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BLOGRACCONTO

Post n°3 pubblicato il 30 Novembre 2005 da pluriracconto

Ragazzi arriva il primo aggiornamento del Pluriracconto, ecco l'aggiornamento del racconto al 30 Novembre 2005

Buona lettura.:-)

**********************************

Lo sguardo di Simone era perso nell'orizzonte, nella sua testa i ricordi si rincorrevano e nel caldo del suo maglione era seduto su quella spiaggia che in un altro tempo lo aveva visto con un'altro stato d'animo. Gli occhi ogni tanto si staccavano dall'orizzonte per seguire l'onda che correva verso i suoi piedi e poi si ritraeva velocemente, era forse come una parodia della sua vita, un andare avanti ma poi ritrarsi subito dopo, giocherellava con i sassolini, bianchi e levigati dall'onda, il Sole ancora incerto, iniziava già a riscaldare un po' l'aria. Tolse il "maglione dei ricordi", lo avvolse a mo' di cuscino e si sdraiò a contemplare quel piccolo quarto di Luna che ancora non scompariva. Sentiva sulla pelle la salsedine e il leggero soffio d'aria prodotto dal volo di qualche gabbiano che volava a bassa quota per poi ritornare su. Con lo sguardo ne seguiva il libero volo, e dolcemente scivolò nel sonno. Al risveglio, il Sole era già alto.

A distanza di anni era di nuovo li, su quella spiaggia. Non ricordava il perchè se n'era allontanato ma sapeva benissimo cosa lo spingeva nuovamente ad assaporare la dolce amara sensazione che solo il mare sa donare. Molti consideravano Simone un vigliacco, uno che vive nell'ombra, uno che non sa cogliere mai l'attimo. Non era così. Simone viveva lentamente, senza fretta alcuna, per assaporare ogni secondo della sua esistenza.

La questione è che in quel momento doveva trovare il coraggio di agire e di scrollarsi di dosso quell'immobilismo che si era impadronito del suo corpo da quando aveva riaperto gli occhi.... Affondò la mano nella sabbia e vide scintillare la polvere tra le sue dita. Pensò a se stesso: non era più un granello di sabbia imprigionato in una clessidra ma ora era libero di volare e di riprendersi quello che il destino gli aveva ingiustamente sottratto. Ancora il sole non lo riscaldava abbastanza e lui ed il suo maglione avevano ancora qualcosa in sospeso, stava li sdraiato sulla sabbia ormai da ore in compagnia dei suoi ricordi, che passavano nella sua mente come tante fotografie, solo il rumore del mare e i gabbiani, facevano da sottofondo ai suoi pensieri e questa completa solitudine lo faceva finalmente sentire libero da qualsiasi cosa che in passato lo aveva reso prigionero. libero come il volo del gabbiano, anima errabonda che, alla fine di ogni volo, ritrova sempre la sua spiaggia.

Simone, uno spirito libero che sa sempre come ritrovare se' stesso...nella profondita' e nell'immensita' del mare, mentre stringe tra le dita una manciata di sabbia, che lentamente scivola via; solo pochi granelli rimarranno intrappolati fra le pieghe della mano, cosi' come pochi preziosissimi granelli della sua storia d'amore restano intrappolati fra le pieghe della sua vita e...del suo cuore, si tirò su, raggiunse la posizione eretta e iniziò ad inalare grandi quantità di odore di mare nei suoi polmoni. Stirò le braccia, si girò verso la collina e con difficoltà cercò di osservarne la cima, si portò la mano alla fronte per farsi ombra e per cercare di focalizzare quella sagoma che intravedeva sulla collina, ma non riusciva a farle prendere una forma concreta, ne sentiva la presenza, ma un pò i raggi del sole e un pò gli occhi ancora riposati dalla notte, non permettevano a Simone di riconoscere chi fosse. Perchè era lì, da quanto tempo lo osservava, cosa voleva da lui, era forse un frammento del passato che prendeva forma? Mentre pensava a tutto questo, sentì una voce dietro di lui.

"Simone?..... Ma sei Simone?"

Improvvisamente davanti a lui un volto che conosceva molto bene, come un ritorno al passato, quel passato da "dimenticare"....

"Che ci fai qui" le chiese....avanzava lentamente verso di lui e mentre gli si avvicinava; Simone si domandava... "perchè non mi desta alcuna emozione particolare il vederla?... in effetti, forse, ero venuto qui anche per questo, per incontrarmi con il passato, per verificarne l'emozione, ed invece non è come tante volte mi ero soffermato ad immaginare l'incontro!" . Ormai lei lo aveva raggiunto e si salutarono con un abbraccio affettuoso. Ecco, "affettuoso", dolce, ma senza alcuna vibrazione.

Pensò allora che questo era uno di quei momenti in cui la sua onda andava "avanti". Ci sarebbero stati altri momenti di ritorno, ma non scadenzati da un ritmo costante... per fortuna esistono venti e correnti sotterranee a movimentare il ritmo delle onde! "E allora che fai? raccontami!"...furono le parole che sentì uscire dalle sue labbra, accorgendosi inaspettatamente che non vi era un reale interesse nel suo parlarle.

"Penso " disse in un soffio di voce.

" A cosa? posso chiederlo?" Lei non capiva e Simone non sapeva come spiegarsi.

" Vorresti che ti dicessi che penso a te, vero? No, non più, non te la darò questa ultima sodisfazione " pensò.

Forse era meglio il silenzio. No, il silenzio no, si disse Simone. Ci sono stati già troppi silenzi tra loro due. Forse è per questo che lei lo aveva lasciato qualche anno in dietro.

S'incamminarono lungo la spiaggia, fianco a fianco senza dirsi niente, Simone guardava oltre il mare e dentro di lui pensava che non voleva essere li con lei.... perchè era venuta li, perchè era venuta a cercarlo che cosa voleva ancora da lui... ma non osava chiederglielo, aveva paura di questa risposta e forse proprio in quel momento non voleva sapere niente di lei x paura di scoprire qualcosa che faceva ancora + male di quel silenzio che c'era adesso tra loro due. Camminarono x un altro po' lungo la spiaggia, ad un tratto lei si fermo', lo fisso' negli occhi con uno sguardo che sembrava inchiodarlo al muro e gli chiese, tutto d'un fiato -prima che il coraggio venisse meno-

"perche' te ne sei andato, nel silenzio piu' assoluto...senza nemmeno una parola di commiato? Eppure sapevi quanto mi avresti fatto soffrire..."

Simone era li', spalle al muro, fece un respiro profondo e pronuciò quelle frasi che da anni aveva dentro, le aveva ripetute più volte nella mente, le aveva pronunciate anche ad alta voce chiuso nel buio di una stanza, con la speranza che andassero via da lui.

Non gli doveva nessun commiato, era lei che lo aveva lasciato, non era tenuto a comunicargli la sua decisione di andare via, e soprattutto non poteva comunicargli il vero motivo della sua partenza. La fine della loro storia era stato solo un pretesto, quel viaggio lui doveva intraprenderlo da tanto, doveva ripercorrere la strada che lo aveva portato in quel piccolo paese a nord della Scozia. Lo doveva fare per lui e per le persone che lungo la sua strada aveva fatto soffrire. E non poteva dirgli questo a Karen, e neanche dirgli che lui non era la persona che Karen aveva conosciuto ed amato, e che quei silenzi non erano silenzi casuali. La sua mente allora fece un grande salto all'indietro un salto a dieci anni prima, e si trovò di colpo nel sud della Spagna, in quel piccolo bar di Siviglia.

"Amico prendi da bere"

"Non ancora, aspetto una persona"

"Va bene amico passo dopo per l'ordinazione" Miguel ritardava, e più passavano i minuti è più la sua ansia aumentava in maniera esponenziale.

"Simone mi ascolti??" chiese Karen ma non ottenne risposta.

Lo sguardo di Simone era perso oltre il mare e immerso nei suoi pensieri non sentiva e non vedeva nulla....

"Lasciami solo" riusci' malapena a sussurrare a Karen,

" ho bisogno di pensare"...

Si seddette di nuovo sulla riva del mare e con la mente torno a Siviglia a tanti anni fa a quel piccolo bar dove aspettò x ore Miguel e nell' attesa finì quasi x ubriacarsi, ma Miguel arrivò, non poteva mancare a quel appuntamento così importante!!! "Simone.." Ancora lei, ancora Karen che voleva riportarlo alla realtà....

"Vattene.." Urlò Simone con quanto fiato aveva ancora in gola e lei smisuratamente orgogliosa come sempre era stata, non lasciò trapelare la minima emozione...in atteggiamento di sfida lo fulminò con lo sguardo e sussurrò lentamente, quasi strascicando le parole "ci rivedremo, non finisce qui, tu lo sai..."

Si eresse nel suo metro e 75 di altezza e se ne andò, con il passo elegante e la bellezza di una pantera...Simone rabbrividì, sotto ai caldi raggi del sole, mentre un tarlo si insinuava nella sua mente...lei sapeva..lei aveva sempre saputo, e in tutto quel tempo gli era stata vicino nonostante sapeva tutto, ma come faceva a conoscere la verità, in quel luogo dimenticato da Dio nessuno poteva sapere di lui. Forse Karen in qualche modo aveva a che fore con il suo passato, o con qualcuno del suo passato, mentre pensava questo prendeva sempre più consistenza il tremendo sospetto che incontrare Karen non era stata una semplice coincidenza, ma che faceva parte di un disegno molto più grande di lui.

Doveva capire cosa c'entrava Karen con il suo passato, che collegamenti aveva , e per farlo aveva solo un modo doveva ripercorrere la strada che lo aveva portato in quel luogo, e così lasciando malinconicamente la spiaggia si ritrovò con la mente di nuovo in quel bar di Siviglia, è iniziò a ripercorrere il suo viaggio.

"Gringo mi stavi aspettando?", Simone si voltò verso la voce, e la sua ansia iniziò a sparire, Miguel era arrivato.

Miguel si sedette al tavolo e ordinò da bere,guardò dritto negli occhi con aria di sfida di uno che la sa' lunga e gli chiese:

" E' molto che aspetti???" Simone guardo' in faccia Miguel e si chiese fino a che punto si voleva spingere e quanto lo voleva "sfidare", ma il suo sguardo dava già una netta risposta a tutte le domande che Simone si stava facendo il quel momento.

"Sono quì da un po'" La voce faceva trasparire che forse nell'attesa aveva bevuto un po' troppo, ma era ancora lucido x poter affrontare Miguel e discutere di una questione che x lui era di vitale importanza. Sapeva che forse ttutto questo avrebbe potuto cambiare il corso della sua vita, ma Simone non aveva paura, no questo mai!!!

" Avanti dimmi" disse Simome e Miguel , i loro sguardi si incontrarono per un istante.Un tempo loro due riuscivano ad intendersi con semplice sguardo. Un tempo....Ora non era più così. Simone portò alla bocca il bicchiere e bevve l'ultimo sorso del suo drink,fissò nuovamente Miguel, ma stavolta con aria di sfida.

"Sto aspettando" disse,i toni non erano più quelli di una volta, quelli di due amici che hanno condiviso intense esperienze. Forse troppe o forse di quelle che trasformano gli occhi di ragazzo in quelli di un uomo, quello sguardo che cambia di significato ma conserva la stessa intensità, anche quando le parole sono difficili da pronunciare ma inevitabili.

"Cosa stai aspettando? Mi hai fatto venire tu in questo bar, pensavo dovessi dirmi qualcosa" Miguel stava giocando come il gatto gioca con il topo, apettava una reazione di Simone, aspettava che Simone uscisse dalla sua tana.

"Si ti ho fatto venire qui, ma non ho nulla dirti"

"E allora cosa diavolo mi hai fatto venire a fare?"

"Ho detto che non ho nulla da dirti, ma no che non ho nulla da darti"

"E allora dai, dammi quello che mi devi dare e facciamola finita"

"Te l'ho detto, sto aspettando" Simone cercava di non far trasparire il suo disagio, ma Miguel lo conosceva bene, sapeva leggere nell'animo di Simone come nessun'altro. L'uno di fronte all'altro, Simone giocava con il bicchiere, Miguel invece era completamente immobile, lui era il gatto. La tensione fu allentata dal cameriere che consegnò una lettera a Miguel.

"Quello che aspettavo è arrivato" Miguel consegnò la lettera a Simone, si alzò dalla sedia bevve un sorso di sangria e appoggiò il bicchiere sul tavolo.

"Tutto qua? una lettera e vai via?"

"Te l'ho detto, non ho più niente da dirti, troverai le tue risposte in quella lettera" Miguel strizzò l'occhio a Simone, lanciò un paio di monete al cameriere e uscì dal locale senza voltarsi. Simone uscì subito dopo, Miguel in strada non si vedeva, e si trovò a camminare per le strette stradine del centro di Siviglia con in mano la lettera e con la voglia di gettarla senza leggerla.

Ed ora, dopo tanti anni, si ritrovava a rimuginare, senza aver mai più letto quello che Miguel gli aveva scritto. Avrebbe voluto strapparla quella lettera e tante volte era stato sul punto di farlo ma non vi era mai riuscito. Ora continuava a stare ripiegata in quattro, con la busta ancora sigillata, in fondo a quel cassetto. Il riflesso di un raggio di sole, che ormai stava tramontando a mare dall'altro lato della piccola baia, lo abbagliò e, forse, lo illuminò. Si rese conto all'improvviso di come stava in un certo senso sciupando il suo presente ed incrinando il suo futuro. Preso dalla voglia di indagare gli eventi ed il suo animo, ripombiava in mille ricordi che si intersecavano e lo confondevano ancor più. Si sorrise, quasi come se da solo si desse una pacca sulla spalla, e prese una decisione. Non sarebbe stato ora il momento di "capire"... troppa "mente", troppa logica rigorosa guidava i suoi ricordi, non avrebbe più avuto fretta, il passato non poteva più ancorarlo impedendogli di correre con gioia verso nuove esperienze. Ecco, non era una forma di vigliaccheria bensì un chicco di saggezza che aveva seminato nel suo cuore quel pescatore sedutosi al suo tavolo la sera prima. "Non forzare mai gli eventi secondo una tua ostinata volontà ... quando sarà giunto il momento, essi ti parleranno da soli e, senza sforzo, tutto ti sarà chiaro". Quando la sera precedente aveva ascoltato quelle parole aveva pensato anche che il vecchio fosse un po' ubriaco e, invece, ora ne capiva il vero senso. Decise di ritornare in albergo, di preparare il suo zaino per la partenza e di andare poi nella stessa bettola a cenare del buon pesce con quel buon vinello locale. Forse avrebbe incontrato ancora il vecchio pescatore oppure no, ma l'importante era aver capito il suo messaggio. L'indomani sarebbe partito per Parigi dove l'aspettava il suo amico Marcel per continuare la vacanza insieme.

Rientrato in albergo, il portiere gli consegnò una lettera. Simone sorrise e, dalla grafia minuta con cui era stata scritto l'indirizzo sulla busta, si accorse che era di Karen; la piegò in quattro e si dirresse all'ascensore. Giunto in camera, ancora con quello strano sorriso sulle labbra, prese lo zaino e la depose sul fondo pensando che, al suo rientro a Roma, l'avrebbe posta accanto a quella di Miguel. Pensò anche di comprare, durante questa vacanza, una bella scatola in cui conservarle; l'avrebbe chiamata "la scatola delle parole non dette". E sì, le "parole non dette" rilette in tempi differiti non potranno mai avere esattamente lo stesso significato di quando sono emerse dal cuore verso la mente e poi trascritte. Forse le avrebbe anche lette un giorno, ma solo quando avesse imparato a non "elugubrare mentalmente" il passato quanto piuttosto a riviverlo solo in una reale emozione corporea. Solo questo forse gli avrebbe potuto consentire di dare un senso reale alle "parole non dette"... forse!! Con questi pensieri si accorse di aver già completato il bagaglio e, ancora con quello strano sorrisetto sulle labbra, uscì diretto alla solita bettola di cucina casereccia ed al buon pescato di giornata. Fra meno di dodici ore la prima corriera lo avrebbe portato in aereoporto e di lì sarebbe salito sul primo aereo per Parigi.Mentre camminava, si accorse di ripensare al vecchio pescatore; gli avrebbe fatto piacere incontrarlo ancora con le sue piccole "pillole di saggezza".

Allora si incamminò verso il porticciolo, non sapeva dove cercarlo, la sera prima era la prima volta che lo vedeva. Strano, eppure di passeggiate sul porticciolo ne aveva fatte. Dopo poco si trovò sulla banchina, le barche erano rientrate e ora erano lì cullate che sembravano dormire, quasi per ricaricarsi e riprendere le forze per una nuova nottata di pesca. Incrociò due giovani marinai, di vista li conosceva, li salutò e gli chiese del vecchio pescatore, ma i due non seppero dargli aiuto. Chiese anche al proprietario della taverna sul molo, nel suo locale passavano tutti i pescatori della zona, sicuramente lui avrebbe saputo dirgli dove trovarlo, niente.

E così tutte le persone a cui chiese del vecchio pescatore gli diedero la stessa risposta, nessuno sapeva chi fosse. Ma allora chi era quell'uomo della sera prima, perchè si era fatto passare per un vecchio pescatore, forse anche lui aveva a che fare in qualche modo con il suo passato, perchè il suo passato tornava nella sua vita in modo così prepotente, e perchè proprio ora?

E mentre ripiombava nei suoi soliti pensieri sul passato, si sentì porre una mano sulla spalla e si accorse di una persona che gli si affiancava.

"Ehi ragazzo, non ti ricordi di me?" furono le parole che contemporaneamente ascoltò, non senza meraviglia. Un sorriso illuminò il volto di Simone che ormai aveva perso la speranza dell'incontro.

"Certo che mi ricordo benissimo: ieri sera alla Taverna!"...

"Domattina parto per Parigi e stasera mi avrebbe fatto piacere salutarvi e scambiare ancora quattro chiacchiere insieme" disse, mentre si stringevano calorosamente la mano.

E continuò "ho chiesto di Voi un po' in giro, anche allo stesso oste, ma pare che qui nessuno vi conosca... e così ora non ci speravo più!".

E il vecchio: "infatti non sono di qui, solo recentemente ho preso l'abitudine di venirci sempre verso quest'ora. Ieri è stato un caso che mi sia fermato alla taverna ma, generalmente, vado di corsa diritto a casa della mia bella... eheheh... non sono poi così tanto vecchio, che credi ragazzo?" . E accompagnò queste parole con una allegra fragorosa risata, ammiccando.

Poi continuò "eh ragazzo, la vita è strana... per questo ieri sera ti dicevo di non perderti il presente nel rimuginare sul passato, vivi... e poi, quando sarai vecchio come me, lo stesso passato, senza che gli chiedi più nulla, in qualche modo, saprà parlarti da solo".

"Ma come? …mi sembra una posizione un po' troppo fatalista" replicò con garbo Simone che, in effetti, era anche un po' seccato da questa sorta di ermetismo, da questo "dire-non dire".

Il vecchio, sempre con il suo atteggiamento in po’ sornione, continuò: "ah ah ... ti meravigli del mio parlare ... lo immaginavo ... devi sapere che non sono sempre stato pescatore... è solo da qualche anno che mi dedico a questa attività ... esattamente da quando sono andato in pensione. Chiaro che anche prima avevo sempre amato il mare ed andavo a pesca, ma ora lo faccio proprio come un vero lavoro e dopo aver pescato mi preoccupo anche di rivendere ciò che pesco. Va bè, ti racconto un po' di più... ma molto sinteticamente ... la mia bella mi aspetta!". Ed ammiccò di nuovo continuando " abito in un paesino su questa stessa costa ma a sei km circa da qui. Dopo la Pesca ed il mercato, vado a casa mi riposo un po' ... mi lavo per togliermi la puzza del pesce di dosso e poi... di nuovo in barca, più o meno alla stessa ora, vengo qui via mare, corro da Esperia, ceniamo insieme, facciamo l’amore, dormiamo abbracciati e … alle quattro del mattino, sono di nuovo in barca con le mie reti. Ora dai, andiamo a bere un bicchiere di vino insieme e poi scappo da Esperia"… Si incamminarono verso la taverna mentre il vecchio continuava il suo racconto : " Esperia è stata il mio primo amore, siamo entrambi di un paesino della costa bretone. Quando scoppiò la guerra anch’io partii ma al ritorno non la trovai più. Continuai a cercarla a lungo ma, per essere breve, non ci trovammo più. Sarebbe davvero troppo lungo raccontarti tutta la storia, ed anche tanta sofferenza, invece ti dico solo che all’improvviso il mese scorso, dopo quasi sessant'anni, a 79 anni io e 77 lei, me la sono ritrovata davanti al mercato del mio paese… e senza cercarlo … ecco il passato è ricomparso… ed in un modo davvero incredibile… Così, dopo tante sofferenze, abbiamo deciso entrambi di vivere tutti i nostri giorni sempre come se fosse l’ultimo… siamo felici… e per noi esiste sempre e solo il presente!!" Intanto avevano bevuto il loro bicchiere di vino ed a nulla valsero le insistenze di Simone perché si trattenesse a cena lì… non era possibile… il suo presente lo aspettava. Si salutarono con affetto e simpatia proprio come se si fossero conosciuti da tempo e, senza che Simone potesse aggiungere altro, il vecchio abbandonò la taverna. Rimasto solo, mentre si sedeva al tavolo in attesa dell’oste per l’ordinazione, Simone si accorse che quasi automaticamente aveva cacciato dalla tasca l’orario della corriera che fra poche ore lo avrebbe accompagnato all’aereoporto. Fu quasi contento di essersi osservato in questa azione automatica, forse, senza nemmeno accorgesene, le parole del pescatore iniziavano a dare i loro effetti.

Sorridendosi pensò "chissà se ci riuscerò? vale la pena tentare… ogni volta che mi scoprirò a rimuginare sul passato mi troverò un’azione pratica da fare e cercherò di staccarmene… certo che per un tipo come me, sarà un duro lavoro su me stesso… ma forse forse vale la pena tentare". E mentre pensava ciò, l’oste si avvicinò al tavolo e Simone ordinò...

Era abituato a mangiare da solo ma quella sera gli sarebbe piaciuto avere compagnia. Le parole del pescatore avevano avuto uno strano effetto su di lui....dopo tanto tempo si sentiva in pace. Per un momento il suo pensiero corse alle lettere mai aperte, chissà qual'era il loro contenuto, chissà perchè non l'aveva mai aperte. Si era sempre detto che non valeva neanche la pena di leggerle, la realtà era diversa, aveva ragione il vecchio e saggio pescatore, Simone non viveva il suo presente perchè era ossessionato dal suo passato. Era giunto il momento di voltare pagina. Finì di mangiare ed uscì dall'osteria.

 
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Commenti al Post:
SELVA.OSCURA
SELVA.OSCURA il 30/11/05 alle 20:52 via WEB
MA STIAMO SCHERZANDOOOOOOOOO!!! VOGLIO SAPERE COSA C'è SCRITTO NELLE LETTEREEEEEE.. VEDI CHE IO ESCO PAZZA!!!! PERò QUANTO MI PIACE LEGGERE.. è vero il più delle volte non riesci a vivere in modo sereno il presente per colpa del passato che torna sempre alla mente.. ma la continuazione di qst testo dv è?? ti prego fammelo sapereeeeeeeeeeee!!!!! baci brigida
(Rispondi)
 
rostocchio
rostocchio il 01/12/05 alle 12:37 via WEB
La continuazione di questo testo è nella fantasia dei pluriraccontatori.:-) Ben presto la vedrai tra su questi schermi.:-)
(Rispondi)
SELVA.OSCURA
SELVA.OSCURA il 30/11/05 alle 20:57 via WEB
ops... ho letto dopo la procedura da seguire... io non ho fantasia.. non posso continuarlo!!
(Rispondi)
 
rostocchio
rostocchio il 01/12/05 alle 12:35 via WEB
Non serve avere grossa fantasia, basta scrivere ciò che si sente, se te la sentirai mi farà piacere leggerti, altrimenti mi farà piacere averti tra i lettori ufficiali e ascoltare tuoi eventuali consigli.:-)
(Rispondi)
SELVA.OSCURA
SELVA.OSCURA il 03/12/05 alle 12:43 via WEB
meglio rimanere tra i lettori che apprezzano .. fin ora è fantastico il racconto continuate cosi ;-)
(Rispondi)
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