L'atteggiamento competitivo, sebbene possa migliorare le prestazioni, anche se non è aggressivo e sembra positivo, quasi sempre accresce l'egocentrismo di chi ne fa uso.
Perciò, da un punto di vista spirituale, è fondamentalmente deleterio. Si può crescere per se stessi, nelle proprie abilità e capacità, senza il bisogno di confrontarsi necessariamente con gli altri.
Possiamo fiorire comunque nell'unicità che ci contraddistingue, senza per questo misurarci nella competizione. La competizione esaspera e incentiva la divisione, nonostante venga mascherata da intenti positivi.
Questa attitudine egoica, se sviluppata a vari i livelli e in tanti campi, intossica le relazioni e l'etica, oltre inquinare il senso di unità che invece dovremmo sviluppare per vivere insieme in modo più cooperante..
E' andato in gran parte perduto lo spirito del gioco non competitivo, divertente e creativo, fine a se stesso, per far posto alla mania crescente della competizione, della performance sempre più estrema, del volere essere meglio degli altri.
Questa purtroppo è una malattia dello spirito che va risanata al più presto: pena l'aumento della conflittualità e dell'inimicizia fra individui, gruppi e nazioni. Non è vero dunque che c'è una sana competizione e una malata, perché entrambe , seppur in varia misura, portano in sé il seme dell'orgoglio, della vanità e della presunzione che in sostanza sono i pilastri che sostengono l'ego, il quale crea il malessere dell'anima.
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Praj il 20/10/08 alle 12:36 via WEB
Ci fanno credere che soltanto competendo possiamo migliorare. Anche se ciò sembra vero guardandoci in giro, forse è meno vero di quanto possa sembrare. Però bisogna cambiare prospettiva riguardo ai valori che devono contraddistiguere un essere umano veramente evoluto.
Ormai è diventata una ipnosi di massa, al punto che non s'immagina neppure che ci possa essere un'altra visione di se stessi, rispetto a questa basata sull'esaltazione dell'ego, del confronto competitivo, della sindrome psicologica che ci spinge a primeggiare.
Ego che, per suo natura, è sempre competitivo, anche nelle forme più incredibili e grottesche - vedi Guinnes dei primati, per esempio.
Io penso invece che il miglioramento umano, delle sue doti più positive, possa avvenire anche senza competizione, basandosi solo sulla consapevolezza e lo sviluppo della intrinseca unicità.
E' ovvio che la consapevolezza fa fiorire solo gli aspetti che ci riguardano essenzialmente, a livello più profondo; e solo secondariamente fa riferimento alle dimensioni psico fisiche, alla realtà mondana. E' altresì scontato che la consapevolezza non incentiva ciò che si basa sull'essere migliori comunque sia, sui presupposti della mera vanità e orgoglio personale.
Per quanto riguarda la scuola attuale, purtroppo, non può affrontare questo compito perchè dovrebbe, prima d'insegnare, imparare essa stessa... tante cose sull'essere che ancora non conosce.
Namastè, caro Eck! :-)
(Rispondi)
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il 09/07/2023 alle 12:42
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