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Post n°3 pubblicato il 03 Gennaio 2013 da eugenioorso58
Estratto da un’ANSA di oggi, 3 gennaio 2013: ROMA - "Il nome della lista? Qualcosa tipo 'Con Monti per l'Italia". Lo dice lo stesso Mario Monti a Uno Mattina parlando della lista - unica - che sarà presentata per il Senato, mentre sul numero e sui nomi delle liste per la Camera, spiega Monti, bisognerà attendere i prossimi giorni: "dipende dall'interpretazione della legge". Finalmente sappiamo qualcosina di più sulle liste di Monti, e sul probabile nome della sua aggregazione centrista. Non si tratta di pettegolezzi politici senza costrutto, poiché il listone unico al senato è stato creato per impedire che Bersani stravinca anche lì, com’è probabile che accadrà alla camera. In altre parole, il pd-cs ha la quasi certezza di vincere (febbraio è vicino), ma non è opportuno che vinca troppo, perché allora si ridurrebbe l’”influenza” montiana sul nuovo esecutivo. La ricetta “più Monti e meno laburismo” è quella maggiormente gradita dalle élite esterne che hanno in pugno l’Italia e dettano le agende politiche. Il sistema abbisogna anche dell’apporto dei voti di Vendola, naturalmente, ma tutto ciò che va promettendo il predetto, alleato di Bersani per convenienza elettoralistica, è aria fritta. Pur trattandosi di aria fritta, sarebbe però spiacevole un successo troppo ampio della cosiddetta sinistra massimalista (oggi in verità più minimalista che massimalista), perché il poeta barese dovrebbe concedere qualcosina al suo elettorato tirando per la giacca Bersani (o minacciando di far cadere il governo), e perciò, complice il segnale “forte” dello spread in discesa proprio all’ingresso di Monti nell’arena politica, i quozienti della sinistra lib-lab (neoliberista in pectore) devono essere temperati da quelli del neocostituito centro filomontiano. Alla camera, invece, ciascuna camarilla che si nasconde dietro l’immagine del professore si presenterà con un proprio simbolo e una propria sbrodolata di nomi, interpretazioni della legge elettorale permettendo. Di tanto in tanto movimentano la scena i battibecchi fra un Berlusconi “volatile” e incompreso (da Monti), che parte all’attacco, e il professore, che cerca di ignorarlo con fair play freddamente anglosassone, o comunque mostra di attribuire alle sue dichiarazioni il minor peso possibile. Nonostante questi penosi battibecchi fra "moderati", la costruzione del centro procede spedita, in vista di una scadenza elettorale ravvicinata, e la “conversione” del Monti tecno-politico alla politica politicante sembra definitiva. E allora è bene precisare che non c’è nulla di peggio dell’”agenda Monti”, o di un compromesso fra questa agenda e quella di Bersani, per le sorti del disgraziato paese in cui viviamo. Si tende al pareggio del bilancio, stabilito costituzionalmente, facendo il funerale alle produzioni e ai consumi nazionali, e ogni spesa deve trovare rigorosamente la sua copertura, ma sempre a scapito dei soliti “ceti meno abbienti” e dei soliti lavoratori. Gli elementi della cosiddetta agenda Monti, sostenuti dal suo “movimento” in via di costituzione, in estrema sintesi sono il rigorismo contabile e di bilancio, privo di ogni sensibilità per le questioni sociali, e il perseguimento degli interessi sovrani delle élite finanziarie dominanti, come ho già scritto in altra sede. L’intera agenda è costruita intorno a interessi privati espressi dai centri decisionali della nuova classe alta. Si ripropone in forma inedita il conflitto Capitale-Lavoro, e l’agenda montiana ne è una prova. Questa è la sostanza concreta della pseudorivoluzione aristocratico-liberista che si oppone a quelle entità del passato, come la cgil, che Monti stesso definisce in pubblico conservatrici. Persino Bersani, che ha appoggiato l’esecutivo Monti fino all’ultimo senza sfiduciarlo, si prende la sua tiratina d’orecchi, perché dovrebbe essere più coraggioso, silenziando la parte lib-lab del pd, definita dal professore immancabilmente conservatrice. E’ più che mai necessario, per essere completamente in linea con l’”agenda Monti”, cancellare il lab(urista) mantenendo il solo lib(erale). Sono stati dunque i presunti conservatori che hanno impedito a Monti nei tredici mesi precedenti, pur avendolo appoggiato più o meno scopertamente, di piantare ancor di più in profondità il coltello nel cuore del paese. Ma non è detto che in futuro il Quisling anglofono non ci riesca, stendendo l’Italia definitivamente, per tutta la prima metà del secolo. Complici lo spread in discesa e l’approvazione incondizionata di santa Romana chiesa, Monti spera che il suo “movimento” (propagandisticamente non si parla, in tal caso, di partito) acquisisca sufficienti consensi elettorali per fungere da “ago della bilancia”, e controllare saldamente i governi. Anche se il centro moderato – smisuratamente e smodatamente liberista – non vincerà le elezioni, il suo peso, in termini di seggi, dovrà essere adeguato allo scopo, cioè a imporre le linee programmatiche montiane a qualsivoglia futuro governo. In altre parole: ancora e sempre Monti, dopo Monti, anche se vi sarà un altro nominativo alla presidenza del consiglio. Poco importa che lo spread con il bund sia miracolosamente sceso (sappiamo chi lo ha fatto scendere) per appoggiare i montiani e consentirgli di rastrellare qualche voto in più, nelle anticipate di febbraio. Monti dichiara con sicumera, per nascondere il fatto che i “grandi prenditori” finanziari intervengono in suo favore, che la discesa dipende dall’accordo sul “baratro fiscale” (fiscal cliff) e da una rinnovata fiducia dei capitali, stranieri e nostrani, nei confronti dell’Italia. Merito suo? Lui vuol far credere di sì, reggendo il sacco a quelli che stanno manovrando lo spread a favore del suo prezioso centro politico. Ma per quale motivo ci sarebbe tanto da fare, a livello internazionale, per appoggiare Monti e farlo apparire come il salvatore in loden della penisola, se non per il motivo che il centro filomontiano e un Monti rientrato al governo perseguiranno gli interessi delle élite dominanti e dei capitali finanziari che contano? Il gioco è fin troppo chiaro, ma in tanti cadranno nella trappola elettorale, votando per le liste e i partitelli di Monti. In tantissimi non si accorgeranno, fino all’ultimo, che non si sta Con Monti per l’Italia, ma, esattamente al contrario di quanto si è indotti a credere, ci si mette Con Monti contro l’Italia. In fede Eugenio Orso |
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