Creato da PapaveriSparsi il 26/04/2010

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Post n°23 pubblicato il 28 Marzo 2012 da PapaveriSparsi

 

La primavera aveva spolverato i colori.
Si erano spalancate le finestre del mondo e l'aria profumata di luce regalava
nuove carezze ad ogni cosa.
Anche in città si sentiva un aroma nuovo, una brezza di rinascita, di rinnovate
energie, una voglia di vita.
Il loro primo incontro era scivolato come seta.
Il tempo volato.
Gli sguardi spesso abbassati.
I sorrisi tenui.
I cuori rincorsi.
I silenzi eloquenti.
Lui le aveva sfiorato una mano, quasi per sbaglio.
Lei aveva sorriso, senza sottrarsi al contatto, chinando un po' la testa.
Accompagnandola a casa lui più volte si era sentito tentato di invitarla fuori a cena,
ma temeva di affrettare le cose, di dare una impressione sbagliata.
Certi tragitti vanno fatti con calma.
Ed infatti camminavano lentamente, uno a fianco all'altra, scherzando sulle
scarpe, sugli impegni di lavoro, sulla voglia di vacanze, sulla tinta dei
capelli della cartomante, definita da lui 'nero pece', e su ogni cosa potesse
rallentare un po' il passo, per conquistarsi un attimo in più da passare insieme.
Sembravano due ragazzini acerbi alla scoperta di una nuova giostra.
Quasi persi in un lunapark immenso.
Ed ogni istante era una vertigine nuova, era il respiro corto delle montagne russe,
la contemplazione della ruota panoramica, le risate degli autoscontri, gli sguardi
sottili del tiro a segno, la golosità dei chioschi, l'ironia della casa degli specchi,
la delizia del teatro dei burattini e dello zucchero filato.
Si scoprivano simili.
Ad entrambi piaceva il gelato al limone.
Nessuno dei due zuccherava il caffè.
Londra era preferita a Parigi.
Il mare alla montagna.
I film d'azione alle commedie.
E questi sembravano segnali clamorosi di una intesa non comune,
come se si dovesse trovare sempre un perchè a ciò che si prova istintivamente.
Mentre il perchè non serve.
Basta la naturalezza. L'autenticità.
Basta essere se stessi, non chiudersi.
E contemplarsi.
Come un panorama nuovo, fresco di una rugiada inattesa, come un
tramonto condiviso camminando su un marciapiedi grigio di città.
Un marciapiedi confinato tra la monotonia dei muri di palazzi tutti uguali,
che diventano diversi se cambia il modo di guardarli.
E quel crepuscolo li abbracciava di rosa negli occhi, mentre fermi davanti
al portone di lei si salutavano con la promessa di rivedersi, di provare insieme
a zuccherare il prossimo caffè o a scoprire un gusto nuovo di gelato.
Il giro sulle giostre era appena cominciato.
Lo sentivano entrambi.
Ma c'era la voglia di non ammetterlo, di gustarsi poco alla volta. 
Anche questo dettaglio era in comune.
Il primo davvero significativo.
Non se lo erano detto.
Buon segno.

 

(continua...)

 

 

 

 
Rispondi al commento:
PapaveriSparsi
PapaveriSparsi il 29/03/12 alle 16:14 via WEB
La costruzione di un amore...meravigliosa canzone scritta da Ivano Fossati....che magia! Un abbraccio Francesco.
 
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