Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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La fuga dal mondo è la risposta?

Post n°397 pubblicato il 10 Febbraio 2008 da Praj
 

Prendendo spunto dal bel film "Into the wild", sono emerse in me alcune considerazioni che vorrei condividere. Il tema principale del film è la libertà più grande che può conseguire un uomo nella sua vita.
La tesi è che essa non la si può trovare nel mondo civilizzato, ma solo isolandosi nella natura selvaggia.
C’è
un inno alla ribellione che descrive il desiderio dell'uomo cresciuto nella società consumista e decadente, la quale è in contrapposizione alla ricerca della felicità e della verità, di uscire da tutti i condizionamenti esteriori che essa impone. E’ la metafora della ricerca di un luogo idealizzato, la meta ultima di un viaggio iniziato come una fuga e diventato invece di una verità soggettiva, la scoperta della saggezza, la scoperta della propria essenza. Ciò che conterebbe sarebbe l’allontanarsi dal materialismo, dall’ambizione e dalla rabbia della  famiglia, dai valori nei quali non ci si riconosce più. Come drastica conseguenza scaturisce il rifiuto dei simboli che sono lo specchio della società moderna-occidentale: che sono il denaro come fine, l’ambizione carrieristica, la competizione spietata, la famiglia borghese…
Fuggire da questo mondo perché non più ritenuto vivibile da tutti i punti di vista allora diventa un imperativo morale, una vocazione che attraversa la vita di certe anime pure: quelle che dinanzi alla prospettiva di una vita conformistica e banale, rinunciano alle lusinghe del mondo materiale e scelgono la sfida di una vita regolata soltanto dalla forza dei propri ideali, dalla soddisfazione dei bisogni primari, rinunciando ai desideri effimeri impostici.
E’ un viaggio, un’avventura alla scoperta di se stessi,  illuminato solo dalla luce della spiritualità. Spogliato da ogni sicurezza e vissuto nella massima intensità esistenziale, nella totale incertezza sul futuro, momento per momento. Un faccia a faccia con la natura più estrema, in solitudine.
In questo viaggio poi però arriva anche il giorno in cui il ricercatore ciò si rende conto che, alla fine, la chiave non sta nel raggiungere la meta, ma nel viaggio affrontato per arrivare a toccarla, negli incontri fatti e nelle emozioni ricevute e donate…
II punto significativo della storia, tra l’altro vera, è quando il neo selvaggio, con la morte incombente, nella situazione di massima paura, ma nella pura contemplazione della bellezza della natura, con lo sguardo rivolto verso il cielo luminoso, si rende consapevole che ”la felicità è vera solo quando è condivisa”.

Ma come condividere, descrivere la magia dei sentimenti provati con il contatto umano o legati ad una natura…sempre più selvaggia? Come si può solo sfiorare tutto questo, senza sperimentarlo direttamente?
Viviamo una vita piena di tutto e spesso, nonostante questo, ci sentiamo insoddisfatti. A questo punto la vera sfida è: privarsi di tutto, isolarsi dal mondo, rinunciare alle comodità e mettersi in viaggio o vivere giorno dopo giorno la giungla e la fatica quotidiana? Rischiare tutto in nome della libertà?
C'è chi crede nella fuga e chi crede nel coraggio di restare, c'è chi crede nel viaggio andata e ritorno e chi non partirebbe mai. Ognuno qui ha una sua risposta, in base al suo spirito, alle sue caratteristiche psicologiche, caratteriali. E’ un sogno o necessità di sfida che appartiene solo ad alcuni individui, solo a dei giovani romantici?
"La felicità è in tutto ciò che ti circonda, e per raggiungerla devo isolarmi in essa" dice nel film il ribelle, deciso a spingere la propria ricerca oltre il limite consentito dalla natura più selvaggia.
E’ nella fuga dalla civiltà la risposta, la ricerca della libertà, della verità? O altrove?

 
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Commenti al Post:
Earthlessheartless
Earthlessheartless il 10/02/08 alle 09:26 via WEB
Essendo una vicenda reale, quella di Christopher rende ancor più vero, il fatto che, il viaggio in sè è più importante della meta. Sappiamo qual è la nostra meta ultima: quindi, viaggiamo per arrivarci e, nel frattempo, non perdiamoci niente del paesaggio. :)
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Praj
Praj il 10/02/08 alle 09:40 via WEB
Sono d'accordo sul non perderci niente del paesaggio, sulla necessità vivere intensamente, per gustarci l'avventura della vita. E' lo stesso essere in cammino ciò che conta... perchè la meta è interiore ed è solo da riscoprire nel viaggio stesso. Grazie dell'acuto commento. Buona domenica. :-)
(Rispondi)
Pazzarella_76
Pazzarella_76 il 10/02/08 alle 11:37 via WEB
Anche il Budda storico si ritirò in solitudine per scoprire la verità sulla felicità, si illuminò ad essa e ritornò nel mondo x condividerla. Oggi come allora il ruolo delle illusioni è proprio questo, darci la spinta propulsiva per iniziare il viaggio.
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 10/02/08 alle 19:07 via WEB
Il punto però riguarda il fatto se quella solitudine, che conduce all'incontro reale con se stessi, sia possibile trovarla solo in alcuni luoghi, e in particolar modo in posti che solo non contaminati dalla società civilizzate. Nella natura ancora selvaggia. Che poi sia fondamentale condividere ciò che si ha realizzato in quel Viaggio, che sia fatto pricipalmente interiormente o esteriormente, sono certamente d'accordo. Come sono d'accordo che la spinta parta dall'insoddisfazione, dalla sofferenza, dal disagio... Un sorriso :-)
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stellaserenity
stellaserenity il 10/02/08 alle 14:24 via WEB
Io sono tra quelli a favore del coraggio di restare. L'isolamento va bene per un periodo limitato di tempo e credo possa essere veramente illuminante, ma poi bisogna immergersi nella realtà in cui si è nati e vissuti per continuare in maniera omogenea il proprio cammino. Trovare la serenità nel caos significa incontrare una verità che non potrà essere incontrata nella falsa serenità che proviene da un isolamento forzato. Questo almeno è il mio pensiero di adesso...mi ha incuriosito questo film, lo guarderò! Un caro saluto e un bel sorriso per te! ;-)
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Praj
Praj il 10/02/08 alle 19:59 via WEB
Come per Te, quella è la mia inclinazione. Anche a me fa propendere per il restare. In questo senso la penso come Lao Tze il quale diceva che si può conoscere il mondo senza uscire dalla propria stanza... E' ovvio che è una metafora. Infatti, per me il grande viaggio è interiore. Ciò non esclude avventure e viaggi esteriori. Ma l'essenza va ricercata guardandosi dentro, cogliendo le occasione che ovunque la vita ci offre. Per arrivare a essere nel mondo ma non più del mondo. Ciò non toglie che per altri individui, predisposti psicologicamente e caratterialmente in senso diverso, sia di ordine primario tuffarsi in esperienze che li mettono in contatto con un sentire e vedersi profondo fatto di realtà forti, emozionalmente estreme. Io che sono di indole sostanzialmente tranquilla non mi sento portato per quel tipo di viaggio. Li ammiro e rispetto ma non fa per me. Sono un entronauta metropolitano... ah ah ah! Il film merita di essere visto. Merita sotto tanti aspetti. Vale alla grande il biglietto. Ricambio saluti e sorrisi. Ciao! :-)
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francoroc0
francoroc0 il 10/02/08 alle 18:04 via WEB
Ci hai proposto un' eccellente riflessione, su un tema di grande attualità, sicuramente accarezzata nell'intimo di una gran parte di noi! Io sono per restare, seppur nel caos che contraddisdinque la nostra epoca. Fuggire per evitare, non appartiene al mio modo di essere.Consapevole che ognuno possa fare scelte anche diverse, penso che la fatica della lotta e la determinazione ,messe alla prova, ci gratifino molto di piu' che scegliere isolamento e rinunce. Grazie per la bella riflessione. Franco.
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 10/02/08 alle 19:43 via WEB
I poeti romantici già si ponevano questo dilemma. Il filosofo Rousseau esaltava la figura del "buon selvaggio", nostalgicamente. Anch'io sostanzialmente la penso come te. Ma ci sono individui che hanno una necessità irresistibile di ritrovarsi in questa sfida. Solo in questo modo riescono a riscoprire la propria essenza. Siamo sicuri che è una fuga o forse è ancor più fuga da se stessi quella di chi concepisce la vita come mera sopravvivenza, ricerca del piacere come fine? Chi rischia in quell'avventura estrema sta cercanco una dimensione spirituale che, forse, restando integrato nel "sistema" non riuscirebbe probabilmente a trovare. Che ne sappiamo? Gia gli Hippies ci hanno provato e, difatti, nel film il protagonista ne incontra alcuni epigoni. Ma egli cerca in se stesso tutte le forze per proseguire il viaggio. Non ha bisogno di droga alcuna. Il puro rapporto con la cruda e meravigliosa natura è la sua fonte di continua ispirazione e contemplazione. Nel suo viaggio, nel suo esempio, ho riscontrato un fortissimo messaggio rivolto all'uomo che si è assopito nel confort che lo sta lentamente corrodendo, forse spegnendo. Grazie a Te, caro Franco, per il tuo acuto e apprezzato commento. Un sorriso :-)
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francoroc0
francoroc0 il 10/02/08 alle 18:07 via WEB
..mi scuso per l'errore di ortografia. " gratifichino " è la forma verbale giusta. Franco.
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morbida1dgl
morbida1dgl il 10/02/08 alle 18:11 via WEB
Hai visto "BARAKA"? Namastè! :-)
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 10/02/08 alle 18:58 via WEB
Dopo la tua segnalazione mi sono informato nel Web. Deve essere un film documentario molto interessante. La critica ne parla molto bene. Lo terrò presente quando andrò in cineteca. Grazie tante e Namastè! :-)
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ridi_1970
ridi_1970 il 10/02/08 alle 20:00 via WEB
Sicuramente una coscienza globale (o supercoscienza)ci ha portato questo film/riflessione,dove alcuni si potranno rispecchiare,o meditare.Ad alcuni potra' essere utile,quanto necessario comportarsi come il personaggio del film,io personalmente non mi negherei un paio di mesi cosi' se potessi. Ma sono sicuro che altri potrebbero "ritrovarsi" restando al loro posto. La questione è solamente quella della domanda "Vuoi trovare te stesso?"
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Praj
Praj il 10/02/08 alle 20:54 via WEB
E' esattamento quello il punto. Lo hai centrato bene: vuoi veramente tovare te stesso? Questa è la vera domanda! Il come sarà dettato dalla tua natura, dal tuo modo d'essere. Ogni via può essere quella giusta. Quindi anche quella di lasciare tutto, di bruciarsi i ponti alle spalle e misurarsi con dimensioni sconosciute, comprese quelle dell'esplorazione della natura selvaggia per vedere chi si è quando le identificazione non contano più niente, quando non ci sono protezioni a nostro sostegno L'importante è la totalità con cui si affrontano le prove, le esperienze, e soprattutto la capacità di comprendere da esse. I due mesetti sicuramente ti possono dare degli assaggi, ma non possono mai darti quell'intensità emotiva e intuitiva che viene quando la scelta è definitiva. Grazie, amico Ridi, per la tua visita e per il gradito commento. A risentirti. Ciao! :-)
(Rispondi)
ridi_1970
ridi_1970 il 11/02/08 alle 08:15 via WEB
Cio' che voglio dire è che la scelta è definitiva,da subito,ma va coltivata,per tutta la vita,e nel corso della vita.Questo è il mondo in cui viviamo,e ci dobbiamo gestire.A volte basta lo stesso colpo,un solo colpo per ritrovare la memoria. Un saluto caro praj,se posso permettermi questo è un sito eccezzionale.ciao ogni bene:-)
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 11/02/08 alle 09:41 via WEB
E'come una vocazione. Una chiamata a cui non si sà resistere. E' il richiamo che ci trasmette la nostra essenza. Da qui parte la scelta definitiva: quella che non è disposta ad indietreggiare nonostante le difficoltà che si potrebbero incontrare. Che prosegue ininterrottamente. Si deve sentire come la passione fondamentale. Una volta in cammino essa si dispiega lungo le esperienze; si evolve e si trasforma... finchè non ci conduce alla meta. Ma ciò che è bello constatare è che poi scopriamo, durante il percorso, che l'importante non è più la meta da raggiungere che conta e ha valore ma l'essere in viaggio con tutto il nostro essere. Ciò di per sè è appagante. E' quello che poi cambia la nosta visuale e fa si che quella che poteva sembrare una fuga da qualcosa per andare da qualche altra parte, ritenuta degna o ideale, invece si rivela una immersione benedetta in una realtà più profonda. Grazie, Ridi, per l'apprezzamento. Ogni bene anche a Te. A risentirci. Ciao! :-)
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sofiastrea
sofiastrea il 11/02/08 alle 08:53 via WEB
siamo noi il viaggio...nel mio ho ritrovato le emozioni forti della natura, senza mai muovermi...impressi nel cuore: i deserti, i mari, le onde, gli animali . Abbiamo Tutto con noi, basta tirare fuori la tavolozza ed iniziare il nostro dipinto, la natura ci verrà incontro con la sua potente energia :-))
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Praj
Praj il 11/02/08 alle 09:54 via WEB
Evidentemente siamo fatti in modo per cui abbiamo affinità molto significative. Mi ritrovo in quello che dici. Anch'io scopro e provo tutte le emozioni che potrebbe offrirti la natura dentro di me. Ciò può sembrare assurdo, paradossale a chi è diverso forse, ma in realtà ho potuto vedere che le cose più forti mi sono accadute nella mia stanza, in silenzio, piuttosto che nei momenti in cui ero immerso nella natura. E' chiaro allora che non vado cercando la natura selvaggia perchè sento che non è lì che attingo le percezioni, le intuizioni più alte, la potente energia. Certamente mi piacciono molto i bagni nella natura, ma anch'io credo, almeno lo è per me, che tutto si possa trovare nella nostra interiorità, senza necessariamente andare a cercarlo nell'isolamento dovuto all' immersione nella natura. Un caro saluto :-)
(Rispondi)
 
 
sofiastrea
sofiastrea il 11/02/08 alle 10:41 via WEB
infatti non si tratta di scegliere, semplicemente quel che ci viene proposto viene da noi interpretato e compreso secondo le nostre possibilità...Ulisse è dovuto partire per ritrovare la sua Itaca. Comunque un bagno di natura fa sempre bene, se vuoi qui da me si sta divinamente :-)))
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Praj
Praj il 11/02/08 alle 11:01 via WEB
Anche a me piace molto stare in natura, ovviamente. E' però sul cercarla nella sua forma più estrema per trovare il rifugio, il drastico allontanamento, da una società sentita come opprimente che pone l'interrogativo. Sono contento che tu abbia anche questa magnifica opportunità di stare nel godimento di uno scorcio di natura addomesticata. Sono sicuro che sarai invidiata... da chi è costretto a ben altri panorami, odori e sensazioni. Ah ah ah! Ciao! :-)))
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wabi_d
wabi_d il 11/02/08 alle 09:07 via WEB
Bravo Praj con i tuoi spunti di riflessione che nascono ... dalla tua vita metropolitana, da una tua serata passata a guardare un film con consapevolezza! Siamo uguali ma pur tutti diversi, con inclinazioni e sensazioni mutevoli. E' sicuramente attraente l'immagine del buon selvaggio di Russeau, dell'eremita nella sua grotta in riva al mare, dell'asceta sui monti ma... ma la nostra vita ora e' qui. Qui nel rumore delle citta', nelle grida del mercato rionale, nel ticchettio della tasteira ed e' qui la nostra sfida. Il nostro cammino alla scoperta di noi stessi ora passa da qui, poi domani chissa'... potra' passare anche per la baita isolata in campagna, per la vetta silenziosa di un monte (le mie adorate montagne!!ndr.). Sono tutte esperienze, non c'e' bisogno di fuggire in tibet per assaggiare la saggezza, non e' necessaria la vacanza alle Maldive per staccare la spina. Cioe' che e' necessario e' il nostro sguardo sereno, lucido e consapevole sulla nostra vita qui ed ora. grazie a te praj!
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Praj
Praj il 11/02/08 alle 10:30 via WEB
Isolarsi in un luogo sperduto, immergersi nel silenzio della natura, lontani dal caos, è una tentazione che, immagino, prima poi accarezzi tutti. Soprattutto quando abbiamo la sensazione di soffocamento, dovuta alle mille incombenze, impegni, responsabilità e preoccupazioni che ci induce la vita sociale organizzata. Ma, come già detto, io preferisco trovare la pace in mezzo al mercato. Ciò mi rende sicuro che, se la trovo, essa è a prova di bomba. Non sarà più possibile perderla perchè non dipende più dal contesto esterno, ma dal centro di gravità permanente che ho saputo trovare in me. Stare nel mercato e contemporaneamente cercare se stessi consente di provarsi continuamente e vedere la misura del nostro reale distacco, del nostro essere sganciati dalle identificazioni che il sociale tende ad incollarci addosso. E' forse la più grande delle palestre per un ricercatore spirituale. L'isolamento nella natura, a parte le effettive e grandi possibilità, opportunità di sperimentarci di fronte al pericolo, all'incognita, alla creatività... rischia però di crearci una sorta di dipendenza. Quello stato di benessere conquistato in quella condizione, se non è trasformazione totale della nostra consapevolezza, è possibile che poi diventi un nuovo limite. Ovvero, ci abitua ad un tipo di vita che non è più in grado d'integrarsi con quella precedente, quella che vive la maggior parte dell'umanità. Allora quella fuga si rivela anche una fuga da una parte di noi molto importante. Perchè noi siamo anche gli altri. A quel punto non so se è stata una risposta e non una grande reazione, una sconfitta. Io credo che invece sia fondamentale trovare l'equilibrio in qualsiasi realtà in cui ci veniamo a trovare, in cui vogliamo andare. Se la fuga è da noi stessi e non dal mondo come potrebbe sembrare, trovo che che la liberazione sia ancora da compiere. Grazie a Te, Wabi. Ciao! :-)
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wabi_d
wabi_d il 11/02/08 alle 10:56 via WEB
la accendiamo! mi hai tolto le parole di bocca... allora lasciamo perdere le parole e ti mando un abbraccio Praj. ps. Gli spunti migliori nascono da queste piccole esperienze quotidiane
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Praj
Praj il 11/02/08 alle 11:03 via WEB
Quando ci s'intende al volo, le parole diventano superflue. Ciò accade quando c'è una qualche sorta di affinità, di sintonia. Meglio. Ricambio l'abbraccio. :-)
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whu
whu il 11/02/08 alle 09:36 via WEB
credo assolutamente di si! il rifiuto della società in cui ci costringono a vivere è un dovere morale.
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Praj
Praj il 11/02/08 alle 10:04 via WEB
Più che un dovere morale assoluto, credo che sia un imperativo esistenziale soggettivo. Se tu senti che questo è il tuo unico modo di trovare la pace in te stesso, la serenità e la gioia, allora questo viaggio - che aparte dal rifiuto della scocietà - è fatto per il genere di individui come te. Se è ciò che senti veramente, allora dovrai assecondare questo tuo spirito, perchè solo muovendoti verso quella meta trovarai la tua via. E sarai al riparo delle frustrazioni, dai rimpianti... La società costringe i nostri organismi corpo mente a vivere in un certo modo, questo è vero purtroppo... ma sta a noi fare il possibile per cambiare o la società o, come preferisco e io, noi stessi. Un sorriso :-)
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DolceA0
DolceA0 il 11/02/08 alle 12:31 via WEB
considera che il ragazzo aveva solo 23 anni e che ha trovato il modo per lui più congegnale per cercarsi e per liberarsi delle scorie della società in cui stava vivendo. Il film fa riflettere soprattutto sulla conclusione "la felicità è vera solo quando è condivisa" perchè sembra una crescita rispetto all'idea iniziale di rifiuto del mondo tout court. Ed è forse davvero così. Siamo esseri sociali che vivono di relazioni. Per ritrovare se stessi, basta aprire gli occhi, e osservarsi nelle cose che ci succedono in ogni momento. Nn occorre andare in alaska. Ma lui era giovane...forse poteva fare solo quello in quel momento. Film molto bello. Ne ho parlato velocemente anche da me.
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 11/02/08 alle 19:16 via WEB
La morale sottostante della storia, tratta da un libro, tra l'altro vera ,è quella racchiusa proprio in quelle parole. Sono il focus dell'esperienza intuitiva che il ragazzo ha in un momento di grande solitudine. Però, aldilà della giovane età, che è sempre il crogiulo di idealizzazioni e radicalismi, nello stesso film il tema del rifiuto del mondo è riproposto anche dalle figure della coppia di hyppies attempati che non rinnegano il loro percorso, per quanto difficile da portare avanti sia stato sotto tanti aspetti. C'è in loro una rilassatezza che ha in sè la conferma della loro scelta fatta anni prima. Comunque convengo con te nel riconoscere che siamo animali sociali e che abbiamo bisogno delle relazioni con gli altri esseri. E che il proprio spazio interiore, fatto di silenzio, di contemplazione e relativa libertà, può conciliarsi lo stesso con i compromessi obbligatori a cui siamo chiamati dal vivere insieme, associati. Si tratta solo di trovare una via equilibrata, la famosa via di mezzo. Grazie delle belle osservazioni che hanno messo in evidenza un punto non trascurabile. Un sorriso :-)
(Rispondi)
scricciolo68lbr
scricciolo68lbr il 11/02/08 alle 12:43 via WEB
Su consiglio di una tua amica, sono passato qualche volta sul tuo blog... siccome ho interesse per gli argomenti riguardanti il mondo interiore, la spiritualità ti volevo aggiungere ai blog amici... se non ti dispiace... Un saluto.
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 11/02/08 alle 19:20 via WEB
Grazie... anzi mi fa piacere avere blog amici che hanno interesse per questi argomenti, non particolarmente frequentati in questa communitity. Ti verrò a leggere. Un saluto e un sorriso :-)
(Rispondi)
Celia.Preschern
Celia.Preschern il 26/02/08 alle 15:01 via WEB
Penso che in questa società non ci siano né libertà, né verità, ma solo illusioni di viverle. Come se fossimo avvolti da un grande ologramma, siamo ormai abituati a considerare "importanti" la macchina, la moda, lo shopping... Questa società ci insegna ad apparire cercando di farci dimenticare dell'Essere, così da racchuderci utti in unoo schema di vendita e consumo. Questa è libertà?... Secondo me non lo è. Ci siamo scordati come si fa ad amare incondizionatamente. Non sappiamo quasi più perdonare. Non abbiamo praticamente idea di quello che realmente siamo, non sappiamo da dove veniamo e non abbiamo idea di dove andremo. Abbiamo quasi completamente perso la connessione con la nostra Anima, che trovo sia più importante di questa o di quella macchina. No. In un mondo come questo io non posso sentirmi libera. In un mondo come questo, se spengo il cervello e mi adeguo, divento soltanto un numero e io so di essere ben di più, come te e come tutti. Apriamo gli occhi, liberiamoci da queste catene e rendiamoci finalmente liberi! Un abbraccio...
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 12/07/08 alle 10:23 via WEB
Grazie per il bel commento. E' interessante e lo condivido. Ricambio l'abbraccio. :-)
(Rispondi)
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