Oltre La Notte

Ombre dense

Leggendo i giornali, in questo periodo, e volendo tralasciare gli argomenti, sin troppo "battuti", della politica, ci si imbatte in veri e propri gialli "d'annata". Innanzitutto il delitto di via Poma e, non secondo per importanza, il caso della sparizione di Emanuela Orlandi.
Il delitto di via Poma, che non ha ancora un colpevole acclarato ma solo sospetti ed illazioni, risale ad una calda estate di quasi vent'anni fa. La scomparsa di Emanuela Orlandi, invece, è ben più in là negli anni, più o meno 25. Entrambi questi clamorosi casi di cronaca non hanno ancora colpevoli. Solo voci che si rincorrono, certezze che si slabbrano e poi si ricompattano. Per Emanuela Orlandi si è fatta sempre più consistente la pista delineata dalle rivelazioni di "pentiti" della Banda della Magliana; nel caso di Simonetta Cesaroni, uccisa a via Poma, è attualmente indagato un suo flirt dell'epoca, Raniero Busco. Ma le accuse rischiano di rivelarsi dei giganti dai piedi d'argilla.
In quest'ultimo caso, in particolare, proprio in questi giorni si è avuto un ennesimo colpo di scena: Pietrino Vanacore, ex portiere del "famoso" stabile in cui Simonetta venne uccisa, è morto nelle acque di una piccola baia pugliese. Si sarebbe suicidato. In un modo piuttosto strano, a dire il vero. Ha legato un capo di una corda di 30 metri, fabbricata da lui stesso, ad un albero. L'altro capo l'ha assicurato alla sua caviglia e poi si lasciato andare nell'acqua, profonda pochi centimetri, a testa in giù. Non ho mai letto di un suicidio simile. Se si è determinati a suicidarsi, ci si getta da qualche ponte, ci si impicca da qualche parte, ci si riempie di pasticche, ci si taglia le vene... ma il modo di cui si è servito Vanacore è davvero strano.
Dicono che fosse stanco di vent'anni di sospetti, mormorii, illazioni ed ombre che, per la verità, lui non ha contribuito, con il suo comportamento, a dissipare. Forse pensava che la vicenda di Simonetta Cesaroni - rimasta senza colpevoli - fosse morta e sepolta per sempre. Ed invece il caso è stato riaperto con l'incriminazione, per omicidio, di Raniero Busco, un ragazzo con il quale Simonetta aveva una storia piuttosto tormentata. E la riapertura del caso aveva nuovamente acceso i riflettori sul ruolo che Vanacore e moglie avevano avuto in tutta la faccenda (tra l'altro avevano accusato anche una persona che non c'entrava niente e che, per sua fortuna, all'epoca si trovava all'estero). Vanacore sarebbe stato chiamato presto a rendere testimonianza. Forse sapeva qualcosa, forse no. Noi, però, non sapremo mai la verità.
Troppe ombre su questa vicenda. Illazioni, depistaggi, misteri. Un delitto senza un motivo. Nemmeno la presunta esasperazione di Busco alle pretese di Simonetta, regge come motivazione. Busco non amava Simonetta e costei, nei suoi diari, se ne lamentava spesso. Busco non sembra essere il tipo che agisce in base ad un improvviso impulso di rabbia. Gli inquirenti hanno il calco di un morso sul seno di Simonetta, le tracce di DNA sul suo reggiseno che sembrano riportare a lui. Ma, penso, la difesa di Busco riuscirà a smontare facilmente questo castello accusatorio.
Le ombre su Vanacore e consorte rimangono. Quelle chiavi dell'appartamento dell'orrore che la donna non voleva consegnare nemmeno ai carabinieri. Quel loro tentare di deviare i sospetti degli inquirenti su un poveraccio che, fortuna sua, se ne stava in vacanza in Turchia. I silenzi o le parole, eccessivi entrambi. Tempi sbagliati per entrambi. Chi poteva chiudere la porta della casa dell'orrore dall'esterno, se non l'assassino o lo stesso Vanacore, che le chiavi di quella casa aveva eccome? Perchè infilare continue menzogne nelle proprie dichiarazioni? Non si mente se non si ha paura. E paura di che? Di chi?
Chissà se l'assassino di Simonetta Cesaroni avrà mai un nome, un volto, un contorno. Per ora restano solo i morti, i sospetti, gli accusati, le prove labili, quelle sicure ma non concludenti. Per ora è solo fitta nebbia. Anche sul perchè sia stata uccisa una ragazza di vent'anni, in un afoso pomeriggio di inizio estate di tanti, troppi, anni fa.