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MAMMA, "LI MASONI"

Post n°190 pubblicato il 29 Giugno 2011 da chinasky2006
 

E’ un periodaccio per l’esecutivo del fare. Nuvoloni gonfidi minacce per il futuro. Al gabbio Lele Mora, l’ufficiale procacciatore di gnocca del premierissimo e membro di rilievo dell’intelighentia governativa assieme al Dj Aniceto. Dentro, al fresco, anche Bisignani. Bisi, chi? Sì, l’invisibile ed occulto burattinaio di tutto. Il pregiudicato che dal suo regale ufficio a Palazzo Chigi tutto dirigeva: marionette, puttane, politicanti, magnaccia e ladri di gioielli. Dalle sue sapienti mani di massone passavano i più delicati affari televisivi, elargiva dotti consigli, missive elaborate con perizia massonica. Informazioni riservate utili per le raffinate attività di dossieraggio dei ripugnanti lacché. Persino saggi consigli alle povere menti asfittiche di pseudo veline messe al governo perché di bella presenza. Spifferi sull’attività della magistratura, nomina dei generali, enel e quant’altro. Mani in pasta ovunque insomma. L’essenza più intima di questo troiame inetto e delinquenza semplice, che ancora continuano a chiamare governo.
Ed allora, con questi due personaggi di spicco al gabbio, vicini di cella di Sandokàn,  normale che il governo traballi. L’unto ostenta gran sicurezza. E per dimostrarlo indice immediatamente una riunione d’emergenza a Villa Grazioli. Giungono coi pulmini dell’ospizio, per non destare clamore, un par di dozzine di gnocche, giusto per animare la serata. Lo sguattero Fede è disperato. Col Mora al fresco e la Minetti civettuolamente in ferie balneari, il lavoro istituzionale tocca tutto a lui. E’ scuro in volto, e si sfoga col maggiordomo Vespa, che tutto palpitante e sudante servilismo da ogni poro, annuisce costernato. “E con che coraggio gliele presento adesso, queste qui? Le vede come stanno messe? Non le abbiamo manco testate, alcune ci hanno le tette piccole! Sua maestà s’incazzerà, già lo so…”. Intanto le ragazze iniziano ad indossare costumi scollacciatamene carnascialeschi.
Giungono alla spicciolata i vari esponenti del governo. Pronti al summit. Ci sono anche i leghisti. Si notano da lontano perché ruttano senza sosta e portano una nocca verde al collo. I ministri si ritrovano tutti nella sala della eleganza estrema, seduti ai tavolini del lavoro. S’interrogano su questioni di primaria importanza per il paese, mentre di fronte a loro le ragazze iniziano a dimenare le chiappe attorno al palo della lap dance. Qualcuna si chiede ad alta voce: “Oh, ma quando arriva sto vecchio di merda?”. La fa da padrone Scilipoti, irrefrenabile e logorroico, vestito da piccolo Zorro. Poi ecco giungere il Messia, avvolto da una abbagliante luce scarlatta. Fa il suo ingresso in scena, lucidissimo, su di un cocchio diretto da due leghisti rivoluzionari inciuchiti di fatica. Fa un benevolo cenno alla plebe, fasciato in un vestito da imperatore romano, con delle foglie di alloro a cingergli il capo. Scruta le femmine, palpeggia qualche culo. I ministri sono estasiati e divertitissimi. Applaudono alla loro luce divina. Capezzone balza in piedi con uno scatto memorabile: “Un applauso al presidente nostro! Unico vincitore dei referendum! Contro tutte le demagogie della sinistra…”, e gli bacia le nocche. Fede s’inginocchia, chiede venia per la scarsezza del materiale femminile che è riuscito a mettergli a disposizione. “Mi scusi davvero Sire, ma voglio che sappia che mi hanno lasciato solo…saprà delle ultime notizie, nevvero?”. Il Messia fa un cenno di benevola rassegnazione. “So bene, viscido servitore, so bene che la invidia ci circonda. Ma noi resisteremo…”. Applausi fragorosi. “Vorrà dire che per questa sera mi contenterò di queste normodotate, pure loro mi amano in fondo. Sono il capo della Itaglia e devo adeguarmi anche io alla crisi che c’è in giro. Perché mi dicono che hanno la crisi, gli altri…”. Applausi irrefrenabili. “Lei è un uomo buono, un vero esempio per l’umanità terrena!” strilla un languido Bonaiuti.
Il sultano, sempre più lucido leader, è in piena azione di governo. Due infermieri gli mettono in moto la prodigiosa macchina erettile congegnata nella galleria del vento Pininfarina. Poi prende a dimenarsi tutto eccitato e con gli occhietti a palla, tra tette e chiappe in una configurazione lacoontica. Minzolini, truccato da infermiera con bionda parrucca, prova biecamente a spacciarsi per femmina anelante il regal pungiglione artificiale. Scoperto, il premier lascia partire un manrovescio terrificante. Il direttorissimo ruzzola via, piangente. Il consiglio dei ministri è nel pieno delle sue attività superiori. Tutti quanti sono affranti, disperati e sgomenti. Senza Bisignani sono come il branco di bestiole che ha smarrito la guida massonica. “C’è sempre il nostro Presidente!”, li interrompe, stizzito, lo sguattero Fede, mentre serve ghiande e crodini al tavolo. Lo guardano agitarsi tra venti escort diciottenni, e scuotono il capo. E’ un coro di: “Ormai è andato…è pazzo. Siamo nelle mani di un pazzo. Il paese affonda, e noi affondiamo insieme al pazzo…”. Appena il Messia concede loro uno sguardo, essi mutano espressione. Gli stessi poco prima sconcertati, applaudono, lo inneggiano. Si sente un “Viva Silvio nostra Regina!”. Formigoni, in tenuta da beach boy, si getta in pista baciandogli l’alluce. Silvio si concede un giro ai tavoli del gran consiglio. Prende due disperati La Russa e Gasparri, ed indica loro una crosta scopiazzata dell’”urlo di Munch”. “Lo vedete quel quadro, miei servi fedeli? In realtà nella mente dello autore quella doveva essere una femmina che ha appena visto il mio disumano strumento dello amore!”. I due colonnelli ridono di gusto. Appena il sultano riaffonda tra le cinguettanti escort, i servi della gleba tornano seriosamente a parlare di affari gravissimi. Il più deciso è Cicchitto. Porta un copricapo massone, in onore del compianto Bisignani. Ma tutti si accorgono che è lui dall’olezzo di vecchiume stantio che emana. Non ne può più, l’incappucciato, e si rivolge ai ministri: “Dobbiamo fermare questo gioco al massacro! Con questa questione della P4 ci stanno distruggendo!”. Trova terreno fertilissimo tra gli adepti. Tutti convinti che bisogni agire d’urgenza, per il bene del popolo. “Ci vuole una legge che proibisca le intercettazioni criminose. Che paese civile è mai quello in cui dei bontemponi non possano riunirsi, decidere dei destini del paese commettendo le più bonarie mascalzonate illegali, gassazioni ed atti di spontanea delinquenza necessaria, senza il diritto alla privacy?”, gli fa eco Angiolino Alfano, il Ministro della Giustizia. E’ un coro unanime. Al tavolo della informazione servile, Sallusti, bello come un Dio greco morto da sedici anni, attacca deciso: “E che sarà mai, certe cose ci sono sempre state….ora parlano di questa P4, mah! Ha sempre funzionato così. Poi diciamocelo, la P2 era un’associazione ben dentro la legalità!”. Ed è pronto a far partire per il suo giornale una raccolta dal titolo: “P2, quegli eroi che lavoravano per la sicurezza nazionale.”. Pure Belpietro annuisce, “Io in un pomeriggio mi sono letto e studiato tutte 16mila pagine dell’inchiesta, e non c’è proprio nulla di penalmente rilevante, nulla.”. Cinque procure lavorano per dimostrare almeno quattro reati configurabili ai danni dei protagonisti, ma la servitù libera sa già tutto, ha letto tutto ed emette la sua sentenza libertaria.
Silvio è nell’acme delle attività supreme, stretto tra le tette di due onduregne. Cicchitto prende in mano la situazione, e in un incerto italiano: “Facciamo un decreto legge! Siamo o non siamo il governo eletto dal popolo che ci ha votati per fare il loro bene e dunque anche il nostro di noi poveri perseguitati massoni che non possiamo nemmanco parlare al telefono e farci li cazzi nostra?”. Grandi approvazioni, qualche inno alla massoneria. Poi un silenzio raggelante, mentre si odono solo gli squittii delle escort. La Prestigiacomo, in un cantilenante accento marcatamente siciliano da afflitta massaia che ha appena affettato la cipolla, squarcia il silenzio: “Già…la fate facile voialtri, fare un decreto…e chi lo sa fare! chi ce lo detta ora, che Bisignani è stato arrestato?”.

 
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