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ANCORATI ALLA SEGGIOLA, COME PATELLE AGONIZZANTI

Post n°194 pubblicato il 24 Settembre 2011 da chinasky2006
 

Foto di chinasky2006


C’è un’atmosfera di frizzante euforia al settimo cavalleggeri delle libertà vigilate. Moderati festeggiamenti per l’ennesimo ostacolo superato a piè pari dall’esecutivo dopo il voto contrario all’arresto del deputato Milanese, accusato di corruzione ed associazione a delinquere. Poi sarà la volta di salvare Romani, ma quello è imputato solo di "mafia", cosa vuoi che sia. Il sultano si aggira nella villa in vestaglia e sui trampoli come nelle occasioni di vittoria, roteando i pugni al cielo: “sono invincibile, invincibileee!”. Si rabbuia solo un poco: “Però mi pare inconcepibile che le nostre forze della libertà abbiano vinto solo di quattro voti. Noi dobbiamo dare spettacolo nel mondo, giocare con sei punte, vincere 6 o 7 a zero esprimendo bel giuoco, dominando il campo! Siamo il Milan, noi!”. Bobo Maroni, con la coda di pavone gonfia pergli esorbitanti successi portati a casa dal suo ministero, lo guarda stranito: “Maestà, scusi, ma non stiamo mica parlando del Milan, il governo è un’altra cosa, dicono in giro…”. Pure il ciellino Lupi, intento a recitare una compieta di redenzione in mezzo a quel bordello, azzarda a mezza voce: “Forse fa un tantino confusione il presidente, ma c'è del giusto nelle sue parole...”. Alemanno, con tanto di croce celtica al collo, alza la mano: “Nostra luce, ma c’è pur sempre una opposizione, finché non facciamo una legge che la elimini, purtroppo dobbiamo convivere con questa distorsione della monarchia democratica…ma poi questa riforma ci sta danneggiando e...”. Il messia balza in piedi, scrollando via con due calcioni le aspiranti ministre attaccate alle avvizzite pudenda: “Ma chi è costui? Come si permette? Sta forse passando al nemico lei? Mi diventa comunista?”. Il fido aspirante leccaculo balilla Gasparri interviene con solerzia, schiaffeggiando selvaggiamente l'impunito sindaco: “Come si permette, screanzato? Scusi mio duce, ogni tanto qualcuno si prende delle libertà inaudite, inconcepibili, ma non si verificherà più questo lassismo anarchico insurrezionalista…”.
Il premier convoca tutti per un leggendario discorso agli adepti. Circa cinquecento tra parlamentari, mafiosi, giornalisti, corruttori, imprenditori, latitanti, magnaccia, magistrati pi-quattristi, massoni di carriera, finanzieri, stupratori, pedofili, taglieggiatori, puttane d’alto borgo, porporati, capimafia, pregiudicati, cecchini. Un convivio non molto dissimile dalla P2 contaminata dal Bagaglino. Il venerabile Silvio, vista la delicatezza del momento, si raccoglie in un colloquio personale con Nicole Minetti. La cosigliera-formatrice-maitresse ha addosso una simpaticissima maglietta con su scritte le parole: “La figa è mia. E pure il culo. Prendo cazzi in ogni dove da vecchi bavosi ed impotenti per fare carriera, a te che te ne strafotte? Se sei invidiosa e racchia stattene a casa. Viva l’Itaglia, viva Silvio che ci dà lavoro e benessere!”. Il messia le conferisce l’incarico istituzionale di occuparsi delle 96 puttane giunte a palazzo: “Nicole, amore di Papi, ormai sei anziana per me…brutta cosa quando diventate vecchie e cadenti, ma ti amo ugualmente.  Purtroppo ogni tanto devo fare il Premier, una mezz’oretta al giorno. Che vuoi farci, è il prezzo dell’essere padrone di tutto. Sono uno e trino. Portamele via, Lasciane solo due qui, che mi sboccaglino l’augello durante il discorso alla servitù. Lo sboccagliamento aiuta la cogitazione suprema…fai fucilare quelle tre in fondo, che sono senza tette. Quando c’erano Giampy e Lele nel recruiting, queste cose non succedevano. Le faccia titillare nelle mie boutique ed oreficerie personali e stiano in allenamento, che stanotte me le pipo tutte quante alla faccia dei moralisti e di Vendola!”. Sentito quel nome, gli astanti, inferociti, si levano in cori di scherno che ben dipingono la classe e la cultura di questo esecutivo: “Recchione!”, “Frociazzo!”, “Rottinculo”, “Finocchione!” chiosa un esagitato Emilio Fede, che per il livore perde la dentiera e gli vola via il parrucchino. L’ottuagenario giornalista accusato di sfruttamento della prostituzione minorile, premura il sire riguardo una sua filippica contro il politico pugliese durante il suo tg seguito da sei sdentate massaie semi analfabete (una di queste qui per intenderci, reclutate ad arte da qualche pazzo, inconsapevole del senso di tragico grottesco). Il titolo sarà : ”Possiamo dare l’Italia ad uno che se lo fa mettere nel culo, come Vendola? Fareste leggere a vostra figlia un libro del poeta Moccia o uno di quel pervertito culattone di Pasolini? La mandereste ad una elegante orgia col nostro megapresidente o in un covo di comunisti che fumano la droga e s'inculano come Vendola? Siete per la libertà della Pdl o per i comunisti che mangiano i bambini? E allora diche stiamo a parlare…”.
Silvio è assai felice dell’andamento della riunione di gabinetto, che sta sviscerando i maggiori problemi del paese: “Ah, Nicole, alcune vestile da pulzellette d’Orleans, altre da domatrici di leoni. Ma senza reggipetto e mutande, che sono allergico…”. La Saltamiquì è ipereccitata per tanta classe ed amore verso il gentil sesso. Anche la ministra delle pari opportunità Carfagna non sta più nelle mutande: “Che eleganza, che charme, quale buongusto…ma la gente che invece dei divertentissimi e culturali film di Pierino vede quei filmacci tristi di Moretti e Woody Allen, che ne può capire? Massa di caproni, ecco perché sono tristi.”. La ministra poi, coglie l’occasione per aggiornare il monarca delle sue attività: “Sto elaborando una legge, l’ho finita di scrivere a bella copia che nella brutta c’erano delle scancellature. Riguarda le puttane.”. Quello sobbalza. “Cioè quelle negracce e donnacce dello est, che insozzano le strade e turbano il probo cittadino. Non possiamo permettere ciò. Mancano di stile, buon gusto…”. Il vecchio despota si tranquillizza, ed incalza. “Brava la mia ministra del cuore, è un’indecenza questa mancanza di rispetto per la donna colpita nella sua dignità. Io propongo per loro l’esecuzione sommaria in piazza, da effettuarsi tramite impiccagione.”. Mara è esaltata: ”Purtroppo mi ha avvertito Bisignani che in Italia non si possono infliggere pene corporali e torture medievali, a questo avevo pensato per i depravati, criminali deviati mentali clienti. Quei vecchiacci bavosi che vanno a mignotte mi fanno schifo, sono la feccia della società sana! Per loro propongo allora una fucilazione alle spalle!”. Il capocomico è raggiante: "Bene così, stavo anche pensando a qualcosa per liberare le strade dalla droga e dagli spacciatori stranieri. Doveva occuparsene il Giampy Tarantini, ma la magistratura criminale ce lo ha temporaneamente sottratto...".
L’augusto si guarda attorno e non vede leghisti. “Ve bene, poco male, sono tutti ad una manifestazione di carnevale per compiacere quei rincoglioniti di elettori…ma quando servono i loro voti per la salvaguardia delle nostre corruzioni liberali, ci sono sempre. Fedeli come i cani e viscidi come serpi ripugnanti.”. Fragoroso applauso del prono uditorio. “Libertà, libertà” parte un coro spontaneo da parte di alcuni corrotti, mafiosi e piduisti, cui si aggiungono anche i delinquenti semplici, cioè tutti. Il premier è all’acme dell’invettiva, il vaniloquio assume toni accorati e deliranti. Racconta due barzellette zozze, poi canta uno stornello tra il giubilo dei convenuti. Quindi torna alla stringente politica interna: “La nostra è stata una vittoria della libertà contro il partito delle manette!”. “Ma-fia!Ma-fia!” parte un altro coretto. Due corleonesi sono commossi. Era dai tempi di Totò “u curtu” che non ascoltavano simili melodie. Quindi ello riparte: “Libertà è la nostra parola d’ordine, contro questi forcaioli comunisti!”. La Russa è eccitato, s’è fatto sei dosi di tabasko colombiano per via rettale: “Troppo corretto mio duce, noi siamo il partito della giusta pena nello ambito della presunZione d’innocenza. Come diciamo e vogliamo noi. A proposito, la polizia ha fermato tre miserabili studenti che manifestavano. Avevano pure la barba ed una bandiera rossa. Si può tollerare una cosa simile? Per ora sono nelle patrie galere a pane ed acqua, picchiati notte e giorno. Li lasciamo morire lentamente, o li giustiziamo subito con regio decreto d’urgenza?”. Il sultano si fa pensieroso: “Massì, che marciscano in galera qualche annetto come le zecche rosse, ma che poi abbiano un giusto processo di condanna per attentato all’autorità divina.”.
L’unto del signore inizia quindi a sviscerare gli annosi problemi di politica estera, con lucidità da sommo statista: “Bene miei schiavi fedeli, la situazione è assai gravissima. Pensate che per interloquire con un mio latitante e strettissimo collaboratore in missione a Panama, per evitare che quei magistrati criminali intercettino quel perseguitato debbo usare delle schede sudamericane…queste cose le fanno i mafiosi…”. Un paio di corleonesi tossiscono nervosamente. Poi riattacca: “Basta con queste intercettazioni! Pensate alla pensionata che ordina il latte per telefono e che non può parlare liberamente…è una vergogna! Il popolo è d'accordo!” (questo, popolo, di vecchi submentali figuranti, il suo). Angiolino Alfano lo rassicura su una legge contro tale ignominia illiberale.
Quindi si rabbuia un poco, fa la faccia contrita: “Mi contano in giro che c’è questa crisi…che la gente non può campare più. I media tutti in mano alla sinistra continuano a danneggiarci allo estero. Fanno il male del paese…e questa Marcegaglia qui…che parla di Italia considerata zimbello nel resto del mondo. Comunista anche lei come i magistrati rossi! Il morbo sta colpendo tutti purtroppo…per quella bakuniana di mia moglie ero pazzo, malato e da curare, secondo il bolscevico Fini sarei un pericolo per la democrazia…il veterocomunista Casini vuole che mi dimetta...ora pure le banche europee e le agenzie di rating sono state vinte dal comunismo imperante, osano criticarci e declassarci. Ma perché leggono la stampa e quei due giornalacci su 127 che hanno la cattiva abitudine di non essere pagati da me, ovvio!…tutti invidiosi,  comunisti e rossi come Stalin…”.
Dodici infermieri intervengono e se lo portano nel reparto neurodeliri. Attorno a lui, barellato e sedato, si formano due cordoni di servi plaudenti. Che hanno ormai perso quel refolo di dignità personale e sfidando qualsivoglia decenza ed amor patrio, pur di conservare quelle due mefitiche gocce di potere, stanno consentendo ad un pazzo delirante di distruggere un paese.

 
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