Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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« Le montagne non si spostanoL'invidia spirituale »

I ricercatori del gatto nero...

Post n°461 pubblicato il 08 Agosto 2008 da Praj
 

Se un filosofo è un uomo cieco, in una stanza buia, che cerca un gatto nero che non c’è, un teologo è l’uomo che riesce a trovare quel gatto."

Questo è quello che riesce a fare la mente, filosofica e teologica, quando è tutta centrata in se stessa e non è osservata dalla Consapevolezza.
S'inventa una infinità di concetti e si perde in essi. Non riesce a rendersi conto che l'associazione dei pensieri è meccanica, ed é quasi totalmente obbligata da impulsi forzosi che provengono dai depositi della memoria.
La meditazione invece è strumento che ci permette di renderci conto di questi processi associativi involontari e pseudo volontari. Essa ci abitua al distacco necessario per osservarli dall'esterno, e sperimentarli, oserei dire "scientificamente".
Imparando a non prendere in consegna i pensieri, nei quali purtroppo subito ci identifichiamo, etichettandoli come nostri, subito, al loro sorgere in noi, siamo sempre più in grado di vedere come essi nascono e muoiono nel cielo della coscienza. Osservando soltanto, ci abilitiamo a distinguere il pensiero funzionale, utile e necessario, perchè legato alle risposte che la realtà del momento presente, dal pensiero concettuale speculativo. Riconosciamo con sempre più facilità la fantasticheria emotiva dalla immaginazione creativa cosciente. Capiamo le differenze che corrono fra l'ispirazione, l'intuizione, il ricordo... e tante altre interessanti attività che accadono nella nostra mente. La meditazione, facendoci entrare nel mondo del puro silenzio osservante, neutrale e impersonale, ci può rivelare molte cose e introdurci alla profonda conoscenza di noi stessi e, di conseguenza, degli altri.
Inoltre, entrare in questo spazio silenzioso, ci permette veramente di fare della nostra mente un laboratorio nel quali osserviamo il reale funzionamento dei meccanismi mentali.
Meccanismi mentali che, se non conosciuti e riconosciuti, ci inducono ad agire come se fossimo coscienti, quando in realtà siamo inconsapevoli di come e perchè pensiamo e agiamo in un certo modo. Questa inconsapevolezza ci dà l’illusione e la sensazione di essere liberi, quando invece non lo siamo, perchè non siamo in contatto con la sorgente delle nostre intenzioni.

 
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Commenti al Post:
bil37
bil37 il 08/08/08 alle 13:55 via WEB
Ciao Praj, nonostante rispetti la tua posizione e comprenda la tua ispirazione,nutro qualche piccolo dubbio che la meditazione ci faccia entrare "nel mondo del puro silenzio osservante, neutrale ed impersonale" o alla "coscienza diretta" di noi stessi. Sono gli stessi dubbi che tu rivolgi alla filosofia e alla teologia. Chi ti dice che la meditazione sia un'esperienza più autentica di altre e non una suggestione mentale? Io sono sicuro che Krishnamurti o Gandhi, per fare due esempi, possono esserci anche riusciti nell'intento di cui tu parli,almeno parzialmente. Ma chi è all'altezza di fare altrettanto? Sarebbe come voler parlare di filosofia e pensare di raggiungere gli stessi risultati di Platone oppure affrontare argomenti di teologia rapportandoci a un Cristo o un San Francesco. La meditazione, a mio parere, è una parola che può significare tante cose per ciascuno di noi, ma è pur sempre un metro soggettivo, non ha una validità oggettiva. Ciao, sempre interessanti i tuoi spunti di riflessione. Paolo
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 08/08/08 alle 16:59 via WEB
Secondo me, caro Paolo, ti perdi qualcosa di molto importante della conoscenza di te stesso, considerando la meditazione una cosa difficile, per pochi... quindi non approfondendo attraverso l'esperienza diretta. Quando un individuo, che ha sperimentato stati di meditazione profonda, deve dialogare con uno che non li ha sperimentati, quasi sempre nascono delle incomprensioni. Il meditatore sa che l’altro difficilmente potrà capirlo, se non ha delle esperienze affini. Molto spesso i “ragionatori” - filosofi e teologi - credono che un meditatore viva condizioni mentali alterate, autosuggestioni varie, e rinuncia alla capacità del pensiero critico. In soldoni, che sia una persona debole che cerca consolazioni e compensazioni alle sue mancanze. Si sbagliano. Un grande, malinteso, poi riguarda la parola ”meditazione”. Secondo la cultura occidentale la parola meditazione indica una profonda riflessione su un dato argomento, in uno stato di calma; mentre per le varie tradizioni spirituali di matrice orientale non ha questo significato: per loro, in sintesi, vuol dire entrare in uno spazio interno d’ascolto e di osservazione distaccata dei vari processi mentali, emotivi e fisici, ma senza giudizio (questa é la consapevolezza). Cioè cominciare a prendere distanza dalle identificazioni varie. Il che non comporta la rinuncia al pensare, ma piuttosto induce chiarezza e controllo nei meccanismi del pensiero, che saranno sempre meno automatici e reattivi. Un meditatore può e deve essere interessato al mondo, stare nei fatti, vivere in mezzo alle cose e alle persone, ma sa aggiungere alla sua condizione esistenziale una presenza spontanea e attenta, che lo fa vivere in maniera più equilibrata e vera. Diventando un individuo sempre meglio equilibrato, integrato e aperto non può che migliorare la qualità della sua vita, di chi gli sta attorno e per esteso ... al mondo. Per quanto riguarda il vivere, il ragionare, il discutere e avere gli interessi più svariati - dalla politica, allo sport, alla cultura,all’ economia e così via... - egli non ne é al di fuori, ma soltanto sa viverle senza quella identificazione egoica, o con meno, di quella che altri hanno. Deve però stare molto attento, il rischio c’é, a non identificarsi con la sua nuova condizione di meditatore, di sentirsi un essere speciale, un prediletto spirituale. Altrimenti, non ha capito nulla; e la meditazione era solo una pratica tecnica e formale, che gli altri giustamente riconosceranno come moneta falsa. Chi non ha mai meditato, o ha poca esperienza, non riesce a capacitarsi di che cosa voglia dire staccarsi dalla mente. Non crede che sia possibile. Per lui il pensare coincide con se stesso e crede che i meditatori barino. Gli scettici vanno capiti, anche se a volte risultano un po' pesanti; perché tutti, prima di iniziare il viaggio meditativo, siamo stati degli accaniti fautori del “pensare con la propria testa”. Non veniamo da realtà aliene: soltanto stiamo sperimentando nuove possibilità di espansione del nostro Essere. E sentiamo di essere su una Via, ciascuno la propria, sempre più interessante ed avvincente. Un caro saluto e un grazi per il prezioso commento. :-)
(Rispondi)
 
 
bil37
bil37 il 09/08/08 alle 19:13 via WEB
Ciao Praj, non metto assolutamente in dubbio la validità della tua ricerca, anche perché, oltre a rispettare tutte le posizioni, avverto la sincerità del tuo percorso interiore. Il mio era solo un dubbio di tipo filosofico :) Buona serata, Paolo :)
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Praj
Praj il 10/08/08 alle 08:31 via WEB
Certo, dal punto di vista filosofico ti capisco. Ma il punto di vista spirituale entra in ambiti di cui la filosofia coglie solo l'aspetto esteriore, mentale. Buona domenica, Paolo. :-)
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sofiastrea
sofiastrea il 08/08/08 alle 17:26 via WEB
Come è vero...anche se cercare ciò che non c'è a volte fa trovare se stessi :-)))così a caso può capitare!! lo so non è molto spirituale, ma accade ...:-))
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 09/08/08 alle 08:44 via WEB
E'accaduto così anche a me. Molti, anzi quasi tutti, cominciano a cercare il gatto nero... ma pochi finiscono la ricerca con una grande risata. Ciao! :-))
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violette51
violette51 il 09/08/08 alle 17:55 via WEB
in effetti è un anticorpo...ci proteggeda processi oziosi....e" pericolosi",un abbraccio,vio
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 09/08/08 alle 18:20 via WEB
Ciao, Vio, sì, è anche una protezione da processi mentali identificativi e tant'altro. Un sorriso :-)
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ivost
ivost il 09/08/08 alle 20:04 via WEB
Io non sono mai riuscito ad entrare nell'atto meditativo di cui parli, ho dovuto seguire una scuola che mi ha dato altri mezzi per entrare nel mio vacuum che si possono identificare di più nella parola riflessione (da riflettere), ma non dubito sull'efficacia spirituale della stessa che ha bisogno di anime già particolari
Infatti per un'occidentale c'è il pericolo che tu definisci così nel commento a Paolo: "Deve però stare molto attento, il rischio c’é, a non identificarsi con la sua nuova condizione di meditatore, di sentirsi un essere speciale, un prediletto spirituale", praticamnte c'è il rischio di esaltare l'ego, invece di isolarlo,,,è sempre un piacere venire qui, ciao, Ivo
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Praj
Praj il 10/08/08 alle 08:28 via WEB
Sì, quel rischio c'è. Devo dire altresì che però ne ho visti ben pochi, nel mio lungo cammino, di ricercatori che siano andati in quella condizione che ho sopra descritto - sovramentale - senza praticare la meditazione. Solo alcuni ci riesscono perchè hanno una certa predisposizione naturale alla contemplazione, ma sono rari. In generale rimangono delle persone riflessive, profonde, ma non riescono ad esperimentare quella dimensione meditativa che va oltre la mente, che va aldilà del regno dei pensieri. Grazie, Ivost della apprezzata visita e commento. Ciao :-)
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