KINESIS
Zefiro gonfia le vele, sospende per un attimo col suo alito fresco
i pensieri in perenne kínesis.
Nel turbinio delle cose da fare su questa barca
c’è un attimo di tregua solitaria,
tutto va da sé.
Il mio péplos è finalmente asciutto.
Dopo giorni di umidità appiccicata al ventre,
riesco persino a sorridere di me stessa
che sono l’ombra della regina d’Itaca.
La sinusoide del mare,
che accompagna morbida un boccone di kataifi
assaporato per consolare il mio spirito stanco,
mi lascia immagini di pace dinamica.
Tutto è in movimento
eppure tutto è fermo.
Sono l’onda spumeggiante che si frange
sullo scoglio d’una nuova terra,
sono uno stormo di gabbiani che razzola rumoroso
sopra i pesci spiaggiati dalla tempesta,
sono l’urlo dei pescatori di Sìfnos
che al tramonto tornano dalla bianca schiuma.
RACCONTO
“ Ero una regina triste,
Lady D. mi avrebbe compresa.
Durante il bagno purificatore delle nozze,
le mie ancelle mi sorridevano.
- Sarete la sposa d’un uomo forte e potente, padrona -
sussurravano vergognose al mio orecchio,
immaginando la prima notte,
mentre ungevano i miei capelli d’oli profumati ,
e spalmavano veli di minio e nerofumo sopra il viso.
Anticlea e Laerte ci attendevano solenni per la benedizione,
avanzavo suprema nel corteo nuziale,
giovane e bellissima,
innamorata e inconsapevole.
Un matrimonio regale naufraga
come la zattera d’un disperso, Ulisse.
Non è stata la tua assenza, mio re,
ad ammaliare la noia con il canto delle sirene,
è stata l’assenza di kínesis.
In tutto ci vuole kinesis, ulisse caro,
ci vuole l’onda che s’infrange in mille schizzi
per bagnare l’arido scoglio del tempo che passa,
e dell’amore che si spegne al soffio di Meltemi.”
Sono vicina alla terra.
lattine di Coca Cola e vecchie ciabatte
galleggiano sulle spume
come fossero trofei di civiltà.
Odori di frittura mista nell’aria,
niente resine di pinus pinaster.
Sta per iniziare una nuova storia, Ulisse.
Lo sento.
Paenelopees