Creato da PapaveriSparsi il 26/04/2010

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Quattordici

Post n°29 pubblicato il 24 Maggio 2012 da PapaveriSparsi


E lunedì arrivò con uno scroscio di pioggia.
Improvvisa.
Grigia.
In ufficio i colpi di tosse degli influenzati di turno rompevano un silenzio monotono,
banale. Sui vetri delle finestre le gocce colavano lentamente, trascinando la
polvere e lo smog, e formando dei sentierini sempre più scuri, fino ad arrestarsi
in piccole perle di fango nerastro.
Un corriere entrò per fare due consegne.
Una era per Chiara.
Lei fece posare il pacchetto sulla sua scrivania mentre distrattamente fotocopiava una
serie infinita di documenti.
Pensava molto quella mattina. Pensava alla sua stanchezza, all'inerzia con cui ormai
conduceva la sua vita, senza nemmeno rendersi conto di come il tempo passasse velocemente senza concedergli la gioia di un momento pieno, da assaporare fino in
fondo, fino a coglierne il gusto intenso di libertà.
Il lavoro in una compagnia di assicurazioni, che anni prima aveva iniziato con tanto
entusiasmo, si era trasformato in una galera.
Ascoltava ogni giorno decine di lamentele, di reclami, di palesate insoddisfazioni, sia dei clienti, sia dei colleghi, ed arrivare a sera era come raggiungere il traguardo di una sudata maratona.
Andò a prendere un caffè alla macchinetta, un veleno quotidiano che la disgustava
e che ogni volta la faceva riflettere sul fatto che sopravvivere a quella brodaglia
significava essere immune anche al cianuro.
Al ritorno prese il pacchetto, immaginando fosse inviato da un qualche cliente per fornire documenti, ma lo sentì stranamente pesante.
Lo aprì e vide una lettera e un qualcosa confezionato con carta regalo.
La busta conteneva un foglio scritto a mano.
Non era quasi più abituata a decifrare una calligrafia, e iniziò a leggere stringendo leggermente gli occhi.

"Ciao Chiara,
so che sarai sorpresa ( e mi piace), ma non sono riuscito ad evitare di pensarti.
E' da quando ti ho accompagnato a casa l'altra sera, che cerco di inventarmi
un pretesto per rivederti. Tornare al negozio di scarpe alla fermata del bus,
capitare 'per caso' vicino al tuo portone, cercare il tuo numero di telefono dell'ufficio
e farmi fare un preventivo per una nuova polizza.
Tutte ipotesi che mi facevano sentire come un ragazzino impacciato.
Ho deciso quindi di essere come sono, senza pretesti, senza invenzioni.
In questi giorni ho pensato a te. Molto.
E ho pensato a me, a come mi sono sentito con te, ai tuoi occhi puliti, alle tue mani
eleganti, alla tua voce timida e forte al tempo stesso.
Ho sentito la mancanza del tuo sorriso.
Di quel tuo modo delizioso di ridere, con le fossette sulle gote e il rossore sulle guance.
Ho voglia di rivederti, anzi...ho bisogno di rivederti.
Stefano"

Con gli occhi affamati di curiosità tolse la carta dal pacchetto.
Aprì la scatola di cartoncino bianco e vide un sfera di vetro.
Subitò non capì, poi la prese in mano e vide una piccola Tour Eiffel dentro una
palla di neve, con polvere argentata che danzava dentro.
Con il respiro che inciampava in gola vide un bigliettino dentro la scatola.
Lo prese e sentì la voce di lui che le sussurrava agli occhi mentre lo leggeva.

"Vieni a Parigi con me..."

 

(continua...)

 

 

 
 
 
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