ARMONIA NASCOSTA

W _ I _ N _ G _ S _


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 **    Da piccolo riuscivo sempre ad intuire che giorno fosse prima di svegliarmi del tutto. La quiete sonnolenta della domenica.. il sospiro di noia del mercoledì.. le vibrazioni del venerdì. Con il passare degli anni ho perso questa capacità. Come molte altre cose. Adesso mi succede.. a volte.. di scoprirmi a pensare durante l’ora di cena a che giorno sia e di quale anno.   La finestra chiusa con un chiavistello è divisa in sei riquadri frantumati dal sole.   Mi tiro la coperta sugli occhi.. ho bisogno di qualche minuto per ritornare in me. Non è facile.. ma poco alla volta mi guardo in giro.   La stanza è nuda.. come me.   Sullo schienale di una sedia qualcuno ha piegato con cura i miei vestiti. Provo un brivido di disgusto: qualcuno mi ha svestito! Uno sconosciuto mi ha tolto gli abiti per infilarmi nudo nel letto!   Ci sono una porta ed un armadio.. un acquaforte raffigurante un pastore con degli agnelli.. una litografia di un castello e una fotografia di Helmut Newton.   Sento la testa pulsare.. mi fa male.   Sul comodino oltre a un bicchiere d’acqua ci sono i miei occhiali. Appoggio le gambe per terra. Il movimento fa raddoppiare la massa del cervello. Mi infilo gli occhiali. Bevo l’acqua tutta d’un fiato.. ma ho sete lo stesso.   Con le estremità del cinturino distese.. il mio orologio sembra un corpo estraneo che ha tirato le cuoia. Invece funziona e segna le dieci e mezzo.   Mi alzo e con passo incerto vado alla finestra. Mi gira la testa. Devo tenermi allo stipite per non cadere – è bianco e dall’odore è stato appena verniciato.   Il giardino non è grande. Lungo la casa.. su una striscia di asfalto.. sono parcheggiate delle macchine. I castagni mi impediscono di vedere in strada dove sento il rumore di un tram. Il che significa che siamo al primo piano di una casa con giardino.   Mi vesto. faccio fatica ad allacciare la camicia.. le dita mi tremano terribilmente.   Non hanno preso niente. Nella tasca posteriore dei pantaloni c’è il portafoglio con tutti i soldi.   La porta è chiusa a chiave. Cerco di aprirla con violenza. Dall’altra parte sento delle voci e dei passi. Come in prigione avverto il tintinnio di un mazzo di chiavi. Poi qualcuno apre.   “Buongiorno.. amico mio!”.. “sono il tuo angelo.. Diane!”.  ** 
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