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Parkour, tra sport e ribellionesaltando cancellate e cemento

Post n°12 pubblicato il 12 Luglio 2006 da parkourz

Ha quindici anni, ed è nato povero in un sobborgo di Parigi con tanto cemento e poco verde. Nella sua breve vita è riuscito a farsi conoscere in tutto il mondo, dall'Australia agli Stati Uniti arrivando anche in Italia. Diventando un fenomeno. Stiamo parlando del "parkour", nato in una di quelle banlieu in grado di infiammarsi e mettere sotto scacco la capitale francese, che nel parkour ha trovato uno sfogo più aereo e fantasioso alle sue frustrazioni.

Chi lo pratica deve essere in ottima forma atletica, possedere qualche rudimento di arti marziali come uno dei suoi fondatori, David Belle, e amare il rischio. Perché la sfida sono quei giganteschi palazzoni tutti uguali che formano le skyline della periferia, le tante barriere architettoniche della città, i tetti, i cancelli, non importa quanto alti, quanto feroci con le loro punte acuminate, purché possiedano bene in evidenza un cartello di divieto d'accesso. I suoi adepti - perché c'è anche chi lo definisce una disciplina ai limiti del mistico - si divertono a scalare edifici mai al di sotto dei dieci piani perché altrimenti non c'è gusto, saltando da un tetto all'altro senza alcuna protezione, esibendosi in piroette spettacolari che gli fanno attraversare le barriere urbane scivolandoci sopra, sotto e attraverso, forti solo della propria abilità fisica.

Nessuno strumento, niente rampini, corde da scalata, solo l'elasticità di una serie di balzi eseguiti in corsa, veloci e guizzanti ai limiti dell'inafferrabilità. Si fanno chiamare "traceur", letteralmente quello che fa un tracciato, impegnati nel loro percorso, in francese "parcour", a cui è stata aggiunta una kappa irriverente al posto della c. In poco tempo hanno fatto proseliti ovunque, viaggiando sulle strade, muovendosi attraverso la rete, contagiando persino Tunisia e Sud Africa in un "percorso" inarrestabile.


Ci sono già le prime competizioni, i primi corsi come quello organizzato nella palestra dell'istituto Carlo Levi del IV municipio di Roma, e anche video amatoriali e produzioni cinematografiche firmate da Luc Besson. Che nel 2001 produsse "Yamakasi - i nuovi samurai", film diretto da due giovani esordienti e incentrato sulla storia di un gruppo di traceur parigini. Uno di loro, il David Belle consacrato padre spirituale della disciplina, è stato anche protagonista di "Banlieu 13", film girato nei ghetti parigini con scene mozzafiato di parkour in cui Belle si diverte dando il meglio di sé.

Attenzione però a non demonizzare il parkour. Se per alcuni si tratta di uno sport estremo, viene praticato solo da ragazzi che hanno alle spalle un lungo allenamento, e non accettano nei loro ranghi sbarbatelli in cerca d'avventura. I tracer italiani avvisano che il parkour non è nato per fare sensazionalismo e spettacolo. L'obiettivo è vivere la città senza deturparla. Un solo ostacolo quindi da parte di chi li vorrebbe eliminare tutti.

 
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