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Creato da: pe_nelope il 20/01/2015
Ogni cosa è fatta da tre punti di vista:il mio, il tuo e la verità.
DEFINIAMO QUEL CHE SIAMO O SIAMO QUEL CHE DEFINIAMO? capII
Post n°4 pubblicato il 22 Gennaio 2015 da pe_nelope
L' altra sera ho rivisto un amico di vecchia data, uno dei capisaldi della mia rete sociale, e mi ha ricordato un aneddoto. A quei tempi, circa 15 anni fa, avevo una cotta sproporzionata per lui e un pomeriggio d'inverno uscimmo insieme. Sul pullman, giusto per rimanere in tema, ci siamo scambiati il nostro primo bacio. Una parola per descriverlo? Caldo. Lui aveva la febbre! Ad ogni modo mi ha raccontato che il giorno dopo, ore 8.30 del mattino, l' ho chiamato e gli ho chiesto: "Ma adesso, io e te, cosa siamo?". Ovviamente avevo rimosso l'accaduto e ricordarlo mi ha fatto molta tenerezza. Lui, che era già un tipo 'avanti', sviò furbescamente la domanda chiedendomi solo di ricordare quel giorno. Era il 14 Febbraio. Stava prendendo tempo? Ma, esattamente 28 giorni dopo, arrivò con una rosa per festeggiare il primo mese. Non ho mai saputo di cosa...ma ormai non m'importava più. Odio le definizioni. Non sono un giudizio di valore su una relazione, sono solo nomenclature che danno l'illusione di avere in sé regole relazionali, paletti che puntualmente vengono poi schivati come nella pubblicità dell'olio Cuore. Noi siamo ciò che sentiamo e nella migliore delle ipotesi siamo ciò che facciamo se facciamo quello che sentiamo. Tuttavia ci sono donne che si pongono questo problema. Le più 'open mind' cominciano a porsi questa domanda dopo cinque o sei mesi. In principio una donna svia la fatidica domanda rispondendosi che 'si sta vedendo con un tipo' ogni tanto. E infatti è così, la donna in questione ha una frequentazione. Quando lei non è con le amiche o dall'estetista e quando lui non è con gli amici...o dall'estetista ci si sente e magari ci si vede. L'importante è che ci si senta solo quando ci si vede. Solo dopo quei 10 barra 15 appuntamenti che, per restare soft, si chiamano 'uscite' (io direi tagliandi), hai raccolto abbastanza punti da vincere una definizione nuova: frequentatore abituale. Come in quel bar, dove fanno un ottimo caffè e sei così in confidenza che ormai non lasci più nemmeno i 10 cent accanto allo scontrino, anzi lo scontrino lo fai dopo aver consumato! Ma è chiaro che se un giorno bazzichi un'altra zona, puoi tranquillamente fermarti ad un altro bar, sorseggiare un altro caffè e magari pensare anche che non è buono come quello, senza per questo sentirti in difetto con Mario...quello del bar...per dirla alla Liga! La frequentazione abituale ultimamente è diventata una stazione molto affollata. Ci ho visto uomini in sacco a pelo e tenda, con le donne ancora dentro a preparare i materassini per la notte, pronte a ripartire per la prossima fermata...che solo quando si stanno per chiudere le porte vengono risucchiati dai finestrini lasciati aperti. Eh si! Perché da lì in poi la tratta è in salita. Chi è dentro è dentro, chi è fuori è...salvo, direbbe qualcuno! Le definizioni sono per le donne fondamentali. Diventano il metro di valutazione delle mancanze maschili. Se hai una mancanza nella fase della frequentazione è trascurabile. Se accade durante la frequentazione abituale tieni il punto un paio di giorni e tiri frecciatine per un mesetto. Se succede dopo, nelle fasi 'stiamo insieme' e 'fidanzati' lì è tragedia. Ma dico io! Una mancanza non è pur sempre una mancanza? Cioè qualcosa che quell'uomo non ha o non ci dà. Perché nelle prime fasi ci passiamo su, e poi pretendiamo che, per qualche magica predisposizione astrale, successivamente l'uomo trovi per strada quella cosa e ce la dia? E ci arrabbiamo pure, col malcapitato, se non accade! Le definizioni sono un limite quando assumono il ruolo di promesse, di garanzie tacite e tacitate. Meglio valutare sempre con lo stesso metro di giudizio. E aspettarsi e chiedere sempre ciò di cui sappiamo di aver necessità poi. La sincerità e la sua mancanza vanno misurate col cuore, non calcolate con la mente. Sta di fatto che arriva sempre quel momento in cui una perfetta estranea ti vede in atteggiamento intimo con un suo amico e ti chiede se sei la sua ragazza E tu stai lì a farfugliare che "cistiamoconoscendofrequentandocosìsciolto".. Poi prendi un pò di pseudo-dignità dal fondo della tua pochette e rispondi " Come ti fa più piacere dire...". Lei allora, che è donna ed è solidale, ti dice: "Sei la sua ragazza!" E tu pieghi la testa e con un sorriso che sventola come la bandiera bianca rispondi "Si, sono la sua ragazza!" Perché se è vero che definirsi non cambia le cose, né le peggiora né le migliora, non definirsi non è da meno, ma crea confusione perlopiù. No. Non odio davvero le definizioni, mi sono indifferenti. Almeno finché non mi accorgo che negarle diventa indispensabile per il mio partner! Ad ogni modo, mi trovo molto più a mio agio con un altro concetto. Livello. Ma questa è un'altra storia. Anzi, un altro post!
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LE BOLLICINE DENTROLa classe non è acqua ma nemmeno champagne. Non importa cosa hai nel tuo bicchiere ma il modo con cui porti il bicchiere alla bocca. Penelope NESSUN UOMO E' UN'ISOLANessun uomo è un'Isola, intero in se stesso. Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra. Se una Zolla viene portata via dall'onda del Mare, la Terra ne è diminuita, come se un Promontorio fosse stato al suo posto, o una Magione amica o la tua stessa Casa. Ogni morte d'uomo mi diminusce, perchè io partecipo all'Umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la Campana: Essa suona per te. John Donne IDDIO SALVI L'IRONIA!Tutte a lamentarsi che l'uomo non è più uomo che è instabile, debole,confuso. Lo abbiamo evirato. Non dovrebbe meravigliarci che fa l'isterica! P. PARACELSOChiunque creda che tutti i frutti maturino contemporaneamente come le fragole, non sa nulla dell'uva! |
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