Panoramiche romene 2

Le origini

Il mondo antico vede la Dacia dei temuti guerrieri e del loro Zamolxis come un luogo impenetrabile, almeno fino alla sua conquista da parte di Traiano. Nessuno sapeva chi fossero quelli uomini che popolavano la corona dei Carpati. I greci li chiamavano traci ed affermavano che Ares fosse nato tra loro. Nonostante questo, erano consapevoli che non poteva essere altro se non una leggenda, perché un altro dio regnava su quel popolo, un dio più forte e più grande. I daci veneravano Zamolxis. Platone diceva che quel Zamolxis rendeva i suoi fedeli immortali. Il mondo antico temeva quel popolo. Il Danubio li terrificava. Era un limes hyperboreu, da dove cominciava la terra che dormiva sotto le pigre stelle del popolo daco. L’ossessione per il guerriero daco e per il fiume che egli attraversava in groppa al suo cavallo noncurante delle sue acque gelate riempivano l’immaginazione degli antichi. Queste scene erano ovunque tra le opere dei poeti che parlavano di un mondo barbaro, il nemico di Roma. Per Seneca la fine del mondo, classico tema dell’antichità, avrebbe avuto l’inizio tra quelle torbide acque del Danubio. Il segreto di quella terra rimane impenetrabile. Seneca poteva raccontare solo delle spaventose acque e delle letali piante del Danubio, distillate nelle pozioni magiche di Medea. Era convinto però che quel mondo nascondeva un infinità di pietre preziose, quindi un’altra magia. Solo questo si conosceva. Il Danubio proteggeva bene i suoi segreti. Il Danubio insieme alle foreste e alle montagne hanno sempre nascosto il segreto di quel popolo, l’hanno velato così bene da rendere difficile agli storici, persino oggi, di distinguere il mito dalla realtà.

Zamolxis quello splendido dio rimane velato. I daci lo hanno trasformato nel più potente dio e lo adoravano, ma non per questo lo perdonavano quando dalla sua dimora celeste mondava i fulmini quindi lanciavano le loro frecce verso il cielo. Tutti questi segreti si sono persi nell’abisso della storia una volta con la conquista di Dacia da parte di Traiano. Ma forse la forza della leggenda sta proprio nel fatto che si nasconde e si trasforma per non morire mai, per essere eterna.

(tratto presente anche nel romanzo Alia, su un sentiero diverso, Seneca Edizioni, 2008)