La voce di un uomo

The voice of a man

 

SOCIETAS

Se la nostra società
assolve e incoraggia la
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valori della vita, noi
dobbiamo rifare la società
in modo che felicità e
virtù coincidano.

Tsunesaburo Makiguchi

 

RAGIONE

Chiunque pretenda di pronunciare una verità nel campo pragmatico  dei rapporti morali, politici e sociali, in virtù di questa pretesa dice una falsità

Theodor Geiger

 

ART. 21 COST

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.

In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.

La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.

Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.

 

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« FoibeDavid Mills condannato..... »

Sarkoqui, Sarkolà

Post n°64 pubblicato il 11 Febbraio 2009 da zalo88

Desidero pubblicare questo articolo di Marco Travaglio perché, tra quelli che sto leggendo nel suo ultimo libro ("Per chi suona la banana. Il suicidio dell'Unione Branca leone e l'eterno ritorno di Al Tappone"), mi è sembrato uno dei più interessanti. Un articolo che mette bene in luce come la politica italiana sia un covo di ipocrisia, menzogna, illegalità (insomma, un vero porcile).
Con la sua solita sottile ironia Travaglio continua ad insegnarci molte cose.


Sarkoqui, Sarkolà


Ora che Sackozy ha vinto le elezioni presidenziali in Francia, in Italia saltano tutti sul carro del vincitore. Anche quelli che fino all'altroieri stavano su quello di Ségò a portar sfiga. Nella destra all'italiana, Bellachioma (Berlusconi) in testa, son diventati tutti più sarkoziani di Sarkò, dimenticando che Sarkò non si è mai alleato coi fascisti né coi nazisti, mentre i nostri sì; che lui ha difeso i Pacs, mentre i nostri sono contrari persino ai Dico; che lui ha difeso i gay dagli attacchi del Vaticano, mentre i nostri li brucerebbero; che lui ha annunciato il ritiro dall'Afganistan, mentre da noi nemmeno la sinistra oserebbe tanto; che lui le ha cantate a Bush anche sul clima, mentre i nostri non sanno nemmeno cosa sia. Ma dove i nostri provincialotti danno il meglio di sé è sul tema della legalità e dei doveri. Come ha scritto Michele Serra, «abbiamo la destra più antilegalitaria del mondo» che esalta il legalitario Sarkozy: uno che, a sentirlo parlare, se gli capitasse a tiro un Bellachioma, un Previti o un Dell'Utri, chiamerebbe la Gendarmerie. Qui destra e sinistra si tengono da un anno alla Camera un pregiudicato interdetto dai pubblici uffici, Previti, con l'aggiunta di altri 24 condannati e una sessantina di inquisiti. Perfino Mastella è un fervente ammiratore di Sarkò. Pare sia lo stesso Mastella che, nella sua sorprendente qualità di ministro della Giustizia, ha fatto sapere al Brasile che può tranquillamente estradare il pluriomicida Cesare Battisti perché tanto, da noi, le condanne sono un'opinione e anche l'ergastolo è trattabile. Poi, quando i parenti delle vittime han protestato, li ha tranquillizzati spiegando che ha dovuto dire così per farselo consegnare. Praticamente ha fatto il gioco delle tre carte, come certi signori napoletani all'autogrill. Da qualche giorno lo assiste l'ottimo Gianpaolo Nuvoli, quello che voleva impiccare Borrelli a un lampione e dava dell'assassino a Caselli, poi è stato condannato per diffamazione a ben 400 mila lire, ma non ha mai pagato nemmeno quelle. Appena s'è saputo che era a spasso, Mastella l'ha promosso direttore generale del ministero della Giustizia.
Poi, naturalmente, tutti sul palco di Sarkozy a predicare legge e ordine. L'altra sera a Report è bastata un'intervista di tre minuti a un giudice francese per capire di che stiamo parlando: «Da noi la prescrizione scatta 3 anni dopo un reato minore, 10 anni dopo un reato grave, mai dopo un omicidio o una strage, ma solo se il delitto resta impunito. Se invece viene incriminato qualcuno, la prescrizione s'interrompe fino al termine del processo. Così nessuno ha interesse a tirare in lungo e ai colpevoli conviene patteggiare». Basterebbe una legge di tre righe per farlo anche da noi, così si riuscirebbe persino a cancellare la ex Cirielli e a rispettare almeno una delle 13.947 promesse elettorali dell'Unione. Ma pare brutto, e nessuno ci pensa. Così in Francia la prescrizione è a quota zero, in Italia falcidia un quarto dei processi. Ci vuole Sarkò per capire che il problema non sono le pene scritte nel codice, ma la certezza che vengano applicate? Che una giustizia che non spaventa i malfattori produce nuovi malfattori e li importa pure dall'estero? Che siamo il paradiso dei delinquenti, colletti bianchi e colletti neri, stranieri e nostrani? Quanti esaltano il programma «legge e ordine» di Sarkò sono gli stessi che fino all'altroieri la menavano con le «troppe intercettazioni» e i «troppi detenuti» (rispetto a cosa?), anziché con i troppi reati e i troppi delinquenti. Gli stessi che ripetono «in carcere ci sono troppi tossicodipendenti ed extracomunitari», come se in Italia si arrestasse la gente perché si droga o per il colore della pelle. Gli stessi che un anno fa, con l'indulto extralarge, hanno liberato 30 mila furfanti e per 10 anni costringeranno la Polizia e el Procure a indagare, e i giudici a processare inutilmente gente che, se colpevole, sarà condannata a pene virtuali.  Intanto Cofferati, che ha preteso il rispetto della legge prima dagl'imprenditori (articolo 18) e poi dagl'immigrati e dai teppisti (le politiche per la sicurezza a Bologna), ha preso sberle da destra e da sinistra. Gherardo Colombo ha lasciato la toga denunciando la morte della legalità nell'indifferenza generale. E chi, in questi anni, ha parlato di legalità su «MicroMega», «l'Unità», «Repubblica», «Diario», in qualche oasi felice della tv o in piazza, è stato massacrato come criminoso, demonizzatore, forcaiolo, giustizialista, girotondino dagli stessi che ora s'innamorano della legalità perché l'ha detto Sarkò. A proposito: che sia un girotondino anche lui?


(9-5-2007)

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La CORTE COSTITUZIONALE

dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 1, comma 2, della legge 20 giugno 2003, n 140 (disposizione per l'attuazione dell'art. 68 della Costituzione nonché in materia di processi penali nei confronti delle più alte cariche dello Stato);

dichiara ai sensi dell'art. 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87, l'illegittimità costituzionale dell'art. 1, commi 1 e 3, della predetta legge n. 140 del 2003.

Così è deciso in Roma nella sede della Corte Costituzionale, Palazzo della Consulta, il 13 gennaio 2004.

 

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