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« AlbaChi conosce quest'uomo? »

POST DIALETTICOOOOOO

Post n°13 pubblicato il 27 Dicembre 2011 da pseudoanonimato

Post dialettico???? Post dialetticooo!!!!!

la verità è che le parole non sono la verità. le parole descrivono il mondo con la loro energia evocativa, narrativa e costruiscono immagini. ma sono solo immagini. questo è il mondo? immagine? beh, se così è, allora mi adeguo. ma non lo amo. no . non lo amo.  posso forse nutrirmi dell'immagine di cibo nutriente? si placa la mia sete alla vista di cascate scroscianti? le parole sono il mondo e il mondo è fatto di parole. amore? una parola. affetti? una parola. odio? una parola. vita, sparanza, futuro, sicurezza, vecchiaia, santità, dio, morte, uomo? parole. non sto facendo il verso alla canzone di Mina, come qualcuno crede e già sorride. Anche se la leggerezza di questa citazione varrebbe più di molte pesantezze che si potrebbero aggiungere. amo il buddismo e non dovrei avere scivoloni così profondi. ma sono anche profondamente occidentale. E' che noi occidentali orientalizzati siamo in bilico su un pericoloso baratro: da una parte il rifiuto che la realtà che stiamo vivendo sia veramente la realtà (oriente), dall'altra l'incapacità di rifiutare davvero il fatto che quello che stiamo vivendo sia la realtà(occidente)...la parola sta proprio in mezzo. non appartiene ne all'una ne all'altra categoria di pensiero. ma proprio per questo maledettamente insondabile. una volta qualcuno disse che il "Logos" ( la parola) è Dio...che sia la chiave di volta?

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Commenti al Post:
desiodgl0
desiodgl0 il 31/12/11 alle 19:18 via WEB
La parole mirano a tradurre il linguaggio interiore in esteriore, cioè comprensibile il più possibile agli altri.Ma nessun linguaggio verbale potrà del tutto rappresentare la raltà soggettiva che ognuno di noi percepisce. La parola è dunque un compromesso fra infinite unicità che cercano di trovare dei comuni denominatori per comprendere e farsi comprendere il più possbile, ma mai del tutto. La soggettività non potrà mai essere del tutto trasmessa solo con le parole. Comunicare è soprattutto saper ascoltare, un aspetto del linguaggio troppo spesso trascurato...e non è detto che si debba ascoltare solo con l'udito. Non è nemmeno detto che si debba parlare solo con la lingua. In tal senso un linguaggio olistico in cui si comunica con tutti i sensi ed anche con altri sensi, spesso non riconosciuti da noi ma pur presenti, è il LOGOS: la capacità di comunicare con tutti i sensi; un'antenna riscetrasmmitente su tutte le frequenze. Comprendere il LOGOS dipende da quanti canali ognuno di noi ha aperto. Questo è il mio punto di vista. Lieto di averti letto. Auguri per un sereno e migliore anno. Franco :)
 
pseudoanonimato
pseudoanonimato il 02/01/12 alle 03:09 via WEB
Ciao franco, piacere, Alberto. Mi ha fatto molto piacere il tuo commento al post.davvero pertinente e con aperture a me inconsuete. il logos come ascolto...comprendere il logos attravero l'aascolto...ho sempre pensato ad esso invece come ad un'idea fissa e cristallizzata, molto platonica.ma credo sia una deformazione teologica.accenni a sensi di cui non tutti sono coscienti. tu sei cosciente di questi "sesti sensi" (settimi, ottavi, noni...)? puoi parlarmene? con molta simpatia, Alberto
 
pappacorni
pappacorni il 11/01/12 alle 07:20 via WEB
Concordo con quanto ha magnificamente espresso il Signor Franco... la parola è certo il senso comune con cui identificarci e identificare, non possiede percezione emozionale ma, oltre che costruire immagini, ha anche la proprietà di rievocare emozioni, associative e interscambiabili metaforicamente, che appartengono ad ogni individuo. La capacità emozionale credo sia proporzionalmente rapportabile al modo con cui si riesce a indagare la realtà, quindi all'uso che facciamo di tutti i sensi. Sebbene le parole non riescano a esprimere l'interezza della percezione, ci permettono comunque di identificare, interrogare, recepire, indagare, fermando nell'immagine l'anima che a noi si confà, perchè nasce sulla base del vissuto e della capacità che abbiamo di interiorizzarla. La parola quindi non solo immagine ma soprattutto incipit, l'incontro associativo della mente e del cuore... riflessione e ampliamento dei sensi. Che in questo risieda una verità credo si possa dare per certo, ma credo altrettanto che possa essere solo soggettiva perchè ognuno ha la propria relativamente alla sensibilità che gli appartiene... non credo, inoltre, possa esistere una verità assoluta perchè non può essere accomunata a un senso collettivo unico. Parole... solo parole... ma dalle sue parole è nato un bello spunto di riflessione... un saluto. Shan
 
pseudoanonimato
pseudoanonimato il 12/01/12 alle 01:30 via WEB
se una cosa non possiede un nome, esiste? una parte della mia riflessione voleva indagare questo quesito. E'inconoscibile alla collettività ed evidentemente anche al singolo. secondo l'oriente non esiste comunque, per l'occidente materialista esiste a prescindere dalla sua appropriazione verbale. L'occidentale che si trova a voler approfondire studi di mistica orientale cercando di trarne qualcosa, si trova spesso in conflitti di questo tipo. In mezzo ci sta il Logos. Forse platone riuscì a conciliare un po' le due visioni...o qualche gnostico valentiniano...la riflessione è comunque interessante! grazie per i commenti! :)
 
 
pappacorni
pappacorni il 12/01/12 alle 20:59 via WEB
"Cogito, ergo sum"... mi rifaccio a questo pensiero di Cartesio per rispondere. Credo che ogni cosa sia non solo perchè ha un nome o perchè si ha possibilità di vederla, toccarla, ma anche e solo semplicemente perchè si è pensata. E se pensata in qualche modo esiste altrimenti non le si darebbe alcuna valenza. Ci si interroga e si indagano le cose, a mio parere, unicamente perchè pensiero... il catalogarle con un nominativo credo sia più che altro un problema di ordine pratico legato alla socialità, al comprendersi per comprendere. E credo che il dichiarare non esistente qualcosa di cui tutto sommato si parla o si ragiona sia un controsenso, per certi versi. Sarebbe più logico asserire che esiste in quanto pensiero benchè invisibile alla vista. Non avendo cultura filosofica asserisco il ragionamento solo per logica individuale e potrebbe forse non avere fondamento, ma di questo spero mi scuserai. Grazie a te per questo spunto che mette in azione le cellule grigie. Un saluto. Shan
 
pseudoanonimato
pseudoanonimato il 13/01/12 alle 01:46 via WEB
Grazie Shan! il tuo riferimento a cartesio è davvero pertinente! questo perchè risponde perfettamente al concetto occidentale di realtà. il pensiero come realtà. pensiero razionale, cognitivo, strumentale. Anche emotivo, perche no! Poi c'è tutta la tradizione orientale, induista, buddista e scintoista che afferma la vera esistenza nel nulla: nel non-pensiero, nella non-identificazione. io sono in bilico e non so ancora davvero come orientarmi. il fatto stesso che faccia di ciò oggetto d'indagine significa però che sono forse inguaribilmente occidentale... un imprinting che che forse nemmeno anni di meditazione riusciranno a scalfire... :)
 
 
pappacorni
pappacorni il 13/01/12 alle 04:36 via WEB
Non posso pronunciarmi sulla tradizione orientale perchè ignorante in materia ma se il concetto del non pensiero è riferito alla meditazione, credo di vederci un controsenso anche lì... ecco la tua asserzione "la vera esistenza è nel nulla" posso condividerla in quanto focalizza un centro di pensiero, in uno stato chiamiamolo vegetativo, nel quale si elimina ciò che non serve (la materia)per focalizzare l'attenzione su un unico interrogativo (la spiritualità dell'essere). Ma la spiritualità dell'essere è comunque pensiero, presa di coscienza, per cui non credo che possa esserci un anello mancante tra i due concetti... si avvalgono solo di tecniche diverse per il raggiungimento di uno scopo, secondo me. Quello occidentale più pratico e materialista idoneo al progresso metropolitano, quello orientale più trascendentale e dedito allo spirito, all'ascolto dell'anima interiore... ma entrambi trovano il loro fondamento nelle capacità del pensiero. Per cui entrambi sono una realtà che non si congiunge solo perchè è il contesto che le contiene, quello in cui vivono e si esprimono, ad essere diverso. Almeno credo, sperando di non avere detto castronerie! Buonanotte. Shan
 
pseudoanonimato
pseudoanonimato il 13/01/12 alle 12:46 via WEB
il tuo commento è molto bello. L'ho letto con interesse. Il pensiero orientale non è privo di cortocircuiti. Le menti più illuminate hanno infatti sempre lasciato le porte aperte a quesiti troppo difficili. A chi chiedeva per esempio al Budda Gautama cosa fosse l'anima, lui non rispose mai, come una sfinge. Nemmeno alla domanda se esiste rispose.Credeva però femamente nella vacuità, il nulla. asseriva di averlo raggiunto e che attraverso la sua guida anche altri avrebbero potuto farlo. il nulla è uno stato di coscienza in cui il pensiero si azzera, si annichilisce e perde consistenza. la mente non produce più immagini, sebbene tutto sia vigile e cosciente. non l'ho mai provato ma è molto affascinante. sarebbe bello avere la percezione cosciente di fermare un po' la macchina infernale della mente! :)
 
 
pappacorni
pappacorni il 13/01/12 alle 16:59 via WEB
Ciao Alberto... credo che nessun pensiero sia privo di cortocircuiti in quanto riflesso di una conoscenza parziale. La mancata risposta del Budda ha la sua logica, ineccepibile secondo me... non credo si possa dare risposta al quesito di cosa sia l'anima... non esiste un'anima universale per l'uomo, unica, ma tante anime quante sono le percezioni che ogni singolo individuo sviluppa nell'ascolto di sè e di ciò che lo circonda... tutte raggruppate in quell'unica anima che noi chiamiamo vita, respiro, pensiero... la sua esistenza reale non può essere certa fino a quando non se ne percepisce il tocco. Per cui si potrebbe dire che l'anima esiste solo nel momento in cui la percepiamo altrimenti è latente. Però questo mi pone l'interrogativo che se possiamo considerarla latente probabilmente ha ragione di esistere anche se non la percepiamo. Il nulla... ma si può considerare davvero vuoto il nulla? Se l'azzeramento del pensiero è uno stato di coscienza non può esserci vuoto... è più realistico dire si fa il vuoto per il raggiungimento di altro, per riempire di altri significati che siano coscienza, conoscenza, senso di sè o quant'altro. Mai vuoto per vuoto... non avrebbe senso. E' la ricerca di qualcosa che elevi lo spirito a cercare dimensioni nuove e questo non può essere definito vuoto. Neanche io ho mai provato questo alterato stato di coscienza ma credo che sarebbe un bel cammino spirituale per cercare in sè quelle risposte che a volte mancano. Fermare la macchina infernale sarebbe magnifico a volte... uno stop in certi momenti aiuterebbe a razionalizzare le cose in maniera diversa, a incamerarle in maniera diversa... ma credo che ci faremo vecchi qui prima di riuscirci solo in minima parte con il sistema meditativo. :) Buona serata a te... Shan
 
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