ARMONIA NASCOSTA

C E R V U S * _ . _ . _ .


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 **     Fui io il primo a vederlo mentre usciva maestosamente dal lato opposto della zona disboscata. Avevamo il vento contro.. non poteva sentire il nostro odore. Un magnifico esemplare di cervo reale.   Avanzava lentamente e con grazia.. mangiando le foglie di una betulla e fissando il paesaggio con aria da padrone. La pelliccia era fulva e lucida come bronzo. Le corna appuntite formavano una specie di corona.   Guardai zio Stan.. che scosse la testa.   L’animale si avvicinò ancora. Zio Stan ed io non osavamo quasi respirare e ce ne stavamo sprofondati dietro il tronco.   Di colpo il cervo mosse il capo.   Arretrò di un passo.   Fece per girare.   Poi partì il colpo.   Girai subito la testa: il Winchester di zio Stan era in mezzo a noi.. appoggiato al tronco.   Zio si portò l’indice alle labbra.   Il cervo cadde in ginocchio cercando di trascinarsi in un luogo sicuro. Lo sparo successivo lo uccise. L’animale si accasciò di lato e per qualche terribile minuto rimase a terra scalciando e tremando.   Si sentì un urlo di trionfo. E poi un altro.   Stavo per alzarmi quando zio mi trattenne.   Erano in due.. bracconieri.. mi spiegò dopo zio. Spuntarono tra le felci e il fogliame. Uno di loro lanciava urla di guerra come un indiano.   Si fermarono davanti all’animale morto e rimasero lì.. traballanti a guardarlo. Uno estrasse dal giaccone una borraccia e.. bevuti alcuni sorsi.. la porse al compagno. Appeso alla coscia.. aveva un lungo coltello.. che estrasse dopo aver ruttato. Mentre il compagno teneva la tazza di plastica di un thermos sotto il collo della bestia.. l’altro fece un taglio nella giugulare dell’animale. Riempirono la tazza di sangue e dopo averlo mescolato con l’acquavite della borraccia.. bevvero.   Afferrato il cervo per le zampe anteriori.. lo girarono di schiena. Lentamente e con un unico movimento uno dei due gli squarciò la pancia e poi.. con un suono orribile simile ad un gorgoglio.. si mise ad estrarre le budella delle bestia.. metro dopo metro. Poi tocco al resto. Il fetore arrivò a me e a zio Stan.   I due si accovacciarono. Avevano trovato quello che cercavano: il cuore caldo. Con la lingua appoggiata all’angolo della bocca.. l’uomo con il coltello recise l’organo in due come se stesse eseguendo una sofisticata operazione chirurgica. In mezzo alla foresta. Poi porse una delle due metà al compagno.   Si misero a mangiare.   Mi sentii mancare.. li sentivo schioccare la bocca.. vedevo il sangue che colava loro lungo il mento.   Lo zio mi tenne mentre vomitavo in silenzio.   Squartarono l’animale e si allontanarono con la carcassa.. urlando e cantando. Quando io e zio Stan riuscimmo a fatica ad alzarci e a riprendere a camminare.. era rimasta sul terreno soltanto la testa del cervo che ci seguiva con lo sguardo.   Le mosche si stavano già occupando dei resti. Nel bosco sentii il gracchiare dei corvi. ** 
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