Mi alzai. Tossii. Mi venne un conato di vomito. Mi infilai lentamente i vestiti. "Mi fai sentire uno zero", le dissi. "Non posso essere così tremendo! devo avere anche qualche lato buono!". Finii di vestirmi. Andai in bagno e mi buttai un po' d'acqua sulla faccia, mi pettinai. Se solo potessi pettinarmi anche la faccia, pensai, ma è impossibile. Quotidiani deliri e farneticazioni di un povero stronzo.
Post n°261 pubblicato il 31 Gennaio 2013 da chinasky2006
Ore convulse al quartier generale del Messia Silvio, di ritorno dalla discoteca dopo una serata danzante con la 27enne fidanzatina. A gettito continuo i galoppini gli srotolano papiri egizi sui sondaggi del Pdl dopo la trionfale apparizione a “Servizio Pubblico” e la geniale uscita sulle veniali colpe del fascismo: +2,5, +4,9, +11,9, +42,6, +71,9, fino ai più entusiasti e sognanti che si spingono su un clamoroso +127% per un totale del 453% dei voti totali. Il messia è raggiante. Gli occhi a fessura ridono, lacerandogli seicento punti di sutura. Da dietro la nuca gli si srotolano due metri e mezzo di pelle appesa. Ma non c’è tempo da perdere, bisogna portarsi avanti col lavoro. Data per scontata la vittoria in remuntada, si siede attorno a un tavolo ovale assieme ai suoi collaboratori, per stendere preventivamente la squadra di governo della libertà. Lui seduto, e gli altri genuflessi che ululano sinistri cori di ringraziamento tribali, mano a mano che vengono snocciolati i nomi. Ministro dell’Interno: Dell’Utri. Mai uomo fu più adatto per gestire le intricate questioni istituzionali del paese, tra tutte la lotta alle mafie che sarà missione primaria. Il sultano pare avesse un sogno: rintracciare Don Vito Corleone. Ma dopo accurate ricerche ai Caraibi, gli instancabili “segugi” sono arrivati alla conclusione che il suddetto non sia mai esistito. Ministro della Giustizia: Rita Dalla Chiesa, con sottosegretario il figlio del compianto Sante Licheri (Nuzzo). Il Premierissimo, per far risparmiare danari agli italiani, aveva intenzione di abolire il Ministero, divenuto obsoleto e inutile dopo l’epocale “riforma della giustizia”. Ma poi, complici le proteste internazionali, ha desistito. Grosso modo, i processi si terranno giornalmente su Rete4, mediante puntatone speciali di “Forum”, presentate e supervisionate dallo stesso Ministro. Le cause verranno estratte a sorte con emozionante sorteggione. Deciderà il pubblico in studio (i giurati) coi sassi nella bilancia, il pm (un pupazzo vestito da Di Pietro) si limiterà a sbraitare in uno strano idioma tra le risate del pubblico e al posto del giudice sarà posizionata una pianta grassa. Gli antichi Tribunali verranno sostituiti da mattatoi comunali, Giudici e Pm riciclati come pubblico non parlante di “Uomini e Donne” o antenne umane di Mediaset nei giorni di temporale. Ministro della Difesa: Il 94enne Venerabile Maestro Licio Gelli. Fiore all’occhiello del nuovo esecutivo. Il lucidissimo Gran Maestro della Loggia Massonica P2, dopo anni di oscuro lavoro come plenipotenziario al Ministero dell’Interno, porterà la sua centenaria esperienza al servizio delle vicende internazionali, mantenendo lo Status Quo. Concesso l’utilizzo di un cappuccio durante le sedute del Consiglio dei Ministri, e sacrifici umani. C’è rimasto un po’ male La Russa, ma a lui andrà comunque un sottosegretariato, con tanto di soldatini di latta, carrarmati e jet militari dell’esercito italo-tedesco che sgomineranno l’esercito bolsceviche (“Pim! Pum! Pam! Muori comunista!”). Ministro del Lavoro (con delega al mignottame di lusso): Giampy Tarantini. Chi meglio dell’imprenditore barese potrà adoperarsi per risolvere il drammatico problema della disoccupazione giovanile. Già predisposte enormi navi da crociera piene di escort e hostess da portare (via mare) nella villa del sultano benefattore. Altro che viaggi della speranza all’estero: “I viaggi dell’eleganza” made in Italy, con cui si infliggerà un mortale colpo all'occupazione. E gli uomini? Chi è bravo diverrà gestore di ancelle. E le bruttine? Che diamine, ci sono tanti mestieri: costumista, truccatrice e pettineuses della battone di corte. Ministro delle pari opportunità uomo donna: Gabriele (o come dicean tutti Lele) Mora. Dopo la Carfagna s'è pensato a un’altra donna, per un incarico simbolicamente importante. Lavorerà in strettissimo contatto col Ministro del Lavoro, ovviamente, nell’ambito della sontuosa riforma del lavoro che impiegherà tantissime nuove occupate nella devota arte superiore. Porterà in dote la sua trentennale attività sul campo e valorizzazione morale del ruolo della donna, come un oggetto che può dare temporaneo piacere al potente di turno, stanco dalla faticosa giornata passata nello sconfiggere il comunismo. Ministro della Scuola e dell’università, con delega al “briffaggio”: Nicole Minetti. Indecisa fino all'ultimo, ha sfogliato la margherita: meglio un filmino porno o fare la ministressa? L’igienista dentale del premier gestirà e svecchierà l’obsoleto sistema scolastico ed universitario italiano: tutto un fiorire di Università e studio delle materie fondamentali per la crescita culturale dei giovani. Ovviamente con l’ausilio dei migliori professori del paese e qualche battona in congedo: Istituzioni del travestimento e dello strip-tease, pompa acrobatica al priapo, storia del “non mi interrompa” durante i talk-televisivi, ed esegesi dei comizi elettorali di Silvio. Nelle aule, il crocifisso sarà sostituito da uno stemma delle libertà, e la foto del presidente della Repubblica sostituita con quella del messia 27enne, con la bandana. Ministro dell’Economia. Anonimo. Un dicastero ambitissimo, e delicato. Alla fine si è optato per un 89enne pensionato di Brugherio, vincitore della lotteria di capodanno 1995. Da uomo che “ce l’ha fatta”, chi meglio di lui potrà dare le linee guida per la ripresa economica del paese? Altro che quei professoroni che non hanno mai lavorato un giorno. Ovviamente, previa analisi del curriculum e attestazione di una sua condanna penale passata in giudicato. Pare, ma è solo un’idea, che nuova moneta verrà stampata dal messia in persona, e distribuita alla suburra. “Ma non ha alcun valore, sono soldi del monopoli!”, s’è lasciato andare Capezzone, in un picco rivoluzionario. “Come osa contraddirmi? Se mi hanno creduto, votandomi, crederanno anche che coi soldi del monopoli potranno pagare la tassa di povertà che gli metteremo. Io sono un vincente!” Risate incontenibili. Ministro della Cultura: Lavitola. Era in ballo anche per il Ministero degli Esteri date le sue competenze in vicende di falsificazioni panamensi e latitanza ai tropici. Alla fine ha ottenuto la Cultura. Dicastero meritatissimo, dopo la celeberrima missiva al Presidente. “D’avvero, con questa mia addirvi, che nessuno lei ce lo sa che saprebbe giammai quantunque io potrebbi sapere alcunché. Con cordialità e stima affettivamente e semprre a sua ‘sposizone.”. Esprime in pieno la cultura dell’elettore medio non alfabetizzato della casa della libertà, nonché il sentimento di devozione piena e disinteressata che alberga negli adepti. A bocca asciutta Martufello, Pippo Franco e Iva Zanicchi, fulgidi esempio della cultura moderata del nostro paese. Ci è rimasto malissimo Sandro Bondi. Qualcuno l’ha visto piangere inconsolabile, per due giorni e due notti. Mosso a compassione, il Premier lo metterà a capo di una commissione speciale: “la poesia dell’Itaglia nostra: Silvio, luce di Dio”. Ministro del Esteri: I due Marò, a turno. Dopo l’assegnazione di Lavitola alla Cultura e problemi burocratici di cittadinanza relativi a Ruby Rubacuori (simbolo vivente delle più abili e superiori manovre internazionali del nostro Premier con le autorità estere) s’è cercato freneticamente un latitante internazionale utile alla bisogna. A seguito di infruttuose ricerche s’è optato per i due marò italiani, indegnamente a processo in India per aver dilaniato una barcarola di pescatori bengalesi. Una mossa che inebrierà lo spirito patriottico del cittadino italiano. Ministro dello Sport: Alex Schwazer. Bruciato subito il nome di Luciano Moggi, vittima di banali speculazioni tra tifosi, la scelta è ricaduta sul giovane atleta azzurro, condannato l’anno scorso per doping. Una condanna sportiva non è equiparabile ad una condanna penale, ma tant’è. “Ma Santità - ha fatto notare il fido maggiordomo imperiale Vespa – questi non è una vittima giudiziaria. Ha confessato e si è detto anche pentito!”. “Cribbio. E va bene, che problema c’è? Basta smentire le sue dichiarazioni, dire: avete frainteso, in quanto forcaioli e comunisti. Ci campo da decenni con le dichiarazioni del giorno dopo…”. Risate fragorose, e nome approvato. Ministro della Gioventù: Emilio Fede. L’83enne ex direttore del Tg4, adeguatamente ringiovanito da un maquillage da parte del truccatore delle vip, con cresta bicolore e vestito da “paninaro”, interpreterà al meglio le esigenze dei giovani italiani dicendo a tutti "yo-yo, bella zio come butta?". Ministro dell’unità d’Italia: sezione nord Borghezio, sezione sud Miccichè. Di volta in volta le controversie tra nordisti e sudisti saranno risolte da duelli rusticani all’arma bianca. Perché l’Italia è una ed una sola. A seconda delle necessità elettorali. Ministro dei Trasporti e infrastrutture: Schettino, vittima dell’ingiustizia e della demagogica sete di giustizia dell’italiano medio bolscevico. Dopo adeguata (e agevolissima) rivisitazione storico-televisiva, il comandante sarà considerato eroe della patria per aver evitato, con abilissima manovra, un disastro.
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