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IL METROSEXUAL (CHI LA METTE IN CULO A CHI?)

Post n°234 pubblicato il 13 Giugno 2012 da chinasky2006
 





Foto di chinasky2006




Stamani, in treno, guardo fisso-fisso il mio dirimpettaio. “Sa che forse sono un metrosexual?”, ci dico. “E sti miei grancazzi, no?”, mi risponde lo sfacciato sessantenne con gli occhi perniciosi ed un nido di quaglie in testa. Cinico e sterile, incurante delle nodali questioni su cui il nostro paese s’interroga. “Ma come, non lo sa che anche in nazionale ci sono dei metrosexual? Ben tre, dice un dotto scienziato dedito alla filantropia dei buchi di culo, tale Cecchi Paone. Lo sa, eh?”, insisto. Il vile m’ha guardato, ha fatto uno strano segno rotatorio con l’indice rivolto alla tempia, ed ha cambiato posto.
Ma, personalistiche vicende a parte, la questione metrosexual stamani prendeva gran parte delle prime pagine dei giornali. Più dei bambini usati come scudi umani in Siria. Vuoi mettere? La vicenda è innovativa, solletica la morbosità quasi quanto uno sgozzamento narrato da Salvo Sottile. Mica si tratta della solita starlette o escort che per aumentare i propri affari ci racconta mirabilie acrobatiche prodotte con queste arricchite capre tibetane, in gran parte ignoranti come bestie. Non è una Fico, e nemmeno una fiera Von Culemberg (quella che ha narrato del congiungimento contro natura biblica con i due mandinghi pedatori tredeschi). Il velino pornostar è il cosiddetto “Cecchi Paone”. Ormai, ad ogni mondiale ed europeo calcistico, con svizzera puntualità, questo esemplare di scienziato e dotto professore universitario, convoca i giornali e snocciola le sue percentuali di allegra gaiezza presente nella nazionale di calcio. Almeno da quanto risulta dal suo personalissimo tabellino (sibillinamente chiamato "lo schiappettatoio")
Sembra un Mannheimer con la coda di pavone. Fa le faccette conturbanti, e ci dice che a tirar pedate ad un pallone ci sono un par di recchioni, tre bigusto ed una spruzzatina di metrosexual. Cosa minchia sarebbero questi metrosessuali, mi sfugge ancora. Così come mi sfugge cosa debba esserci di così sensazionale nella notizia che alcuni sportivi siano gay, in minore uguale o maggior percentuale rispetto ad un congresso politico o un concerto hippie. Insomma, lo scienziato la getta lì. Immagino debba essere un tarlo tremebondo il suo, una cosa da far venire una colica renale a Freud. Lo vedi innanzi allo schermo che emette gridolini d’eccitazione nel guardare quei fusti in mutande aderenti. E li immagina tutti omosessuali, ulula godurioso e si trastulla come un bonobo. Vede rituali orgiastici, grovigli umani e configurazioni lacoontiche, ovunque. E proprio non si tiene dal dircelo.
Con quel pudore ormai sopito della diva di ottant’anni in vena di rivelazioni, una tizia pagata per scrivere libri censurati o una Fico, il nostro rivela come una cinciallegra come agli altri piace scopare. Drogato di outing altrui compulsivo. Contento e fiero. Esibizionista come un intellettuale velino che vuol sconvolgere dicendo banali amenità. Fa leggera trombetta, e continua, da perfetta checca bizzosa ed isterica (perché non lo vedo assolutamente gay, semmai finocchio di pensiero) a raccontarci i dettagli. Ha avuto delle esperienze personali con uno di essi, forse con due. Statistiche alla mano, pare che un uomo su dieci sia omosessuale. Con rapida operazione di tabellina il Cecchi, senza paura d’esser smentito dai numeri, dice che nella nazionale italiana sono almeno due su ventitrè. E’ un fine matematico, il Pavone. Che poi il calcolo statistico preveda che possano anche essere tutti e ventitrè ossobuchi o nessuno di loro, è altro conto.
Le rivelazioni del frinente uomo di scienza e di culi con la coda di pavone, hanno catenato interrogativi, voci, ridde, e persino richieste. Pare infatti che molti statistici lo abbiano richiesto come “tester umano” di frociaggine. Ovvero, adeguatamente camuffato con parrucca color arancio (perché ormai i gay quando lo vedono, per evitare di ritrovarsi sulla prima pagina del Gazzettino, scappano a gambe levate), s’insinuerà tra i lavoratori di una data azienda, stabilendo con perizia quanti siano gay, quanti metrosexual e a quanti piaccia la senape. Un’opera monumentale. Rivoluzionaria. Lo scienziato filantropo donerà il suo culo alla scienza, facendoci finalmente capire se ci sono più omosessuali tra i fiorai o tra i bitumatori di strade, tra i minatori o tra i ballerini di bolero.
Puntualmente imbeccato da un giornalista al limite della circonvenzione d’incapace, lo scemo del villaggio Antonio Cassano si lancia in filosofiche questioni junghiane: “Ci so’ froci? Fatti loro”. Fino alla primizia surreale: “Se penso quello che dico, sai il casino.”. Già, operazione ardimentosa. Ti aspetti buone maniere da Cassano? Illibatezza in Selen? Competenza politica nella Minetti? Intelletto in Gasparri? Moderazione nella Santanché? Verità in Berlusconi? Ad un tratto lo sconcerto mi assale. Sbigottimento. Terrore per le miserie umane. Per cosa, si chiederà qualcuno. Per il goffo scivolone di un calciatore ignorante come una capra che cade nel tranello di un giornalista in vena di fare del sensazionalismo sulle frescacce di una checca che solo vuol sbalordire inventando minchiate banalmente verosimili? No, un po’ per tutti.



 
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