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I PRIAPISMI DI DUE VOLPI ARGENTATE

Post n°245 pubblicato il 20 Ottobre 2012 da chinasky2006
 





Foto di chinasky2006




“Diventerò il tipo virilmente calvo, piuttosto che, diciamo, il tipo argentato distinto…”, diceva Woody Allen. Non contemplava, il genio di Manhattan, “l’argentato indistinto” o il “calvo parruccato”.
In questi giorni è però il grigio bizza indisposta/indisponente che va di moda. Medesima espressione di un potere intoccabile, ritrovatosi improvvisamente ferito, denudato, vecchio e superato. E la sorpresa lo ha reso ancor più livoroso, pieno di rancore. L’arroganza che sala in cattedra, a tratti sbeffeggiante. Sferzante.
Inizia il grigio per antonomasia, Formigoni. Un tragicomico mix surreale tra il beach boy che ostenta giacche iridescenti e camice fiorellate, ed un chierichetto ciellino. Un vanesio narciso che comunica sacrale intoccabilità, guardandosi ad uno specchio rotto. Vaneggia sulla sua quasi divina impeccabilità di comportamenti, simile a cristallina “acqua di sorgente”, mefitica. A guardarlo, l’impressione è chiara, netta: il potere di tanti anni deve averlo condotto all’ultimo stadio del più evidente “delirio d’onnipotenza”. Immune a tutto, malgrado sia travolto da avvisi di garanzia a grappoli, lui per primo a dare il buon esempio. Scandali, arresti ed un consiglio regionale Lombardo  ridotto a filiale minore di San Vittore. Caricatura di una volontaria autoparodia delinquenziale. Dal listino bloccato, alle firme false, alle Minetti, ai mancanti scontrini di inconsapevoli vacanze ai Caraibi, fino ai voti comprati, in stock da 20mila, al mercato della ‘ndrangheta. Corruzione, tangenti, peculati, e parole perculanti.
Qualcosa che avrebbe fatto sgretolare anche una statua di piombo. O spinto un uomo all’esilio, a scomparire, a meditare in un convento come fece Marrazzo (mai destinatario di avvisi di garanzia, ma reo voler scopare chi gli pareva). Invece il prode governatore ha continuato indefesso, instancabile. Nell’insostenibile e grottesco richiamo agli avversari politici: “Parla anche dei tuoi, e non solo dei miei” con riferimento agli indagati, che dipinge pienamente il livello d’indecenza raggiunto dalla politica italiana. Con una boria a tratti sprezzante ed ancor più risentita verso chi, dopo un lungo, patetico, tira e molla, ha fatto cadere virtualmente un governo regionale ormai  zimbello.
E il deliro continua. Una specie di vaneggiar inconsapevole, e la convinzione di poter ancora aggregare attorno a se le “forze moderate” per le prossime elezioni. Non contradditeli, consigliavano i saggi.
Ma questi esempi di attempate volpi argentate, vittime dell’insostenibile priapismo da potere e poltrona, vinti dal morbo dell’onnipotenza, non sono prerogativa unica delle destre. Basta vedere cosa avviene in seno al Pd. Da anni covo di correnti, serpi, invidie, litigi, vetero-apparati immutabili, e profonda inettitudine. Si sono dati alle “primarie” per decidere il candidato premier, certo. Un americanismo, ma tragicamente all’italiana. Simile all’Alberto Sordi di  “Un americano a Roma” che fa colazione con milch e burro. E poi, disperato/disgustato, finisce per mangiare una cofana si spaghetti. Come se bastasse la parolina “primarie”, senza un barlume di regole. Di quel fenomenale esempio di democrazia americano, hanno importato una sola cosa: i colpi bassi, spesso insopportabili.
Il giovin “rottamatore” da playstation, l'infanto prodigio Renzi, infonde quasi simpatia. Stretto nella morsa letale, tra i languidi baci della morte di Silvio che lo teme (e di certo non potrebbe candidarsi contro di lui, senza rinverdire un repertorio di barzellette ormai stantie sul nonno e il nipote, dopo quelle tra nonno e nipotine) e dell’establishment storico del Pd, grigio, sommessamente rassegnato come la Sig. Pina Fantozzi coi capelli color grigio topo e causa delle tante debacle della sinistra negli ultimi anni. Con saggezza e classe non comune, si fa da parte Veltroni. La volpe vera stavolta è lui, cui magari come riconoscenza per il nobile gesto sarà affidato un posto in Campidoglio.
Resistono strenuamente, lividi di rabbia, Bindi e D’Alema. Quest’ultimo, in particolare, fa il giro dei salotti tv con un livore antico verso quel giovane lazzarone emergente che pensa d’essere il figlio di Obama e vuol pensionarlo, come un vecchio rimba da baggina. Quella rabbia, per intenderci, che al “baffino” mancò quando si trattava di dover opporsi in modo concreto a Berlusconi, sua nemesi che si trasforma in osmosi mortale. Senza uno, non esiste l’altro.
Impazzisce, letteralmente, all’idea d’esser messo da parte. Così all'improvviso, quasi con la stessa violenza che usò lui giovane virgulto con i vecchi della sua epoca. Emerge tutta la rabbia risentita degli anziani despoti quando qualcuno osa mettere in dubbio il loro regno.
Arroganza che confina col delirio, ed inconsapevole ridicolaggine di fondo.




 
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