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Un blog creato da almostblu0 il 27/09/2005

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MUSICA

Almost Blue



Almost blue
Almost doing things we used to do
There's a girl here and she's almost you
Almost all the things that your eyes once promised
I see in hers too
Now your eyes are red from crying

Almost blue
Flirting with this disaster became me
It named me as the fool who only aimed to be

Almost blue
It's almost touching it will almost do
There's a part of me that's always true...always
Not all good things come to an end now it is only a chosen few
I've seen such an unhappy couple

Almost me
Almost you
Almost blue

 

 

« Messaggio #7  »

Post N° 8

Post n°8 pubblicato il 01 Dicembre 2005 da almostblu0

Mi sono ammalata!

Ma non è niente, nulla proprio di grave.

Se però ci si sofferma a cosa è una piccola malattia, forse si capisce meglio cosa significa stare ancora peggio.

Bronchite e raffreddore, un po’ di febbre.

Intanto, anche a conoscere qualche attento trucco per alleviare i problemi (suggerito dal medico), alcune cose non si riescono a evitare.

Le labbra che bruciano sono una cosa davvero antipatica.

E dover correre a soffiarsi il naso (poi il mio!) neanche è bello.

L’antibiotico ti stronca un po’ e hai sempre sete.

Poi non senti il sapore di molti cibi e ti mangi la frutta (se sei fortunato), quella pare meglio di qualunque cosa.

Se hai anche un carattere attivista, doverti fermare davvero è un momento non simpatico.

E a questo aggiungo che a me piace l’acqua, quindi mi ci butterei anche con la bronchite, ma per ora tento di resistere un po’.

Mentre stai parlando con qualcuno ti viene in mente che invece di sentire la tua voce sente quella di un trans (non ho nulla contro i trans, anzi, mi piacciono proprio, ma mi terrei volentieri la mia voce), anzi, peggio.

Quella di un muratore con la raucedine (i muratori notoriamente hanno la voce bassa).

Poi ti bruciano i dorsi delle mani, perché devi anche aver preso freddo. E se arriva il medico del controllo il desiderio di tossirgli in faccia o di starnutire proprio sulla sua borsa marrone lo trattieni a stento.

Dite:

…ma che ne fai una tragedia per una bronchitella?

Ma noo, ci scherzo pure.

Si sta male però, diciamolo.

Poi mi ricordo alcune cose…su questo argomento.

 

Il morbillo lo presi a circa sei anni, allora non c’erano vaccini.

Anzi, le mamme appena girava voce che c’era un’epidemia di rosolia ti ci facevano baciare tutti i compagni/e sulle guance, sperando che quella, odiatissima malattia, te la facessi da bambina e non da donna incinta.

Se invece erano orecchioni guai a uscire da camere accuratamente disinfettate, ma solo se si era maschi.

Il mio morbillo arrivò come la tempesta.

Pluff!

Febbre altissima, faccia del mio caro medico di famiglia (quello che ha assistito alla mia dopo-sbronza a 4 anni e all’indigestione da dieci banane/acqua fredda/uova) e poi il delirio del nulla.

Quando vidi quel viso e dietro quello di mia madre preoccupato ero nella stanza da letto dei miei. Poi mi svegliai in corridoio e mi chiesi subito cosa ci facevo e chi mai mi aveva messo lì.

Pensavo, e lo ricordo, di essermi addormentata qualche ora e mi chiedevo come avevano fatto a muovere il letto senza svegliarmi.

Io che a un colpo solo di tosse mi ridestavo anche dall’inferno.

Poi, ascoltando la mamma parlare capisco che non era un sonnellino pomeridiano.

Lei insiste nel dire che sono stata così per 5 giorni, e che mi hanno tutti i giorni portata lì perché lei potesse tenermi sotto controllo in ogni momento.

Cinque giorni!

A me è parso che mi avessero derubato, io lo ho proprio odiato il morbillo.

Mi sono resa conto di non aver alcun ricordo, nessuno.

Non un viso, non una carezza (eppure mia madre mi coccolava tanto quando ero ammalata), non un gesto, non un minimo dolore o sensazione.

Non un bacio mentre mi addormentavo, non una voce sentita, non un rumore in casa, neanche una porta sbattuta o un soffio d’aria.

Il nulla vuoto.

Mia madre diceva che era per la febbre alta.

E a me non stava bene lo stesso.

Allora se eri ammalato col cavolo che ti davano medicine e comunque io non ricordo di averne prese (a parte sei iniezioni di penicillina che mi fruttarono la mia prima bicicletta.. bisogna sempre ricattare i genitori con la paura delle iniezioni!).

Così il morbillo mi rubò cinque giorni di vita, mi è rimasta questa brutta impressione della malattia.

Poi quando mi proposero di vaccinare i miei figli contro il morbillo e altre malattie io non ci pensai due volte.

 

E qui siamo ancora a cose allegre.

Poi non mi va di scorrervi, da vittima, cose peggiori, ma ne ho passate di ben peggio di un morbillo.

 

Ora non parlo di me, ma preferisco non dire a chi mi riferisco.

 

Quando devi fare certe terapie, come la chemioterapia, ti devono anche collegare un tubicino, sul petto, che finisce in una bomboletta che poi tieni allacciata in vita.

Lo si fa senza anestesia, fa molto male.

Fa ancora peggio quando ti dicono che hai un tumore metastatico.

Poi cominciano le terapie e se sei un vero duro ce la fai, altrimenti le terapie ti radono al suolo.

Chemio e radio, ti dicono anche che è meglio evitare di abbracciare i bambini dopo la radioterapia.

Si va avanti così per anni e tanto, anche dopo, e sempre se sei stato fortunatissimo, devi sempre controllarti.

Ma non lo dico per scoraggiare, la persona di cui parlo è viva e ne valeva la pena, assolutamente si. Non sono io a dirlo, proprio è così.

 

Se invece perdi i reni devi fare la dialisi.

Nel più dei casi tre volte a settimana per 4 ore circa.

Ma io l’ho vista fare anche per tutto il giorno e tutti i giorni.

Ero lì, c’era una donna anziana anche.

Una donna quasi cieca che diceva tutto il possibile (improperi) alle infermiere, perché voleva sempre un dottore.

Le macchine pulsano e pompano sangue, guardi il filtro e lo pensi, che è strano che quel coso sostituisca i reni, ma è così.

Vedi e guardi il  sangue e pensi che quello è il suo, della persona che è lì sul letto.

Poi ci sono le altre macchine.

Guardi i monitor e segui le misteriose tracce dei battiti cardiaci. Poi guardi le placche appoggiate che usano per rianimare il cuore e pensi che hanno usato anche quelle.

E le ore passano e passano gli anni.

Qualcuno, fortunato, fa il trapianto (e la persona di cui parlo l’ha fatto e sta bene, anzi: benissimo) altri non lo fanno mai.

A volte un cuore non arriva in tempo e guardi in faccia un parente che ha perso il padre dopo anni di corse negli ospedali.

 

E a volte non hai neanche voglia di piangere.

Leggi un foglio assurdo dove c’è scritto:

tumore metastatico

e non sei così stupida da capire che cosa vuol dire.

Pensi al giorno in cui un radiologo ti ha controllato i linfonodi (i miei dannati linfonodi…sempre sul piede di guerra ma sani) e ti ha detto con  la voce più dolce del mondo (cosa vuol dire sentirsi dire che non devi aver paura):

“Signora, non c’è niente che non va nei suoi linfonodi. Ha capito? Non ha niente di grave!”

E tu non riesci a dire altro che un grazie, sperando che sia compreso.

 

Poi pensi a quando hai fatto un’ecografia all’addome dopo 5 terapie di antibiotici e perché stavi male e una dottoressa ti ha detto:

..ma chi è il suo medico…mica si prescrivono le ecografie (l’eco non ha nessunissima controindicazione) così, mica possiamo tutti fare l’ecografia…”

E tu hai pensato di prenderla a calci sul posto…

 

Oppure guardi l’arto della persona che ami come la tua mano (non i figli quelli li ami anche sopra la tua stessa vita) destra, da cui escono due tubi d’acciaio collegati a viti e bulloni. E pensi che l’osso lo hanno segato in due, ma che adesso è tutto a posto.

 

Oppure porti una persona cha ami al pronto soccorso e, se spesso trovi dottori solertissimi, ricordi anche quando hai dovuto lottare con i denti per ottenere ascolto.

 

Allora sai perché quando una persona ti dice che non ha coraggio di uscire da una situazione difficile (e dipende sempre da cosa, ma qui mi riferisco a minime cose) ti viene voglia di prenderla per le orecchie e portarla dentro un ospedale…

 

A volte siamo deboli e non vogliamo fare, a volte siamo un po’ vili e stanchi, ma adagiarsi su una sciocchezza e vittimizzarsi per tutta la vita non è per nulla giusto, non lo è assolutamente.

 

Per questo adesso, anche se sto male, ho ancora voglia di ridere. O di sorridere, di parlare, di vivere.

E’ troppo poco il mio star male per fermare una sola cosa di me.

 

Accidenti, devo correre a soffiarmi il naso…ma ci esce di tutto eh…tranne i biglietti da 500 euro, di tutto!

 

 

 Patrizia.

 
 
 
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