Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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« NON SI PUO' ESSERE CATTIVI...COM'E' POSSIBILE? »

... POI SI ACCETTA E SI INTEGRA

Post n°1178 pubblicato il 28 Settembre 2011 da Praj
 

Nella ricerca interiore...
prima "si nega ciò che non risponde alla Realtà ultima, poi si accetta e si integra tutto ciò che riguarda il principio universale, nei suoi vari domini, perché questo non è il nulla assoluto".

(Raphael, Upanishad, Introduzione, Ed. Bompiani)
Tratto dal forum: I Pitagorici.it

 

 
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Commenti al Post:
sofiastrea
sofiastrea il 28/09/11 alle 10:08 via WEB
E' vero...neghiamo ciò che cerchiamo per poi espanderlo all'infinito ...in una fase che non è il Nulla assoluto , un'illusione ulteriore...:-))
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 28/09/11 alle 11:24 via WEB
Eh, già... Ciao! :-))
(Rispondi)
devarishi
devarishi il 28/09/11 alle 11:37 via WEB
Praj, sai che non l'ho capita questa cistazione. Puoi spiegarmela ?? grazie ciao lara :-)
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 28/09/11 alle 12:12 via WEB
Qui si parla del processo del Neti Neti (spoliazione mentale) non ha niente a che fare con un "dover far qualcosa"... Esso è un puro atto d'Osservazione... che testimonia un lasciar andare gli oggetti della mente (pensieri), qualunque siano. Non quelli funzionali, ovviamente. Però questo processo disidentificativo deve portare ad un "Vuoto mentale" affinchè possa poi sorgere un'accettazione e integrazione genuina, che non sia più strumentale ai giochi dell'ego. Nell'ascesa (neti neti) c'è ancora un soggetto che via via si sta spogliando... Nell'iti iti conseguente, dopo una effettiva spoliazione, nella ridiscesa, nel ritorno all'ordinarietà fenomenica, questo fittizio soggetto ora ha una consapevolezza del tutto diversa: è libero dal sentrisi agente personale, anche se "visto da fuori" appare come individuo agente. E' quel che si dce, ma difficilmente si realizza: nel mondo ma non più del mondo. E' pienamente sia nell'immanente che nel trascendente. E' quel che Osho, pittorescamente definiva: Zorba il Buddha. Un sorriso :-)
(Rispondi)
sofiastrea
sofiastrea il 28/09/11 alle 15:06 via WEB
ci sono ricercatori che trasmettono la loro ossessione mentale alla ricerca dell'Assoluto...di fatto questo impedisce anzi rimanda alla mente di morire...credo che questi abbiano una responsabilità enorme nella non crescita dei discepoli, essi sono costretti a girare a vuoto dietro l'ossessione del loro insegnante...la realizzazione è mentale esclusivamente mentale e non ha nulla a che fare con la liberazione è di fatto la realizzazione della schiavitù delle menti a un nuovo giro infernale...non si scappa non c'è via di uscita la mente si adegua perchè non vuole morire...così la vedo ciao Praj
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 28/09/11 alle 18:12 via WEB
Direi però che spesso non si ha l'idea del rapporto fra un Maestro Autentico (non un semplice realizzato), tantomeno un insegnante, e un suo discepolo. E' una storia d'Amore tutta ad esplorare, un "love affair", pericoloso per l'ego del discepolo. L'ego e la sua sciocca logica sicuramente non lo può comprendere. Ne ha troppa paura: vi intravede la sua fine. Parlando, invece, per esperienza personale: non vedo proprio cosa avrei potuto insegnare ad Osho, un Buddha nella sua magistrale espressione. C'è solo da far entrare il suo messaggio e farlo fiorire nel campo dell'esistenza quotidiana. Quando si fanno dei riferimenti a strani rapporti egoici di sudditanta psicologica, forse stiamo parlando d'insegnanti: allora qui è tutta un'altra storia, e quel che dici ha una ragion d'essere. Dunque ritorniano di nuovo al lavoro con il neti neti sul quale il Maestro, oltre alla nostra sincera indagine, meditazione, può dare un contributo fondamentale,aiutandoci a vedere i sottili supporti che non riconosciamo, facendolo con maestria e compassione. Aspetti della ricerca ai quali invece un ego spirituale tende sottrarsi per sua natura e voglia di sopravvivenza. Il Maestro si dissolve solo quando anche il discepolo si è dissolto. Allora rimane soltantoo Il Sè. Non c'è più maestro, non c'è più discepolo. Ma solo allora! Farlo prima è un autoinganno, secondo ciò che ho visto e sperimentato. Ciao! :-)
(Rispondi)
 
 
sofiastrea
sofiastrea il 28/09/11 alle 18:34 via WEB
Sono perfettamente daccordo con te...il Maestro si dissolve solo quando anche il discepolo si è dissolto, sempre giusto quello che dici :-)Riguardo all'insegnamento ad Osho forse avresti potuto insegnare molto perchè no, non tu forse come insegnante, ma Tu come insegnamento, per come sperimento imparo anche dai polli :-)))
(Rispondi)
 
 
 
Praj
Praj il 29/09/11 alle 09:35 via WEB
Al "Vuoto" cosa avrei mai potuto insegnare? eheheh! Ciao :-)))
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