Pagine africane

Nuova partenza


 Eppure è strano...e non me lo ricordo neppure. Ho lasciato Ouagadougou in una notte di dicembre, per niente fredda e per nulla solitaria; scomode poltroncine di plastica e cibo inscatolato, metaldetector e DDT per le zanzare, un classico volo Airfrance per Paris e poi un salto fino a Milano. Dimenticati i saluti, gli addii tra le righe delle parole arrangiate nel mio francese da banlieue marsigliese, scordato il caldo afoso dell’inverno africano…ho portato con me sorrisi di bimbi e abbracci di amici. L’Italia è la solita di sempre, ognuno la sua Italia fatta di lavoro e di famiglia di preoccupazioni banali talvolta, di piccoli drammi soffocati. Ha nevicato molto quest’inverno; vaghe nuvole candide contro cieli di grigio metallo, e l’odore…l’odore della neve che viene e che ancora non è, del lago che si agita un poco al maestrale e del chiuso delle case tiepide e raramente romite. Mi sono accorto solo nella mia quotidianità fatta d’inutili silenzi, di piccole disperazioni, di modeste gioie. Sono passati questi mesi scanditi di giorni che non sono, di vagiti notturno inudibili, di pannolini inesistenti, di un battesimo che non è stato, di un altro che non si farà. Di notti di che non sono, di latte, di tette, di cacche, di rigurgiti, di puzze, di sorrisi, di dentini, di occhiaie, di…che non sono. E l’alba di ogni giorno sembra  inutile come il suo tramonto. Ora è tempo di partire, ri-partire! Valigie a posto! Il cuore pesante ma l’animo allegro…non so dove sei mia piccola stella;  giro un poco lo sguardo e cerco nell’oscuro cielo un altro barlume di luce. Arrivo!