Piazza delle Erbe

Sabato vado a un matrimonio. O meglio, vado a un aperitivo di matrimonio, quelle vie di mezzo fatte per colleghi e amici non troppo intimi che sono irritanti già nella forma. Ma vado, più che altro per fare un favore a una persona. E intanto ripenso a quando credevo davvero che, come nei film, ai matrimoni si andasse per (e si riuscisse ad) abbordare. E ripenso anche a quando abbordavo sempre, ovunque, se solo pensavo ne valesse la pena. Erano quasi sempre brevi abbordaggi a salve, una specie di allenamento, in una sorta di tacito accordo con la donna in questione perché, come dice il poeta, le donne lo sanno, e lo sanno sempre, quando scherzi, quando fai sul serio, fin dove vuoi arrivare e con chi. Ironico, lusingante quanto basta, mai molesto, mai sbilanciato, mai esagerato, ero obiettivamente bravino. Poi un giorno ho smesso, o meglio ho cominciato a essere molto più selettivo, anche solo nel mio sorridere a salve. Mai capito bene perché.