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« Corte dei Conti: in Ital...Crisi economica in atto.... »

Crisi economica, il Presidente di Confindustria più realista delle Istituzioni.

Post n°374 pubblicato il 15 Giugno 2015 da leo.fortuna
 

Contrariamente agli "ottimisti istituzionali", come abbiamo visto e letto nei precedenti post, sull'attuale salute dell'economia, il Presidente di Confindustria Squinzi ritiene, invece, che "dovremmo ancora aspettare un attimino" per dire che la crisi è finita.
Questo anche alla luce dei dati sulla produzione industriale che ancora stentano: "Non possiamo focalizzarci sul dato singolo del singolo mese. Bisogna fare una valutazione complessiva - ha aggiunto - è finito il calo dell'economia, dopo tredici trimestri negativi avere un trimestre positivo come Pil è sicuramente un buona notizia" però, ha ribadito, "prima di dire che siamo fuori dalla crisi e che c'è la ripresa credo che si debba ancora attendere".
Non posso che essere d’accordo.
Apprezzabile l'onestà del Presidente di Confindustria che guarda seriamente in faccia la realtà, ciò che evidentemente non fanno altri rappresentanti istituzionali che dovrebbero guidare il Popolo con serietà e in piena verità piuttosto che raccontare favole ottimistiche che, di fatto, non hanno ragione di esistere.
Si può serenamente affermare che nel nostro Paese, la crisi economica pesantemente in atto dal 2009, con enormi sacrifici sostenuti da milioni di cittadini, ha avuto pesanti conseguenze ma, per buona sorte, non completamente catastrofiche sulla tenuta dell’organizzazione sociale.
Le ragioni essenziali della predetta, mitigata, conseguenza devono essere riferite essenzialmente ai seguenti aspetti:
•    Nessuna banca italiana è fallita e non poteva essere diversamente perché nel nostro Paese gli istituti bancari, i soldi li concedono a chi ce li ha già.
•    E’ risaputo che in Italia è in vigore un ottimo sistema di ammortizzatori sociali, che prevede varie indennità quali: la disoccupazione, la cassa integrazione e la mobilità. Indennità che hanno consentito ai lavoratori licenziati di continuare a “respirare” per qualche tempo, pur sopportando notevoli sacrifici.
•    Gli effetti devastanti che provocano, in genere, i crolli della borsa non hanno investito le imprese italiane che nella quasi loro totalità, non sono quotate in borsa e, per di più, sono di esclusiva proprietà imprenditoriale. Gli imprenditori italiani, diffidando della borsa, hanno sempre preferito impiantare un’attività imprenditoriale utilizzando capitali propri e, nella presente e persistente crisi economica, hanno saputo resistere più a lungo.

I predetti elementi sono stati fondamentali per consentire all'Italia di arginare e contenere l'urto della bufera finanziaria che come noto è partita dagli Stati Uniti e ci ha investito con forza inaudita in questi primi cinque anni.
A fronte di questo quadro che non accenna a diminuire o variare parzialmente, cosa è opportuno consigliare?

 
 
 

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