Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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Avidità dilaganti

Post n°482 pubblicato il 06 Ottobre 2008 da Praj
 

Oggi più che mai, intorno a noi, dentro di noi, nel mondo, vediamo e percepiamo squilibri di ogni genere. Una delle cause che determinano tutto ciò è l'avidità individuale, che poi si proietta ed espande in altre forme, più o meno grandi, più o meno organizzate, di aggregazione umana.
L'avidità ha le radici nella paura. Questa si nutre dell'avidità di sicurezza, di avidità egoica centrata sull'ambizione, di avidità emotiva, economica e finanziaria e di tante altre forme di avidità, non esclusa quella spirituale, la quale è solo più sottile e meno visibile di quelle materiali.
Ma tutto ciò che si basa sull'avidità è inevitabilmente destinato ad entrare in crisi prima o poi, è destinato a causare squilibri ovunque si collochi, ovunque si ramifichi, ovunque regni. Perciò la somma di tutte le variegate avidità ha reso la realtà mondana così confusa e disarmonica.
E tutti noi, in varia misura, abbiamo concorso a renderla così com'è.
Avendo dunque origine nella paura – l'avidità - ne sarà sempre schiava e dipendente. Per questo non renderà mai possibile il pieno rilassamento, l'abbandono, la fiducia: in sostanza, essa non può che essere in contrasto con la giustizia, con la serenità e la gioia, sia individuale che sociale.
Che fare dunque per disfarsi dell'avidità, la quale porta nelle nostre vite solo disarmonie e squilibri, irrigidimenti e scetticismo?
Bisogna, secondo me, andare a scoprire le fonti della paura che la alimentano. E, ancora una volta, ci troviamo di fronte alla necessità di percorrere un viaggio in noi stessi per dissolvere quella paura originaria che è la sorgente di ogni sofferenza e che erroneamente cerchiamo di coprire, cancellare, con ogni genere di avidità. Quella paura proviene dalla disconnessione con la dimensione Divina che portiamo in noi stessi. Risolvendo la nostra primaria paura interiore, oltre che a farci ritrovare la pace, farà sì che saremo in grado poi di contribuire ad espandere questa attitudine fiduciosa intorno e facilitare un clima psicologico dove l'avidità – figlia dell'egoismo - avrà sempre minor peso.
Ciò permetterà sempre più a rilassare e armonizzare gli animi a tanti livelli, a far crescere una maturità interiore e consapevolezza spirituale, oltre che portare gradualmente più gioiosità, amorevolezza e giustizia sociale nel mondo. Altrimenti saremo destinati ad affrontare sempre più gravi e disastrose esperienze, sia personali che collettive, e a sopportare pesanti conseguenze, anche se differenziate, a cui nessuno potrà sfuggire.

 
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Commenti al Post:
sofiastrea
sofiastrea il 06/10/08 alle 15:08 via WEB
"Quella paura proviene dalla disconnessione con la dimensione Divina che portiamo in noi stessi." E' possibile che invece di sentirci arricchiti ad avere un corpo ci siamo sentiti abbandonati? da Dio e che questo abbia portato appunto all'avidità, a prendere tutto il possibile per compensare quel vuoto? In fondo è questo che ripetiamo e cerchiamo tutta la vita,una compensazione all'abbandono o sbaglio? :-) mi sa che parlo per me che dici :-))
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Praj
Praj il 06/10/08 alle 17:48 via WEB
Ci siamo sentiti abbandonati perchè abbiamo "scelto" le vie dell'ego, le strade della separazione, ivi compresa quella angusta e cieca dell'avidità. Le vie dell'ego non possono che portare a quel senso di vuoto e, inevitabilmente, al bisogno di una compensazione che, prima o poi, si rivelerà illusoria. Comunque sia cercata e costruita. Tutto questo trae origine dalla non conoscenza di sè. Da ciò ne conseguono percorsi dettati dall'ignoranza di chi noi realmente siamo. In questa oscurità metafisica ci aggrappriamo ad ogni genere di oggetti materiali e mentali, feticci e simboli, che ci possono dare l'impressione o la senzazione di attenuare o dimenticare l'angoscia dello smarrimento interiore, del buio spirituale. Ciao! :-)
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papera48
papera48 il 06/10/08 alle 18:05 via WEB
io non credo che abbiamo scelto la separazione! piuttosto è la nostra esperienza collettiva e individuale che ci fa sentire così. Già alla nascita tagliano il cordone ombelicale e spesso siamo allontanati da colei che ci ha messo al mondo per controlli o per cure se necessarie...... ci sentiamo pertanto soli, smarriti e cominciamo a succhiare avidamente...... aria e latte per sopravvivere a questo senso di separazione. Poi crescendo dobbiamo cercare in continuazione questo aguardo amorevole, questa carezza e questo amore tranquillizzante e se per caso nel momento in cui più lo desideriamo non lo riceviamo, seppelliamo nel nostro inconscio il dolore, la rabbia, il disagio, il senso di indegnità. Crescendo una educazione a suon di regole ci educa e ci dice quando siamo "giusti" o "sbagliati" aumentando il male di vivere e se ci va bene riusciamo a sopravvivere anche al senso di "colpa del peccato originale" e del "confessionale" Certo che esserci e restare sani in tutto questo disastro è già un gran bene! Riuscire a ritrovare la connessione con il proprio Sè è Grazia "ricevuta o conquistata" dipende dai percorsi! Ritrovare il filo di ARIANNA che ci porta FUORI DAL LABIRINTO DELLE NOSTRE INSICUREZZE, DELLE NOSTRE PAURE DEI NOSTRI SENSI DI IMPOTENZA E INADEGUATEZZA e che ci fa scoprire il valore dell'essere....è un augurio per tutti ma non tutti ce la fanno purtroppo! Oggi nella mia città una donna ha tentato il suicidio buttandosi dal 5° piano e tanti si perdono nella droga, nell'alcol, nelle dipendenze varie.....oppure si ammalano anche nel corpo
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Praj
Praj il 06/10/08 alle 18:30 via WEB
Mi trovo sostanzialmente d'accordo con tua visione. Infatti, ho messo tra parentesi su abbiamo "scelto" la separazione. Volendo entrare in profondità su questo punto dovremmo affrontare il concetto di "libero arbitrio, che spesso ho trattato in parecchi miei post. In questa riflessione invece ho preferito esporre e previlegiare il mio punto da un punto di vista relativo per stimolare un senso di responsabilità "soggettivo", riguardante noi come individui, seppur all'interno di un sogno all'interno di un sonno coscienziale. Piuttosto prendo il tuo bello acuto commento come una sorta d'integrazione a ciò che ho detto, affinchè offra una prospettiva più panoramica. Grazie tante, Papera. Un sorriso e un caro saluto. :-)
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eckhart.noor
eckhart.noor il 06/10/08 alle 18:12 via WEB
Abbiamo paura di quel vuoto,una maledettissima paura.Eppura bisogna finirla prima o poi di aggrapparci a quella maschera compensatoria che ci impedisce di sondarlo una volta per tutte, per riabbracciare infine, la nostra Essenza che ci attende lì,come una Perla nascosta. Namastè :-)
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Praj
Praj il 06/10/08 alle 18:42 via WEB
Dici bene, caro Eckhart: abbiamo paura di quel vuoto... ma, inesorabilmente, un giorno o l'altro, in questa vita o in un'altra, saremo messi di fronte a questa paura. Allora dovremo confrontarci con essa e morire a noi stessi in quanto enti individualizzati, affinchè ci possiamo riconoscere in quell'Essenza che spesso, anche inconsapevolmente, cerchiamo fuori di noi. L'avidità è forse un riflesso distorto della ricerca di questa ricchezza, di questa perla nascosta dalla chiusa conchiglia del nostro ego solidificato dagli attaccamenti mentali e materiali. Namastè! :-)
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skarma64
skarma64 il 06/10/08 alle 21:00 via WEB
quando non si ha più paura si diventa liberi. dalle paure nascono gli attaccamenti materiali e chiamano con sè a loro volta la paura di perderli. chi non ha, non ha nulla da perdere. chi pensa di avere dimentica che ciò che ha è solido come canna al vento..questo mi fa pensare.;)
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Praj
Praj il 07/10/08 alle 09:05 via WEB
Parole sacrosante... anche se non andrebbero, secondo me, demonizzati i beni materiali ed il denaro. Ciò che conta è il rapporto che si ha con essi. Ciò che importa è non essere preda dell'avidità che induce all'accumulo ossessivo, all'attaccamento... all'egoismo che non guarda e non sente più nessuno, che si chiude all'altro... Un sorriso e grazie per il bel commento :-)
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skarma64
skarma64 il 07/10/08 alle 12:06 via WEB
è vero ad esempio il denaro sudato dalla fronte è l'espressione della propria energia investita in un impegno (il lavoro). quindi ci sono conti bancari e conti bancari. anche qua ogni materia è l'espressione dello spirito che l'ha creata. così come comprare una cosa bella per gioire della sua bellezza io non lo trovo deplorevole, anzi.. grazie del tuo passaggio sul mio blog
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Praj
Praj il 07/10/08 alle 12:23 via WEB
Non è il 'cosa' ma il 'come' che cambia il senso delle cose. Non è mai la cosa in sè che è sbagliata, ma l'uso o l'abuso che se ne fa. E' lo spirito sotteso all'avere che determina se c'è avidità o solo uso creativo e fluido possesso non incentrato sulla paura di perdere una qualche forma di potere. Grazie a Te, Skarma. Un sorriso .-)
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jerah
jerah il 07/10/08 alle 09:50 via WEB
ringraziandoti della visita, colgo l'occasione per prendere una boccata d'aria fresca nel tuo bel blog. noto che il tuo messaggio, ben articolato, non si discosta "dalle radici" del mio :)) ciao, serenità..............
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Praj
Praj il 07/10/08 alle 09:56 via WEB
Sì vede che captiamo le stesse energie che ci sono in giro, che stanno contaminando l'animo di molte persone nel mondo. Grazie e a Te, Jerah. E' sempre un piacere visitarti ed ospitare i tuoi commenti. Un sorriso :-)
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Fili_Invisibili
Fili_Invisibili il 07/10/08 alle 13:42 via WEB
Buongiorno, non avevo mai pensato alla mia paura come fonte di avidità. Non credo di essere avida, se non altro non credo di esserlo sotto il profilo materiale. Forse lo definirei bisogno più che avidità. La differenza è sottile ma sostanziale.
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Praj
Praj il 07/10/08 alle 14:04 via WEB
Sì, il bisogno è molto diverso dall'avidità. Io mi riferisco a quella paura primordiale che si è creata con la scissura dalla nostra essenza. Da allora, in ogni modo vaghiamo, più o meno disorientati, cercando appigli ovunque. Ma è scontato che non li troveremo mai nella fenomenologia dell'illusorio, del mondano apparire, nell'aggrapparci al mero avere, dove invece l'ego spaesato cerca rifugi impossibili. Un sorriso :-)
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atisha0
atisha0 il 07/10/08 alle 19:07 via WEB
Paura? ..Paaaauuuraaa??? sì è paura! :-))))) l'elemento n. 1 d'indagine è nella parola "paura"... ciao bel praj... namastè :-)
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Praj
Praj il 07/10/08 alle 19:16 via WEB
Paura e desiderio sono due facce emotive interrelate. Il desiderio spesso però prende le vie dell'avidità, snaturando la funzione creativa originaria.. La paura poi emerge quando l'avidità viene messa in crisi dagli eventi. Ciao, cara Ati... un bacio. Namastè! :-)
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