Praj il 01/03/08 alle 19:07 via WEB
Goccia di luna, capisco le tue perplessità. Ti voglio però rispondere da un punto di vista che io ritengo costruttivo, in un modo che rimanda alla nostra responsabilità, alla crescita interiore.
Quando stiamo praticando il sentiero dell’auto conoscenza, dobbiamo considerare colui che è in momentaneo conflitto con noi come il nostro miglior maestro, si sta dicendo una cosa vera.
Perché, egli, diversamente da un bonario amico, non è indulgente verso di noi, non ci concede attenuanti, non è disponibile ad alcuna accondiscendenza nei confronti del nostro ego. Tira fuori tutto ciò che ha dentro.
Per cui quando ci confrontiamo o scontriamo con lui, ci troviamo di fronte ad uno specchio implacabile, dal qual vengono riflesse soprattutto le parti di noi che generalmente non esponiamo, che tendiamo a nascondere agli altri.
Mentre l’amico o un compagno tendono ad ungere il nostro ego, gratificando spesso le nostre aspettative, bisogni o desideri, l'amante in crisi ce li nega in tutte le maniere… ostacolandoci nelle nostre autogiustificazioni.
Tutto ciò fa emergere in noi reazioni e identificazioni di ruolo che, se siamo dei veri ricercatori di noi stessi, in essi troviamo una preziosa occasione di osservarli in modo chiaro.
Certo, per fare questa operazione non dobbiamo perderci in esse e dobbiamo essere estremamente onesti e sinceri con noi stessi.
Non dobbiamo porre l’attenzione o il giudizio sull’altro, ma solo su ciò che sta succedendo in noi. L’altro è stato solo il cerino che ha fatto scoppiare il materiale esplosivo il quale è totalmente nostro. Questo è importantissimo da capire: non bisogna guardare l’altro ma porre la consapevolezza su ciò che sentiamo e come viviamo noi la situazione, che cosa ci muove dentro nell'animo.
Nessun altro come, per esempio, un l'amante ferito può farci notare parti di noi rimosse, rifiutate… perchè egli ci conosce molto bene, da vicino.
Noi, invece di colpevolizzarlo, difendendoci da lui e basta, dovremmo usarlo anche come “maestro” che ci mette alla prova, come strumento di una palestra psicologica e spirituale, espediente indiretto per la emersione dei nostri punti critici sui quali dobbiamo ancora lavorare.
Dovremmo quasi ringraziarlo per fornirci un laboratorio emotivo nel quale imparare a vedere i nostri attaccamenti non risolti e difetti ancora oscuri; questo per poi superarli e non farci più coinvolgere emotivamente, sviluppando calma e distacco… per migliorare la nostra capacità di non perdere l'equilibrio, la serenità e disponibilità alla comprensione delle altrui motivazioni o situazioni.
Inoltre, per i ricercatori spirituali, come sostengono molti Maestri, nei suoi confronti dovremmo avere pure, paradossalmente, un senso di gratitudine.
Grazie dell'attenzione. Spero di averti risposto in maniera soddisfacente. Un sorriso. :-)
(Rispondi)
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il 09/07/2023 alle 12:42
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