Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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« Messaggio #408Approcci diversi... »

L'altro è uno specchio

Post n°410 pubblicato il 29 Febbraio 2008 da Praj

Quando la relazione con qualcuno si chiarisce in noi a livello profondo, ci si rende conto che l'altro siamo noi
Se ci accade questo, constatiamo che la relazione con l’altro, colui esterno a noi, si modifica. Ora vediamo ciò con cui l’altro si identifica, le sue idee, il suo passato, un aggregato di memorie mescolate. Non vogliamo più cambiarlo, siamo noi stessi anche noi condizionati, a modo nostro, dalla storia che abbiamo vissuto e che abbiamo preso per personale. Ascoltiamo soltanto. Non ci paragoniamo più, vediamo in noi il bisogno di essere riconosciuti dall’altro, le nostre proiezioni, la nostra rabbia… La relazione con l’altro diventa una relazione nel presente. Siamo con ciò che si presenta ora: le nostre emozioni, le nostre sensazioni... vediamo come e dove agiscono.
Non domandiamo più all’altro di comprenderci né di approvarci. Vediamo in noi quando l'altro cerca di essere compreso: l’altro ci permette di vedere dove siamo con noi, nel rifiuto o nell’accettazione. Senza l’altro, ci sarebbe difficile conoscerci, l’altro è un rivelatore del nostro mondo interiore. L'altro è sempre uno specchio in cui possiamo rifletterci.
L'incontro, lo scambio, con l’altro diventa una relazione…silenziosa. Perché occorre il silenzio per poter ascoltare ciò che l'altro cerca di dirci dietro le parole, per ascoltare ciò che si risveglia in noi. In quest'ascolto silente, l'altro si rivela. Sia come l'altro in noi, sia l'altro di fronte a noi. In questo spazio d'ascolto e consapevolezza emerge ciò che si potrebbe chiamare Amorevolezza Cosciente.

 
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Commenti al Post:
stellaserenity
stellaserenity il 29/02/08 alle 16:09 via WEB
E' una realtà quella da te descritta di cui ancora non abbiamo piena consapevolezza. Vediamo l'altro come un qualcosa di esterno, estraneo e diverso da noi e infatti l'altro rimane estraneo e distante finché non ci accorgiamo di essere su un unico percorso che ci vede procedere uniti anche se noi ci sentiamo divisi. Lo specchio a cui ti riferisci è uno strumento molto prezioso per la propria autoconsapevolezza, uno strumento con cui tutti prima o poi avremo a che fare ...piacevolmente! ;-) Sempre luminosi i tuoi post!! Un abbraccio!
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Praj
Praj il 29/02/08 alle 18:17 via WEB
Finchè non si andrà in quella direzione non saranno possibili l'incontro, l'amorevolezza, la comprensione di noi stessi e dell'altro. Sono pienamente consapevolele che prima di arrivare a quella condizione di consapevolezza c'è un percorso di maturazione da compiere. L'importante, credo, è che almeno si cominci ad intravederne la possibilità, e non si rinunci ad una trasformazione interiore per poter giustificare il nostro egocentrismo, il comodo giudicare dall'esterno l'altro, senza riconoscere ciò che riteniamo un suo difetto o atteggiamento che ci "tocca" e quindi vederlo come anche nostro. Grazie... amica! Buon week end! Ti abbraccio anch'io. ;-)
(Rispondi)
 
 
stellaserenity
stellaserenity il 29/02/08 alle 21:11 via WEB
Pienamente d'accordo!! Buon week end anche a te!! :-)
(Rispondi)
 
 
 
Praj
Praj il 01/03/08 alle 10:04 via WEB
Grazie... Namastè! ;-)
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morbida1dgl
morbida1dgl il 29/02/08 alle 20:47 via WEB
Riuscendo a vedere come anche noi siamo lo specchio per gli altri, è più facile rapportarsi con compassione,comprendendo i timori, le riserve, i limiti che anche noi abbiamo. Namastè!
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 01/03/08 alle 10:03 via WEB
E' proprio così. In questo reciproco specchiarci e riconoscerci può sorgere la compassione, la disponibilità all'accoglienza, il perdono... sia verso noi stessi e verso l'altro. Questo approccio è terapeutico: aiuta a vivere e a comprenderci: Offre una visuale sicuramente più espansa che non l'osservatorio unilaterale incentrato sul mero senso dell'io. Namastè! Ciao! :-)
(Rispondi)
atisha0
atisha0 il 01/03/08 alle 11:02 via WEB
"l'altro sono sempre Io".. quanto è difficile cogliere questo punto! e.. riflettersi dento.. Un bel post, mi è piaciuto molto.. ciao e buon Tutto! :-)
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 01/03/08 alle 11:46 via WEB
E' difficile, fra le tante cose, perchè va contro una infinità di condizionamenti che ci propinano fin dall'infanzia. Questo vale per tutte le culture. Non siamo educati e favoriti in una crescita che non si basi sul senso egoico. D'altronde così è. Occorrerebbero ben altre Guide e Maestri, di ben altra saggezza, che quelli che ci incitano alla competizione, alla vanità, all'avidità... che ci somministrano paure, divieti, sensi di colpa... violenza. Bisogna fare i conti, putroppo, con la poca consapevolezza che circola nel mondo. per cui bisogna partire dal punto di luce più vicino al quale possiamo attingere: la luce del nostro cuore. Comprendedere che "io sono l'altro" o che l'altro è me" necessita di un lungo viaggio interiore, che viene incoraggiato solo da poche anime luminose, finora. Grazie e buon fine settimana, cara Atisha. :-)
(Rispondi)
gocciadiluna_1964
gocciadiluna_1964 il 01/03/08 alle 16:12 via WEB
Mi piace il tuo pensiero ma vorrei comprenderlo meglio perchè qualcosa mi sfugge... Se l'altro sono io allo specchio dovrei rivedere me stesso specchiato, ma come faccio a vedermi se l'altro è falso, è uno che fugge di fronte alle responsabilità, che non sa affrontare una discussione mentre io sono totalmente diversa? Posso capire che veder l'altro come me significhi essere mossa verso il perdono e la comprensione in quanto tutti gli esseri umani sono dei "sofferenti" che abagliano ma non riesco a comprendere come possa esser io così diversa da ciò che sono...
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 01/03/08 alle 19:07 via WEB
Goccia di luna, capisco le tue perplessità. Ti voglio però rispondere da un punto di vista che io ritengo costruttivo, in un modo che rimanda alla nostra responsabilità, alla crescita interiore. Quando stiamo praticando il sentiero dell’auto conoscenza, dobbiamo considerare colui che è in momentaneo conflitto con noi come il nostro miglior maestro, si sta dicendo una cosa vera. Perché, egli, diversamente da un bonario amico, non è indulgente verso di noi, non ci concede attenuanti, non è disponibile ad alcuna accondiscendenza nei confronti del nostro ego. Tira fuori tutto ciò che ha dentro. Per cui quando ci confrontiamo o scontriamo con lui, ci troviamo di fronte ad uno specchio implacabile, dal qual vengono riflesse soprattutto le parti di noi che generalmente non esponiamo, che tendiamo a nascondere agli altri. Mentre l’amico o un compagno tendono ad ungere il nostro ego, gratificando spesso le nostre aspettative, bisogni o desideri, l'amante in crisi ce li nega in tutte le maniere… ostacolandoci nelle nostre autogiustificazioni. Tutto ciò fa emergere in noi reazioni e identificazioni di ruolo che, se siamo dei veri ricercatori di noi stessi, in essi troviamo una preziosa occasione di osservarli in modo chiaro. Certo, per fare questa operazione non dobbiamo perderci in esse e dobbiamo essere estremamente onesti e sinceri con noi stessi. Non dobbiamo porre l’attenzione o il giudizio sull’altro, ma solo su ciò che sta succedendo in noi. L’altro è stato solo il cerino che ha fatto scoppiare il materiale esplosivo il quale è totalmente nostro. Questo è importantissimo da capire: non bisogna guardare l’altro ma porre la consapevolezza su ciò che sentiamo e come viviamo noi la situazione, che cosa ci muove dentro nell'animo. Nessun altro come, per esempio, un l'amante ferito può farci notare parti di noi rimosse, rifiutate… perchè egli ci conosce molto bene, da vicino. Noi, invece di colpevolizzarlo, difendendoci da lui e basta, dovremmo usarlo anche come “maestro” che ci mette alla prova, come strumento di una palestra psicologica e spirituale, espediente indiretto per la emersione dei nostri punti critici sui quali dobbiamo ancora lavorare. Dovremmo quasi ringraziarlo per fornirci un laboratorio emotivo nel quale imparare a vedere i nostri attaccamenti non risolti e difetti ancora oscuri; questo per poi superarli e non farci più coinvolgere emotivamente, sviluppando calma e distacco… per migliorare la nostra capacità di non perdere l'equilibrio, la serenità e disponibilità alla comprensione delle altrui motivazioni o situazioni. Inoltre, per i ricercatori spirituali, come sostengono molti Maestri, nei suoi confronti dovremmo avere pure, paradossalmente, un senso di gratitudine. Grazie dell'attenzione. Spero di averti risposto in maniera soddisfacente. Un sorriso. :-)
(Rispondi)
 
 
morbida1dgl
morbida1dgl il 01/03/08 alle 20:44 via WEB
PAROLE SANTE!
(Rispondi)
 
 
 
Praj
Praj il 02/03/08 alle 10:41 via WEB
Alla fine restano solo parole... se non tradotte in esperienza e modo d'essere. Namastè! :-)
(Rispondi)
sofiastrea
sofiastrea il 01/03/08 alle 16:55 via WEB
non ho parole namastè :-))
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 01/03/08 alle 18:16 via WEB
Non ce n'è bisogno... grazie. Namastè! :-)
(Rispondi)
SIBILLA_01
SIBILLA_01 il 02/03/08 alle 18:23 via WEB
bellissimo..Amorevolezza Cosciente e' una delle strade che vorrei percorrere...ma chissa quanta strada. un sorriso
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 02/03/08 alle 20:50 via WEB
Meno di quanto si possa pensare, secondo me. Dipende solo dall'anelito che ci anima, dall'impegno interiore, pur portato avanti nella leggerezza dello spirito; dalla onestà di fronte a noi stessi e apertura che metteremo nel percorrere la nostra strada. La quale è sempre unica. Un sorriso e grazie. :-)
(Rispondi)
gocciadiluna_1964
gocciadiluna_1964 il 02/03/08 alle 18:35 via WEB
Grazie per la risposta... a presto..
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 02/03/08 alle 20:43 via WEB
Rispondere alle domande, alle perplessità, ai dubbi, lo faccio sempre volentieri. Grazie a Te, piuttosto, per avermi offerto l'opportunità di chiarire meglio ciò che ho scritto. A presto e ciao! :-)
(Rispondi)
joiyce
joiyce il 09/03/08 alle 16:20 via WEB
Il tuo prossimo è lo sconosciuto che è in te, reso visibile. Il suo volto si riflette nelle acque tranquille, e in quelle acque, se osservi bene, scorgerai il tuo stesso volto. Se tenderai l'orecchio nella notte, è lui che sentirai parlare, e le sue parole saranno i battiti del tuo stesso cuore. Non sei tu solo ad essere te stesso. Sei presente nelle azioni degli altri uomini, e questi, senza saperlo, sono con te in ognuno dei tuoi giorni. Non precipiteranno se tu non precipiterai con loro, e non si rialzeranno se tu non ti rialzerai.
br> KARL GIBRAM
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 01/04/08 alle 14:46 via WEB
Il testo che hai messo è bellisimo. E' la descrizione poetica su chi è l'altro fatta da uno spirito illuminato come K. Gibran. Grazie per il bel contributo. Un sorriso :-)
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