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La pasta è ormai fredda e serve un’altra bottiglia. Ma stasera va così, è successo l’inaspettato. Che, come sappiamo (Eraclito docet), se non te l’aspetti non troverai mai la verità. Per uno strano scherzo delle linee telefoniche è arrivata una chiamata di F. Quasi un anno dall’ultima telefonata e dall'ultimo incontro, otto mesi dall’ultima lettera e dall’ultima e-mail. Due secondi di imbarazzo, 20 minuti di risate a parlare del mio e del suo lavoro, di danza, di film che abbiamo visto solo noi, di conoscenze comuni, con la naturalezza di chi ha smesso di sentirsi ieri. Poi la telefonata è finita, con gli auguri di compleanno in ritardo (se ne ricordava) e di buone vacanze in anticipo (parto tra due settimane). E mille altre cose (nipoti nuovi miei e suoi, vino e sushi, gatti e bassotti, fidanzati e
sturiellet) rimaste in sospeso. Non è serata da Pelaverga, qui ci va un whisky. Doppio. Nel frattempo, in testa, gira solo
questa canzone...
P.S.: questo post doveva chiamarsi
le intermittenze del cuore, ma le pippe di Proust (non bastonatemi, amici miei intellettuali, vi voglio bene) proprio non le reggo…