Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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POVERTA' INTERIORE

Post n°1076 pubblicato il 28 Luglio 2011 da Praj
 

Quando un ricco o un super ricco s'imbestialisce, si oppone con tutti mezzi che ha, perchè gli si chiede un piccolo sacrificio in favore di una equità sociale, un minimo di giustizia redistributiva, dimostra tutta la sua povertà interiore.
Tutte le balle che si racconta per giustificare questa miseria spirituale non fanno altro che renderla invece ancora più evidente.



 
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Commenti al Post:
morbida1dgl
morbida1dgl il 28/07/11 alle 09:46 via WEB
Per imbestialirsi non ci vuole poi molto vista la vicinanza, la miseria è proprio nel non essere Umani. Questo E'. Buona giornata e grazie per avermi aggiunto:-)
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 28/07/11 alle 11:52 via WEB
La miseria nel cuore è proporzionale all'avidità che va egoisticamente ampliandosi. Mi fa piacere averti trovato anche in quello spazio. Un abbraccio, cara Antonella. Namastè! :-)
(Rispondi)
skarma64
skarma64 il 28/07/11 alle 13:44 via WEB
quando un uomo è tutta personalità ma è privo di coscienza collettiva, di coscienza di un bene più grande, un vantaggio che non si circoscrive alla sua sola e misera personalità, fa questo genere di errore. La ricchezza è una grossa opportunità per un'anima di subliminare la personalità e trasformare positivamente qualcosa che investe un'area più grande di sè stessi. Ma è anche la più grossa tentazione che può corrompere il percorso di un'anima. Purtroppo accade spesso che l'anima sulla ricchezza scivola e cade e quindi che ci siano persone ricche dal punto di vista materiale, ma abbastanza barboni nella questione spirituale.. un abbraccio, mery
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 28/07/11 alle 14:01 via WEB
Le tue osservazione sono importanti perchè mettono l'accento su un punto discriminante: non si può lasciare l'anima alla merce della mera personalità, in balia della circorscritta ed effimera identità personale. Se, ci si riferisce e si anela ad una dimensione spirituale, bisogna che i confini della nostra identità si espandano, sempre di più, fino a comprenderne la non finitezza, un senso profondo di unità con tutto ciò che ci sta intorno. Altrimenti, si ci perde nella nella sfera della mondanità egoica, anche se questa può - per mascherare la sua autoreferenzialità - ammantarsi di veli che alludono esteriormente a ciò che in noi è trascendente. Ricambio l'abbraccio, cara Mery. Ti ringrazio per l'apprezzato commento. :-)
(Rispondi)
lenteris
lenteris il 28/07/11 alle 16:44 via WEB
Colui che ha in sé solo pienezza materiale non riesce a vedere e amare chi gli sta accanto. Non è capace di ospitare anche un piccolo frammento del dolore altrui che, come sempre, solo il vuoto, lo spazio aperto, può accogliere. Non è in grado di condividere con altri quanto continua a essere suo proprio. C'è l'ansia di perdere il possesso, la cura attenta nel proteggere i confini di sicurezza, l'istinto ad aggiungere ad accumulare... Non ha possibilità di conoscere il significato delle parole "azione corale (co-creazione)" dove serve l'interesse all'altro, a ciò che pensa, a ciò che vuole e cerca... dove serve l’empatia e il cuore aperto. Non può scrutare l'orizzonte in cerca di una meta comune, non riesce a cercare insieme ad altri, ma soprattutto a capire cosa tutti noi stiamo cercando insieme... Da vuoto a vuoto un sorriso :) Claudio, in viaggio, a cercare insieme... sempre, nella buona e nella cattiva sorte..:)))))))!
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Praj
Praj il 29/07/11 alle 10:06 via WEB
Di fronte a quell'ansia di perdere il possesso, di fronte a tanta avidità, che fare, dunque? Bisognerebbe, secondo me, andare a scoprire le fonti della paura che la alimentano. E, ancora una volta, ci troviamo di fronte alla necessità di percorrere un viaggio in noi stessi per dissolvere quella paura originaria che è la sorgente di ogni sofferenza e che erroneamente cerchiamo di coprire, cancellare con ogni genere di avidità. Quella paura proviene dalla disconnessione con la dimensione Divina che portiamo in noi stessi. Risolvendo la nostra primaria paura interiore, oltre che a farci ritrovare la pace, farà sì che saremo in grado poi di contribuire ad espandere questa attitudine fiduciosa intorno e facilitare un clima psicologico dove l'avidità – figlia dell'egoismo - avrà sempre minor peso. In questa semplicissima indicazione, c'è forse l'indicazione basilare per uscire da quel tunnel che porta solo fatica e sofferenza a chi sta vivendo con noi il grande cammino in condizioni più difficili e svantaggiate. Allora andiamo avanti, comunque sia, cara Sivia, dispensatrice di perle. :-))
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