripartirò? è un buon modo per uscire fuori dalla paccottiglia di lutto, tremori, incertezze, terrori, crisi di panico e quant'altro. Un dolce paesone sulle rive dell'Adige, con un'amministrazione che non lascia una cartaccia per terra e ha un tasso di criminalità e vandalismo tra i più bassi d'Italia. Bei parchi, noia ricreativa e spazio per enormi passeggiate decongestionanti." Le due donne mi guardarono senza pensare che fossi pazzo, anzi la proposta arrivava durante attimi di profondo smarrimento e sembrava possedere una buona percentuale di buon senso. Asia sbuffò sotto la crocchia di capelli bagnati e cominciò ad agitare le mani senza un particolare motivo. "Va bene, zio, ma ti avverto subito che non riuscirei a tirare avanti per più di una settimana dentro il quadretto che mi hai proposto. Ho bisogno come l'aria che respiro del casino e del movimento incontrollato, adeguarmi a una piccola società di zombi per me sarebbe troppo." "E hai ragione, ma nessuno ti chiede tanto: pochi giorni di relax fra le montagne. Disintossicazione, aria buona. Può fare bene a chi ha il cervello in sovraccarico." Francesca mi squadrava attentamente e poi borbottò fra le labbra screpolate: "E Tiberio? Credi che ci lascerà scappare così facilmente? Dopo la morte di Gianni vuole estendere il suo potere. Mettere le mani su di noi." Riflettei grattando con le unghie contro il tessuto del divano: "Parlerò Io con Tiberio. Mi sembra ridicolo che mi consideri una minaccia per la sua sete di dominio." "Non ci siamo capiti, zio" Fece Asia "Tu ci devi sbarazzare di quell'uomo. è l'individuo più viscido, squallido, brutto e vigliacco che abbia mai incrociato." "Volete che l'ammazzi?" Buttai lì con noncuranza. Entrambe scoppiarono in una risata fragorosa: "Non ce n'è bisogno. Con tutto il tuo charme lo catturerai e lo convincerai a non romperci le palle mentre ci spostiamo a Trento per una settimana. Sappiamo che puoi farlo, Giorgio, forse sei l'unico di cui quel selvaggio abbia paura. Capisce benissimo l'ascendente che hai su di noi." "Davvero? E che ascendente sarebbe? Gemelli o Pesci?" Francesca si levò bruscamente in piedi: "Andiamo. Sai benissimo cosa intendo. quell'uomo è geloso, e la gelosia lo porta alla paura e all'insicurezza. Tu lo sovrasti di una buona spanna, intellettualmente e caratterialmente. Sarà schiacciato con una mano sotto la pressa quando tu gli proporrai il tuo progetto." "Ne siamo sicuri? Mi pare assolutamente isterico e preso da un'idea fissa, però la cosa non mi preoccupa. Datemi solo il tempo di rintracciarlo e gli parlerò per il suo bene." "Sembri un gangster." Ridacchiò Asia. "No, sono solo una persona trovatasi in un ginepraio che cerca, con intelligenza e senza farsi prendere dal panico, di uscirne. E non sarà certo Tiberio Holm, l'aspirante playboy fallimentare a impedirmi di sciogliere i nodi intricati di questa vicenda." Le due donne annuirono pur con una certa apprensione negli occhi. Io e il mostriciattolo non potevamo essere più diversi e l'idea di affrontarlo muso a muso accendeva in me qualche campanello d'allarme, anche se era solo fumo, per il momento, quello che stavo osservando. Forse per il fuoco c'era tempo. (Continua) |
Post n°291 pubblicato il 20 Dicembre 2016 da lost4mostofitallyeah
|
Post n°290 pubblicato il 13 Dicembre 2016 da lost4mostofitallyeah
L'Astice XI "Puoi prendere la mia opel corsa. Tanto la uso così poco. Mi raccomando, divertiti e, se ti capita, fai divertire Asia, non mi piace il giro di amici che le ronza intorno." Io sorrisi: "Non sono il tipo adatto per avere un'influenza permanente su quella ragazza, da come l'ho conosciuta è testarda e volitiva e non tradirà mai il suo gruppo, però potrebbe farle bene cambiare per un attimo prospettiva sulle cose." "Non credere che sia felice, ha sfoltito parecchio le sue conoscenze e ora si è ridotta a Petra e poco altro; è stanca, annoiata e parecchio fuori fase, alla sua età non si può sapere cosa si vuole." "Come va a scuola?" "è ottima. Massimo risultato con il minimo sforzo. Studia pochissimo ma ha la testa di suo padre, ti ripete a memoria interi paragrafi dopo averli appena letti, una lettura mnemonica prodigiosa." "Non mi stupisce, basta guardarla per capire quanto sia reattiva allo studio." "Dici? chi la vede, secondo me, pensa subito a uno sgorbio, o a una crisalide." "è bella. Ha personalità...Non rientrerà nei canoni estetici comunemente accettati ma si capisce che è già una donna mentre le sue amiche rimangono delle ragazzine." "Adesso si è appassionata alla cultura giapponese, non i manga, le anime e quel genere di cazzate fumettistiche, ma Mishima, Kawabata, Tanizaki. Li sta leggendo in serie e si appassiona. Al tempo stesso non rifiuta di seguire Petra nelle sue incursioni alle feste adolescenziali, e non rifiuta di flirtare con i ragazzi." "Ha avuto storie serie?" "Difficile da capire. Come puoi parlare di storie serie a quell'età." Mi ammutolì e lasciai la leggera brezza scompigliarmi gli abiti e la faccia. Mi trovavo bene e le mie intenzioni con Asia erano assolutamente serie e pulite. Nemmeno per un attimo pensai alle sue lunghe gambe e al suo trucco maliardo sopra l'espressione da ragazzina pulita. Non v'era niente di perverso nel mio attaccamento e nella mia curiosità verso quella bimba. Forse intendevo soltanto rivivere un'adolescenza che mi era stata negata per diverse ragioni. Da fanciullo timidissimo e sommerso dai libri mi relazionavo bene alle piroette della pubertà e forse stavo cercando l'anello mancante nella mia epopea personale quando, da ragazzo brufoloso e magrissimo, vagavo bigiando la scuola, lungo le rive dell'Adige. All'epoca ero maniacalmente riservato, pessimo a scuola e vittima di bullismi incontrollati; persino nei miei giorni più maturi mi svegliavo urlando quando gli incubi dei miei tempi al liceo e alle scuole medie penetravano i sogni. Forse a causa di ciò mi sentivo attratto da quella ninfa dai capelli azzurri e viola. Sarebbe banale e ingiusto affermare che mi specchiavo in lei - l'avevo conosciuta ed era alquanto più cazzuta e malmostosa rispetto ai miei tempi nella sua età - più probabilmente la invidiavo e la temevo; cercavo di rivivere attraverso lei degli episodi chiave dell'adolescenza, tentavo di mettere in scena e di drammatizzare momenti che avevano stabilito il mio blocco verso la realtà comunemente accettata...Insomma ero determinato a psicoanalizzarmi usando Asia come transfert, fare un gigantesco balzo all'indietro, guarendomi nel corso del processo. Non a caso la fanciulla, quell'elfo spilungone e acerbo, mi ricordava uno dei miei tormentatori ai tempi delle scuole. "A che stai pensando?" Mi riebbi improvvisamente con Francesca davanti ai miei occhi che mi scrutava appassionata. "Oh nulla! Debbo ricordarmi di dare un'occhiata su facebook ai programmi per il weekend dei miei club preferiti." Lei rise senza credermi e ci alzammo per saldare il conto e proseguire in una passeggiata. (Continua)
|
Post n°289 pubblicato il 05 Dicembre 2016 da lost4mostofitallyeah
|
Post n°288 pubblicato il 28 Novembre 2016 da lost4mostofitallyeah
L'Astice IX Quando sentii la voce di Asia entrai ancora più in confusione. La ragazza inveiva contro la madre mentre Tiberio Holm rintronava i muri con la sua voce stentorea. Per la prima volta pensai che non era stata una buona idea quella di venire a Roma. Non avrei mai creduto che sopra il cadavere ancora caldo di Gianni potesse esplodere un simile pandemonio. Mi vestii velocemente e andai in bagno per rinfrescarmi nel mentre che attendevo il termine a quella scenata. Ma fu un affare complesso: dovetti aspettare seduto sul letto almeno una mezzora prima che le voci tornassero a un tono di normalità e di apparente, normale scambio. Stanco di ciondolare e voglioso di vivere la giornata mi decisi ad aprire la porta e a percorrere il corridoio che conduceva al salotto. Quando Tiberio mi vide restò con la sigaretta accesa a mezzaria mentre Asia non parve minimamente impressionata. "Toh" Fece il fratello di Gianni riprendendosi immediatamente "Il caro vecchio Joe! Nessuno c'ha detto niente...Ti abbiamo per caso svegliato? Scusaci, ma in questa casa di matti le cose funzionano così. Vieni, accomodati...Vuoi una sigaretta? O sicuramente avrai fame! Serviti pure, di là in cucina c'è tutto." "Come va dottor Holm? Forse un po' nervoso?" Tiberio si morse il labbro e lanciò un'occhiata assassina a Francesca per non averlo avvertito della mia presenza. Asia mi venne incontro e mi tese la mano, offrendomi due sonori baci sulle guance, poi disse di essere stanca e di non potersi fermare oltre ma di andare a coricarsi. Erano le otto del mattino. La guardai allontanarsi verso le stanze interne malcerta sulle gambe e visibilmente provata. Quando fu sparita Francesca mi sorrise compiaciuta. Indossava gli stessi abiti della sera precedente; era rimasta alzata tutta la notte. "è tornata tardi?" "Ah, verso le cinque, insieme a Tiberio." Lui abbozzò spegnendo la sigaretta nel posacenere: "L'ho trovata fuori dal Guest che tentava di entrare spacciandosi per diciottenne insieme alla sua amica." "Beh, sarebbe facile ingannarsi, è una ragazzina matura." "Quello che pensavo anch'Io quando l'ho vista. è alta. Molto disinvolta. E la sua amica è anche peggio." "La pianti?" si inserì Francesca. Holm mescé uno strano cocktail che gli stava davanti sul tavolino, succo di frutta e vodka, e ne ingollò una robusta sorsata, poi fece schioccare la lingua: "Perché te la prendi. Pensi che sia pedofilo? Pensi davvero che abbia delle mire su tua figlia?" "No. Ma il tuo discorso apparentemente astruso è diretto a ben altre orecchie." Io mi feci piccolo piccolo e intuii qualcosa dello stato dei rapporti tra Francesca e Tiberio. L'uomo non stava perdendo tempo e non riusciva a celare, sotto l'apparente gentilezza, l'odio nei miei confronti: "Resterai a Roma parecchio tempo?" "Perché? Ti brucia?" Interloquì ancora la donna "Sono stata Io a invitarlo. Per me può restare quanto vuole. Mi fa solo piacere." "è il tuo cane da guardia?" MI alzai come guidato da un filo invisibile, presi il cocktail dalla mano dell'ometto e glielo tirai sul volto. Francesca scoppiò a ridere e batté le mani dalla gioia. Io andai tranquillamente a sedermi sul canapè mentre Tiberio gocciolava dal volto sopra la camicia beige. Con quello che parve uno sforzo supremo si diede autocontrollo e biascicò: "Beh, me lo merito. A volte ho la lingua che scavalca persino il culo. Ma non devi prendertela, Joe. è una questione fra me e la signora." "Non quando vengo chiamato in causa così decisamente." Replicai, grattandomi una spalla. "Va bene, penso che sia ora di andare." Fece il fratello di Gianni "Vi auguro una piacevole giornata. Avete voglia di passare da Gigi stasera? Nottata a Trastevere, intendo." La vedova si stiracchiò e gli lanciò un cenno di saluto con la manina "Ci penseremo. La mattinata non è cominciata nel migliore dei modi, speriamo prosegua diversamente." "Te lo posso assicurare, Francesca." Rispose lui, umilmente. "Ciao, Joe. E grazie del cocktail." (Continua) |
Post n°287 pubblicato il 23 Novembre 2016 da lost4mostofitallyeah
L'Astice VIII Con il procedere della sera verso la notte decisi di andare a coricarmi e abbandonai Francesca, la bottiglia di whisky e l'umore vagamente instabile. Mi portai nella stanza degli ospiti e mi infilai sotto le coperte con un piacevole intontimento e la stanchezza del viaggio che mi piombava improvvisamente addosso. In pochi minuti ero già nel mondo dei sogni e scivolavo incosciente nel primo mattino. Fui svegliato alle sette da un fitto conciliabolo di voci irate, toni sopra le righe che tendevano a sopraffarsi a vicenda. Cercai di riconoscere il timbro di ogni cadenza ma mi trovavo in difficoltà. Dovetti alzarmi e avvicinarmi alla porta per ricavarne qualcosa. Nel parapiglia riuscii vagamente a distinguere Tiberio Holm che sembrava rimproverare qualcosa a Francesca. Si trattava del fratello di Gianni, un ometto atticciato e sudaticcio che avevo conosciuto durante il mio primo viaggio nella capitale. All'epoca non m'aveva fatto una buona impressione. Eravamo in un bar ricercato nei pressi di via Veneto e lui era entrato in cardigan e mocassini e una coppola azzurra e bianca sopra la zazzera, bionda come quella del fratello. Ma le somiglianze si arrestavano lì. Tanto quanto Gianni era gradevole e comunicativo, così Tiberio sembrava rincagnato e nervoso; muoveva in maniera incontrollabile le dita delle mani e si asciugava continuamente il viso con un fazzoletto di cotone. S'era seduto in mezzo alla nostra compagnia e aveva subito fissato lo sguardo su Francesca. Io ero stato salutato distrattamente e subito snobbato mentre Gianni continuava il suo discorso con altri membri itineranti del gruppo eterogeneo che si era andato formando. Ricordo che all'epoca mi aveva subito colpito quel piccolo e rancoroso individuo, distaccato da tutti e con un evidente pensiero fisso dentro il cranio. Aveva scambiato qualche battuta con alcuni personaggi annoiati e, dopo avere bevuto un crodino, s'era alzato salutando tutti. Guardandolo uscire non potevo non stupirmi di quanto fosse diverso dal suo congiunto, così brillante e solare, e la cosa mi era stata confermata in seguito da Francesca: Tiberio Holm viveva praticamente dell'elemosina del fratello dopo che tutti i suoi tentativi di mettere su un'attività in proprio erano miseramente falliti. Aveva provato con un negozio di antiquariato, con un compra-oro, come mediatore nell'importazione di gas naturale dall'Ucraina, come amministratore condominiale e infine dirigente di una squadra regionale di calcio. All'epoca in cui lo avevo conosciuto era socio di un ambulante che vendeva tappeti e articoli per la casa da un camion itinerante. Insomma, paragonato a Gianni il disastro non poteva essere più completo. Ma aveva un progetto, installare un locale sexy in via Nomentana con tanto di lap-dance e spazio scambisti, poiché diceva che quello era il trend del futuro, ma Io non potevo fare a meno di pensare di quanto fosse, in realtà, lo spazio del passato. Ero convinto che andassimo verso un'epoca mistica e meditativa dove il sesso mercenario era fondamentalmente OUT. Terminata l'epopea dei posti trasgressivi e commerciali, conclusa l'antologia delle fiche depilate e delle tette al botox, ci si dirigeva, mesti, verso la riflessione interiore e l'arricchimento spirituale. Eravamo saturi di ginecologia spiccia e voyeurismo da quattro soldi, la masturbazione diventava noiosa e la mercificazione del rapporto di coppia finiva (non metaforicamente) a puttane. Stavo andando a fondo nei pensieri quando Improvvisamente mi riebbi e uscì dalla fissità che i ricordi mi avevano imposto; fuori le voci continuavano ad alzarsi sino a fare temere uno scontro fisico. (Continua) |
Post n°286 pubblicato il 18 Novembre 2016 da lost4mostofitallyeah
|
Post n°285 pubblicato il 09 Novembre 2016 da lost4mostofitallyeah
L'Astice VI "Serviti pure." Fece lei allungando con due dita la bottiglia verso di me e accostandola a un bicchiere già pronto sul tavolo. Io afferrai la bottiglia di scotch e me ne versai una robusta porzione lasciandola rumoreggiare contro le pareti di vetro con malcelato gusto. Poi iniziai a sorseggiare mentre non staccavo lo sguardo da Francesca e dal suo viso segnato. Era indubbio che la tragedia l'avesse marcata: finito il tempo dello smalto appariscente, conclusa l'epoca dei parka multicolori, estinta la fase degli infradito a Fregene e tutto quanto gli potesse anche vagamente assomigliare. Una strana serietà aveva preso il loro posto e infieriva con grande potenza sul clima raccolto e vagamente meditativo di quel soggiorno dal nuovo e impeccabile design. Avevo prosciugato metà del mio bicchiere e una piacevole sensazione di calore si espandeva attraverso le vene fino alle periferie cerebrali. "Beh, Joe. Com'è andato il viaggio? Ti dovrai sentire stanco, e io che sto qui a offrirti whisky. Come padrona di casa dovrei vergognarmi." "Ma mi conosci bene." Sorrisi. Poi mi profusi nei dettagli dello spostamento da Trento alla città eterna mettendo l'accento sugli inconvenienti spiritosi. Ben pochi, per la verità. Ma più passava il tempo nel mio torrente di chiacchiere più mi accorgevo dell'assenza mentale di Francesca. Si sforzava di ascoltarmi ma il suo corpo era altrove insieme alla memoria. Tanto che a un certo punto fui costretto ad arrestarmi e a restare alcuni minuti a fissarla mentre sorbiva il suo liquore nell'assenza più totale di replica. "Beh?" Fece a un certo punto con gli occhi parzialmente coperti dalle palpebre. "Benzodiazepine?" Le domandai. "Diazepam. Il seguace più stretto del valium, sennò non riuscirei a dormire." E lo mesci tranquillamente con il whisky scozzese. "Se si tratta di qualche bicchierino..." Scrollai il capo. In tutta la mia vita mi ero mantenuto fedele all'alcol ben sapendo quanto fosse una trappola mortale. "Se continui su questa strada non ti farai più rispettare da Asia." Cercai di buttare lì per smuovere il suo istinto materno. "è una stronza. Ha tredici anni e mi risponde. Ha preso tutto dal padre, capoccione e puttanaggine compresi. è velenosa come un cobra e arrogante come una star di quel cazzo di Hollywood. Le hai mai viste le sue colleghe? Girano come tante provini per film hardcore, vogliono il cash, la mezzora di celebrità, la vanità più squallida, le compagnie più imbecilli, la bumba." "Cocaina?" Annuì. "E ci sono gli amici messicani a rifornirle. La strada è brutta e le compagnie anche peggio." "Suo padre aveva ascendente su di lei?" "Ambiguo. Da un lato Gianni veniva da una famiglia contadina, dall'altro non si tirava indietro se c'era una serata folle da pigiare sull'acceleratore. Era pieno di buona volontà con la figlia, a parole. Ma lei ha sempre fatto, comunque, quel cazzo che voleva." "è una generazione" Osservai buttando l'occhio a Roma di sera, dall'alto attraverso una enorme finestra. "Forse, Joe. Ma è una generazione che non mi piace: smartphone, selfie, grande fratello, vampiri, violenza e sesso ovunque, e soprattutto un gran narcisismo. Non potevo non approvare e svuotai quello che restava del whisky nel bicchiere. Poi pensai a Dio e se si fosse veramente incazzato con questo mondo di merda; per tutti sarebbero stati tempi duri. (Continua) |
Inviato da: cassetta2
il 11/11/2020 alle 17:38
Inviato da: lost4mostofitallyeah
il 13/02/2017 alle 16:28
Inviato da: lost4mostofitallyeah
il 13/02/2017 alle 16:27
Inviato da: EMMEGRACE
il 10/02/2017 alle 18:40
Inviato da: several1
il 10/02/2017 alle 18:29