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La scuola
Post n°15 pubblicato il 26 Dicembre 2013 da pietro.celo
Il Centro Effatà per i bambini sordi è un grande quadrilatero cui gli edifici della scuola fanno corona, da una parte la aule, la mensa e i dormitori, dall’altra l’atellier professionale di cucito e la panetteria, poi la chiesetta e il presbiterio. Al centro del cortile s’erge la grande paillot (o paillote….accidenti all’ortografia del Francese) che è il cuore della vita dei bambini e degli educatori, il centro del villaggio scolastico. I muri sono leggeri, d’un tenue beige mentre il tetto è una spiovente lamiera infuocata, la paillot ricorda le povere capanne africane, proprio come ce le immaginiamo: rotonde con il cono di paglia; grande pero’ da contenere 60 bambini che giocano e che fanno merenda. Il cortile centrale è cinto da strette aiuole di verdi cespugli, geometrie di prati e di piante tropicali. Scorazzano sauri coraggiosi, veloci sfiorano i bambini e le mie gambe, ed io mi ritraggo deriso dalle donne della cucina sedute sui gradini che portano al refettorio. Mi guardano e parlano in moore. Oggi ancora riso e pesce, è mercoledi’; si annunciava già dal mattino fondendosi con quello delle baguette appena sfornate, un intenso profumo di pesce pescato non so dove …le donne lavorano intensamente, scherzano e ridono tra di loro, compostamente. Aiutano i bambini, spazzano il patio, assistono la mensa. Qui in Burkina tutti sono molto gentili, talvolta ossequiosi (sarà che sono bianco), un po’ affettati. Raglio d’asino in cortile…ah già, oggi raccolta indifferenziata della spazzatura, la plastica, la carta e tutto quello che si butta (poco a dire i vero!) finisce nel carretto tirato da un bigio asinello. Due operai del comune raccolgono porta a porta, cioè bidone dopo bidone, la spazzatura. Il somarello ha lo sguardo triste ma non credo dipenda dal suo essere africano, ne ho visti tanti di asini in Italia anche più tristi di questo! Invece la pecorella che si è infilata il secchio sul collo è una novità… « Be be be ! Chi mi aiuta ?...Beeee ». Si spalanca la porta : «Ops.. Scusi padre, posso prendere… », « Non sono padre … » , o meglio, lo sono nel senso che ho 4 figli, ma non sono un religioso …e giù a ridere per la gaffe, e strette di mano e au-revoir. Mi rimane come un senso di amaro in gola, …io padre lo sono di Petra, di Gilda, di Lapo e di Teodoro, lo so! |
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il 01/01/2014 alle 22:32
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