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« La CGIL come L'Armata RossaLa CGIL, per lesa maestà... »

Inopportuno, da parte della CGIL, promuovere i referendum abrogativi.

Post n°568 pubblicato il 17 Gennaio 2017 da leo.fortuna
 

Diamo per scontato che la CGIL nella raccolta di firme (3 milioni) per promuovere i tre referendum concernenti: l'abrogazione delle disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti, l'abrogazione delle disposizioni sul lavoro accessorio (voucher) e l'abrogazione delle disposizioni in materia di licenziamenti illegittimi abbia reso chiaramente edotti i firmatari circa il referendum spiegando loro che trattasi di un istituto giuridico con cui si chiede all'elettorato di esprimersi con un voto diretto su specifiche proposte, con la possibilità di scegliere tra due o più opzioni predefinite (sì/no).
E che trattasi di un referendum abrogativo, disciplinato dall'articolo 75 della Costituzione italiana, attraverso il quale il corpo elettorale è chiamato a deliberare sull’abrogazione totale o parziale di leggi, decreti legge e decreti legislativi emanati dal Governo. 
La proposta sottoposta a referendum sarà ritenuta approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se sarà raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.
Perché ho ritenuto necessario fare le predette precisazioni?
Per differenziare la mia opinione dall'operato della CGIL che nella circostanza è scaturito da un (pre)giudizio, usato come presupposto che quello che questo sindacato pensa e fa, siano sempre migliori di quelle degli altri, celando quali particolari interessi siano celati.La CGIL trova difficoltà ad ammettere che possiamo essere diversi e con opinioni diverse.
Non ha esitato nella circostanza a produrre un giudizio tranciante, simile ad una condanna irreversibile con una prepotente messa al bando delle opinioni altrui.
Nella circostanza chi ha avuto il mio particolare apprezzamento è stato il Direttore de l'Unità che senza alcuna esitazione ha accusato Susanna Camusso, Segretaria generale della CGIL, di non essere minimamente paragonabile a suoi illustri predecessori perché “Lama e Trentin, come molti altri sindacalisti del passato, hanno sempre guardato ai lavoratori come protagonisti della crescita sociale ed economica del paese, li hanno sempre individuati come potenziale classe dirigente. Erano educati, fatti crescere, dando loro la possibilità di sentirsi attori principi della costruzione della democrazia, eliminando tutte quelle forme di ribellismo sterile e fine a se stesso che la lezione storica marxista liquidava con l’aggettivo sottoproletario. Solo in questo senso il sindacato avrebbe potuto svolgere il suo ruolo di interlocutore del Parlamento e del Governo, alternando il dialogo alla lotta per i propri diritti”.
Concludendo, Sergio Staino, non esita a dire alla Camusso che: "Purtroppo nella tua azione e nel tuo pensiero, io non ritrovo questo obiettivo così alto e così doveroso per un sindacato che abbia la voglia di migliorare la condizione del mondo del lavoro in una democrazia avanzata qual è la nostra.".
Ben detto ma il Sindacato italiano, in genere, ha maturato così tanti privilegi ed interessi che non hanno nulla a che vedere con la tanta ventilata uguaglianza.
Alla prossima per altri approfondimenti.

 
 
 
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