Creato da: chinasky2006 il 01/08/2007
A sud di nessun nord...

 

In the death car

 

Ultime visite al Blog

margaritorobertoautosport156natalydgl7Donato45michelelaurenti89bradipo_79kiss_and_knifeLorenzo_Favilli4ever72arcenciel13seeronluigi230393tigredellapadaniaandre.cosemarkomanetti
 
Citazioni nei Blog Amici: 11
 

 

 
« LA FACCIA COME IL CULOSE BASAGLIA E LA MERLIN ... »

CACCIA ALLE STREGHE

Post n°222 pubblicato il 11 Aprile 2012 da chinasky2006
 

Foto di chinasky2006

Sono strani, questi leghisti.
Differenti, diciamo. Si dimettono, fanno mea culpa. Uno stenta a crederlo. Poi vanno avanti due minuti, ed ecco l'immantinente inganno dell'indecenza: Una sciente operazione di smacchiamento lampo.
Col purgante primo step, si issano ad esempio morale. Avranno anche rubato ok, ma col gesto delle dimissioni tornano d'un colpo sulle vette di una moralità incensata. S'è fatto da parte il cerebroleso figlio della dinastia, il Renzo "trota" travolto dagli scandali di una vita al massimo: Soldi pubblici scialati in macchine di lusso, ristoranti personali, mezze veline, titoli di studio comperati in discount esteri. Come il babbo neuroleso, con le dimissioni entra nell'olimpo della quasi santità. Lo sottolinea, fiero: "Ho voluto dare l'esempio". E quale esempio potrà mai dare ad un operaio cassintegrato o ad un ultratrentenne ricercatore precario che vive con 600 euro al mese, il trota? Cosa imparerà da un ragazzetto figlio di papà, ignorante ed incapace come una capra morta, che dopo aver rubato 12mila euro al mese di stipendio arrotondati da ruberie indecenti, si fa da parte? Potrà, al limite, far sorgere il desiderio di vederlo appeso in pubblica piazza. Impalato o legato a testa in giù. Non avverrà, purtroppo, ma lasciamo perdere gli esempi. Morali.
Ma non si esaurisce mica qui la vis del partito del nord. Dopo le scuse e l'ascensore per il paradiso delle dimissioni, ecco che iniziano a lavorare con l'ingegno operoso tipico del nordista puro, al secondo step: prendere le distanze. Ok, Belsito avrà fatto quelle mascalzonate invereconde. Ma lo ha fatto solo lui e qualche cialtrone di contorno. I leghisti puri, chi comanda ma anche l'attivista del popolo, non c'entra nulla. Uno, spinto dall'alcol, può addirittura crederci. Ma se davvero gli alti vertici padani non sono in grado di conoscere e sapere dell'intima natura ladra e farabutta di chi riveste un ruolo così delicato (salvo improvvisi vuoti di memoria, nominati da essi stessi), siamo di fronte ad una inettitudine clamorosa. Incapacità da guinnes. La stessa di chi ha fallito in ogni cosa che ha provato a fare: investimenti, federalismo fiscale, banche, moneta padana e chi più ne ha.
Dopo la sdegnata, ed anche un po' piccata, presa di distanza, si giunge all'altra metamorfosi della larva leghista. Terzo step: tornare fustigatori dei costumi. Presi in castagna, con le mani nella marmellata, farfugliano ancora vaneggianti teorie forcaiole. "Pulizia, dobbiano fare pulizia all'interno". Si scagliano violentemente contro quelle poche mele marce. Rispolverano il cappio, non più contro i democristiani o "romaladrona" ma verso quei vigliacchi infiltrati che offuscano la specchiata onestà leghista. Echeccazzo. Come fate a non crederci? Sono più indignati loro del normale cittadino. Hanno congegnato una nuova forma di responsabuilità che rifugge quella oggettiva e soggettiva: la responsabilità fluttuante.
L'operazione smacchiamento delle coscienze si sublima in un vortice di nefanda meschinità. Finte scuse, esempio morale, poi eliminazione delle mele marce, quindi nuovamente cappio ed infine rutilanti e fantasiose teorie complottiste. Potrebbe bastare, no? Fa già abbastanza ridere così. Invece il leghista che si differenzia dalla massa, indice una riunione fiume a Bergamo. Tutti insieme, i vertici del partito arringano folle color verde bile, dal palco. Tra rinnovati cappi, canti da avvinazzati ultrà e slogan razzisti. Solo alla lega avviene questo. Perché al di là delle dimissioni, questi non conoscono vergogna. Come e peggio degli altri. I militanti non hanno alternativa al verbo lega-Bossi. Non posseggono altro pensiero, sanno solo brucare devotamente.
Al limite, ed è qui lo step finale: trovano un capro espiatorio da sacrificare su una pira incandescente. Bossi farfuglia qualcosa, nessuno naturalmente lo capisce. Ci pensa Bobo Maroni, finalmente sdoganato da ruoli istituzionali. Lui, ovviamente, non sapeva niente di quello cha avveniva. Cosa può mai sapere il Ministro dell'Interno? Ora spetazza tutta la sua indecente verve populista, con toni da affiliato a qualche cosca di cannibali. Ha bene in mente il nome della strega da sacrificare sull'altare. Rosa Angela Mauro, detta Rosy "la nera" per quella innaturale chioma pennellata di color nero pece. Per intenderci, la stessa che in senato si rese protagonista di una leggendaria votazione record "acazzosuo" degli emendamenti alla legge Gelmini. La "donna con le palle", come l'aveva definita
 uno sbiascicante Senatùr, nelle indagini risulta aver rivestito una parte influente nello smistamento di danari. Si sarebbe impegnata nella compera di qualche titolo di studio acquistato al mercato delle pulci. Per lei e per il presunto compagno, un poliziotto suo bodyguard (già, quella ha un bodyguard) guitto cantante da balera cui si deve un immortale capolavoro "kooly noody". Lei, "la nera", al cui impegno si deve la creazione di un sindacato padano con 7mila (o 700mila, che differenza fa) iscritti. Basta che sia finanziato dal partito. Grazie a feroci interventi antimeridionalisti s'era guadagnata l'amore incondizionato del leghista medio al pascolo, facendo dimenticare quella ignobile ed inquietante macchia originaria: Rosa Anna, è nata a San Pietro Vernotico. Vicino Avetrana, a pochi km da Zio Miché. Vicino a quella Cellino San Marco che diede i natali ad Al Bano.
A Berghèm invece, in un trionfo di scopetti col simbolo padano, Maroni fa esplicito riferimento alla, ormai, vigliacca Rosy Mauro, novella stregaccia di Eastweeck che si ostina non volersi dimettere da vice presidente del senato. Sarà anche una farabutta, ma in un parlamento per metà inquisito, la tizia non è ancora indagata. "Se non si dimette, la dimettiamo noi", aizza la folla indemoniata. Iniziano il dileggio alla vile negra, una volta beniamina e pupilla contro la terronia, ora terrona ladra, magari infiltrata dai servizi segreti. Fanno presto a cambiare idea, ci vuol poco alle bestie senza intelletto. Basta il segnale del capo. Pensateci, qualce migliore capro espiatorio? Del sud, scura, con la faccia da strega, e simpatica come un riccio sugli zebedei. Per diventare più puliti, e leghisti.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963