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Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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LA LEGGEREZZA DEL QUI E ORA

Post n°2072 pubblicato il 03 Agosto 2013 da Praj
 

Ciò che conta essenzialmente è ciò che è qui e adesso. Non c’è null'altro che questo. Non c’è niente da comprendere. E’ questo che si riflette come leggerezza, che sembra nascere quando gli eventi sono in accordo alle mie idee e che sembra scomparire quando le situazioni non corrispondono al mio modo di vedere, a ciò è giusto per me.
E' bene che arrivi il momento in cui smetto di considerami onnipotente e onnisciente e di volere risolvere i problemi mondani o i miei, perché sono i medesimi, allorché capisco che in entrambi i casi si tratta di oziose fantasticherie. La smetto con l'assurda pretesa di controllo di ciò che è incontrollabile.
Concretamente invece, posso regalarmi dei momenti durante il giorno, come quando sono fermo ad un incrocio con l'auto, per qualche istante in cui esco dal tempo psicologico, dove lascio andare la credenza di essere una persona, di avere famiglia, un impiego, una ideologia e mi offro a quello che c’è.
Può essere il sentire un mal di schiena, un rumore assordante, un odore gradevole, quello che c’è nel momento, senza volerci ricavare niente. Ciò è l’essenziale, la bellezza senza definizione, il puro godimento senza scopo. Questa accoglienza si infonderà piano piano nella mia vita, fino al giorno in cui vorrò quello che c’è, perché ciò che c’è, è quello che deve esserci. Sarò arreso al ciò che è, finalmente.
La manifestazione di questa leggerezza può essere terrificante se necessario.
Ma è leggerezza, verità.
Quando il leone sbrana la gazzella, quando la grandine rovina il giardino, quanto il treno è in ritardo... è la stessa leggerezza, se ci si pone senza un'idea precostituita, senza aspettative.
Ma se ho una idea, un pregiudizio, una aspettativa allora, scegliendo, per esempio di stare dalla parte del leone o della gazzella, la faccenda diventa drammatica o meravigliosa.
Questo senso di leggerezza accade invece solo se non ho un’idealità che riguarda il modo in cui deve essere il mondo, se non ho la vanità di voler migliorare la creazione, lo svolgersi del reale. Non è indifferenza, ma sottomissione alle leggi universali che trascendono il mio relativo punto di vista, il mio circoscritto bisogno.
Questo però non impedisce al mio organismo di muoversi, di contemplare... è nella natura della vita esercitare il movimento, l'osservazione. Però non esiste che io sappia meglio di Dio ciò che deve essere. Non c’è meglio o peggio, tranne se vivo in modo idealistico, fantasticando. Altrimenti, anni dopo, penserò, filosofeggiando, ancora sul perché della povera gazzella sbranata dal leone, sulla ingiustizia di uno tsunami... e su una miriade di cose che mi sembrano ingiuste.
Se sarò capace di lasciarmi andare alla libera espressione delle imperscrutabili leggi e forme della manifestazione, non avrò più pretese e non sarò più affaticato da queste.
Abbandonando ogni pretesa sulle cose, sulle situazioni, sugli altri, sulla leggi di natura... scoprirò la leggerezza dell'essere... qui e adesso.





 
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