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LA POSTUMA CONDANNA, E IL DIABOLICO INGANNO

Post n°247 pubblicato il 27 Ottobre 2012 da chinasky2006
 





Foto di chinasky2006



Fragoroso tuono in uno stanco pomeriggio al tornio, e fulmine improvviso in una tranquilla mattinata del sabato ristoratore.
Notizie ansa, ansiose, ansanti: “Berlusconi interdetto”. Basterebbe ad appagare  l’animo frustrato, avvizzito e logoro di chi ormai da quasi diciotto anni è convinto che morirà senza veder riconosciuta nero su bianco quella semplice, marchiana, verità. Non capisco, e avanzo ipotesi farneticanti. Interdizione per incapacità d’intendere? Che il solerte giudice-perito abbia intravisto il vizio di mente e relativa infermità nel 76enne sultano  giulivo e festante fra trenta starlettes vestite da D’Alema, poliziotte, infermiere, Ronaldinhe o monache scapezzolate? O impartire l’urbi et orbi con un crocifisso priapesco tra le tette rifatte di una ragazza vestita da suora, porti all’interdizione dalle cariche pubbliche? Non è che ci volesse poi molto, nel caso. Nemmeno un giudice, ma un dottore della mente. Ma via, non fa più notizia. E Ruby non porta nemmeno share. 
Poi la frammentaria notizia va completandosi. Interdetto sì, ma nell’ambito del processo per le frequenze Mediaset. Tre anni, come pena accessoria della condanna principale a 4 anni (quattro) per “frode fiscale”, in un fenomenale parallelismo con l’altro vate delle libertà, Al Capone, incastrato da una leggerezza.  E allora giubiliamo per quest’atto simbolico, probabilmente inutile, grottesco e svilito della primordiale vis. Sempre con l’occhio circospetto, conoscendo il personaggio. Sa di triste ed immalinconente vino annacquato, erezioni barzotte e passere solitarie. Tardiva, a volerla credere decisiva. Dopo anni di processi farsa, assoluzioni, nuotando tra laboriose e diaboliche prescrizioni, inglesi colpevoli perché corrotti dal corruttore inconsapevole e non condannabile. 
La notizia della condanna in primo grado per colui che nell’ultimo ventennio ha rappresentato il potere nel paese, suona come una lieta novella, simbolicamente interessante, quasi liberatoria. Ma del tutto sgonfiata del principale valore. Sarò sadico o incontentabile. Vuoi mettere questa verità riconosciuta mentre il sultano brandiva il timone del paese? O, girandola in modo ancora più inquietante, con un funambolismo: L’atto di oltraggiosa sfrontatezza di giudici bolscevichi e politici (supercit.) si sarebbe verificato con ancora l’imputato divino intento a dirigere ogni cosa (ruotasse attorno ad una vulva)? E se fosse la clamorosa metafora di un potere debole, vulnerabile e quindi condannabile, solo quando non è più potere?
Un film, certo. Nella sua lucida e lungimirante genialità tormentosa, poteva arrivarci solo Nanni Moretti nel “Caimano”. Con lo storico e metaforico scenario fragoroso, scoppiettante e apocalittico del presidente che s’avvia in macchina, mentre alle sue spalle impazza il legittimato inferno. Ora, invece del borioso caimano potente ed inattaccabile, si è di fronte ormai ad una vecchia iguana intirizzita ed innocua. Sembra, almeno. Perché da vero Erasmo da Rotterdam, ha addirittura arricchito la trama. Malinconico addio alla politica, condanna sgasata e livoroso rientro in grande stile. Il vero sceneggiatore è lui. Diabolico, luciferino, mefistofelico. Un satanasso che ha pensato all'unica sceneggiatura possibile per rinvigorire il morente partito alla deriva.
Nessun cinematografico scenario bombarolo, ma solo piccoli petardi maleodoranti. Quelli che hanno accompagnato l’annuncio della sentenza, tra i suoi adepti. Un coro che non conosce la vergogna. Sentimento ormai obsoleto, superato a piè pari. Parte l’interdetto con un epocale “Italia paese barbaro”, lo seguono i politici servi della gleba.  Segue il plotone di legali, esprimendo sdegno assoluto. Sperano nel secondo grado di giudizio e guardano al 2014, data in cui cade la prescrizione e a cui il battaglione di avvocati punterà dritto, chiamando a testimoniare fors’anche Winnie the Pooh. Poi si va dal “Silvio resisti!”, alla “condanna già scritta ed inaccettabile”. Ancora accorate invocazioni affinché il condannato “torni in campo contro il giustizialismo”, per finire coi classicheggianti “giustizia politica e ad orologeria”, ed altre trivialità da stadio che il condannato ci lascia in eredità. I più devoti propongono anche una candidatura a Pontefice, visto che la carica di Papa non è compresa tra le interdizioni. Nell’animo degli sperduti discepoli c’è però la speranza che ritorni lui. Unica luce delle loro inutili esistenze politiche. Quasi sgomenti all’idea di democratiche primarie. 
Ci si libera in un sorriso amaro e isterico. Soprattutto pensando al commovente passo indietro o laterale di qualche giorno prima, che l’ex Premier avrebbe fatto con animo da condottiero saggio. L’atto d’amore (sempre più accanito) verso il paese, più finto di quello che lo spinse ad entrare in campo. Ora suona come un preventivo furbesco ed ultimo colpo di coda doppio. Come la finta di un abile mezz’ala intimamente fumosa ed inutilmente funambolica, o il colpo dello scorpione: poter dire d’aver scelto lui di ritirarsi senza essere pensionato dai giudici: forse. Indirizzare la sentenza, levandosi dalla scena politica per incentivare l’assoluzione ed evitare il danno economico: probabile. La scusa e l’appiglio per la finta e la clamorosa rentrée: certamente. Costretto a dare ancora battaglia, a viva forza, contro le forze del male: l’irriguardosa giustizia che pretende addirittura di condannare gli "abituali delinquenti". Dal di dentro, ancora in campo, che conviene.
Preventiva uscita di scena, clamorosamente ritardata condanna, e sadico rientro. Eccitante per lei, ritardante per lui, nell’orrido gioco di condom al sapore puffo. E che ieri ci ha portato un greve orgasmo ormai inutile. Come chi ha passato gli anni a mungersi cazzo e meningi, senza nessun acme di piacere, nell’anaorgasmica sensazione d’impotenza. Tantrismo morente, con la flebile concessione di un piacere svilito che non fai in tempo nemmeno a sentire, che il sadico interrompe ancora.


 
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