Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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SU QUESTO SI TACE

Post n°1154 pubblicato il 11 Settembre 2011 da Praj
 

Se un ego afferma che il libero arbitrio non esiste sta bluffando, ovviamente, dato che non può dirlo smentendosi nel contempo agli occhi del mondo.
Tuttavia, quella è una verità che può essere realizzata da una consapevolezza riconosciutasi impersonale. Quando ciò accade, questa onora la rivelazione metafisica, tacendo.


 
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Commenti al Post:
devarishi
devarishi il 12/09/11 alle 13:43 via WEB
ciao Praj mi piacerebbe approfondire. Il libero arbitrio non esiste perchè, di fatto, non è reale l "entità" in cui identifichiamo noi stessi. Quindi, tutte le scelte fatte nell'inconsapevolezza di questa verità, sono conseguenza di condizionamenti che ci portiamo dentro ...per dirla come il buddhismo...si fondano sull'ignoranza e quindi non si può parlare di libertà. E' così ? Ma, si potrebbe dire che l'autentica "libertà di scelta" equivale alla massima ..apertura accettante...cioè siamo veramente liberi quando abbracciamo totalmente la vita così com'è e quindi andiamo nella direzione del "sia fatta la tua volontà"...perchè non c'è più differenza tra la Sua volontà (nel senso di volontà trascendente, o volontà della VITA) e la nostra ? grazie ciao lara
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 12/09/11 alle 14:41 via WEB
Sì, secondo me sì. Basta che in questo abbandono accettante ci sia piena consapevolezza. Quindi, non sia viziato da forme di rassegnazione che segnalerebbero ancora forti tracce egoiche, ancorchè rivestite di senso d'impotenza. Grazie a te, Lara. Un sorriso e buona settimana. :-)
(Rispondi)
 
 
devarishi
devarishi il 12/09/11 alle 14:57 via WEB
si, certo, la rassegnazione è egoica. Ma volevo chiederti, proprio nell'ottica di una vigilanza continua dei propri contenuti....per me il "percorso spirituale" (non saprei in che altro modo definirlo) è soprattutto un "lavoro"...cioè...è un impegno costante nell'osservare i miei contenuti interiori. Parlo di impegno proprio perchè so che non è qualcosa di "spontaneo"...cioè è un po' un andare contro corrente...è una volontà che si devere rinnovare e rinnovare costantemente ma sento la motivazione forte e profonda. Se credo che la RESA sia una Grazia che accade quando è il momento giusto...penso anche che sia prioritario un impegno quotidiano...anche se arrivati ad un certo punto, questo "impegno" diventa una necessità. cosa ne pensi ? ciao lara
(Rispondi)
 
 
 
Praj
Praj il 12/09/11 alle 21:52 via WEB
Lara, sebbene possa trovare questo "determinismo" inaccettabile perché sembra neghi la mia irrinunciabile identità e possibilità di scelta, per il Tutto ciò è irrilevante. Questo perché è solo nel Tutto che si trova il compimento della completa espressione dell’assoluta Libertà. La presunta parte dipende necessariamente dal Tutto: quindi non ha mai potere reale in sé. Allora non c’è niente da accettare. Perché anche come ego sono, nei fatti, semplicemente forma del Tutto-Uno. Quando tuttavia io sono il Ciò che è, dis-identificato, e non ho nessuna considerazione di ciò che sono, o non sono, quando non c’è secondo, io divengo l’accettazione stessa, perché non rimane nulla da accettare. Non ho perciò niente da aggiungere con una accettazione personale. In questa comprensione, essa diviene chiaramente superflua. Ogni accettazione secondaria va e viene, non è che un ombra effimera dell’accettazione essenziale. Per cui se anche volessi sviluppare una modalità di gestione dell’accettazione creerei solo una sorta sovrapposizione mentale inutile. Nonostante possa credere di poter accettare in quanto persona, in realtà non è mai la mia accettazione che accade. E’ sempre l’accadere impersonale del ciò che è, l’aldilà di un me che non c’è. Lo stato meditativo che emerge da una ricerca interiore che conduce all'arresa non è sforzo, è Grazia. Altrimenti non è un vero stato meditativo. Crediamo che ci sia sforzo perchè scambiamo la "concentrazione" con la "meditazione". La meditazione è pura Osservazione senza sforzo alcuno. E' serve a far emergere la presenza del Puro Osservatore, il cosiddetto Testimone (impersonale), Quello del "non fare sforzo", anche se in chiave concettuale è giusto affermarlo, può anche diventare un estremo stratagemma dell'ego per mantenere il suo ruolo e potere in modo ancor più occulto e astuto. Ecco che allora la vigilanza consapevole, meditativa, diventra un grande strumento per riconoscere questa trappola in cui si può ancora cadere: magari convincendosi che non c'è più "nulla da fare" e pensando che è la volontà di Dio. E' un confine molto sottile da riconoscere come tale. Occorre, secondo me, una specchiata onestà con se stessi per rilevare l'ambiguità che c'è fra il mero pensare uno stato di coscienza e realizzarlo. Un caro saluto :-)
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devarishi
devarishi il 13/09/11 alle 08:32 via WEB
ciao Praj sono d'accordo con ciò che dici. Chiaro...non è l'IO che deve accettare (perchè non c'è nessuno IO)l'accettazione è un apertura della coscienza consapevole di sè. Nello stesso tempo credo che la via spirituale sia una via di paradossi, perchè se realmente, non c'è niente d'accettare, nessuno sforzo da fare...credo che se non c'è una motivazione profonda, che evidentemente nasce proprio dal SE' a volere VEDERE la realtà e la VITA per ciò che è...si continuerà a scegliere il sogno e a credere ad esso. Ma il paradosso sta nel fatto che non è l'IO ad avere questa motivazione...non si può forzare questa motivazione. ciao lara
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Praj
Praj il 25/09/11 alle 15:20 via WEB
Condivido, Lara. :))
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teatROM
teatROM il 13/09/11 alle 11:35 via WEB
il Silenzio è una grande risposta, a volte il Silenzio sa anche accompagnare la parola, allora la parola diventa Parola. Ciao
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Praj
Praj il 25/09/11 alle 15:22 via WEB
E' vero... il Silenzio è la gran Risposta. Ciao! :))
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