Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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« Il miglioramento naturaleE' sempre giusto non da... »

Perfezione? No grazie...

Post n°503 pubblicato il 07 Novembre 2008 da Praj
 

Le contraddizioni che viviamo non vanno problematizzate... sono semplici realtà da vivere. Essere perfetti è un concetto mentale dal quale ci si può liberare, perché noi siamo sempre "nel nostro giusto", se non ci diamo dei modelli mentali a cui adeguarci... una meta da raggiungere... se siamo senza aspettative. In realtà, se non ci dividiamo, alimentando una lotta interna fra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere in quel momento, si scopre che siamo già a Casa. Proprio così come siamo.
Non ci sono miglioramenti immaginari da raggiungere ma solo un eterna realtà presente da riconoscere: quella che si sta vivendo proprio adesso, davanti e dentro di noi, così com'è. Con questa adesione totale si entra in contatto pieno e diretto con ciò che Siamo realmente, con il Ciò che E'. Ci si libera dell’immaginaria visione di noi stessi.
E' tutto qui e ora!
Non c’è spazio per la fantasticheria sul come saremmo se…
In questo pieno riconoscimento del Vero accade indirettamente un genuino miglioramento spontaneo, non dettato altrimenti da un ego spirituale ambizioso, orgoglioso, auto referenziale..
Per me,  l'Accettazione assoluta, nella sua disarmante semplicità, qui ed adesso, è la chiave... del ben Vivere.

In essa non c'è spazio per la separazione fra l'essere ed il dovere essere...
ed in tale condizione di non tensione naturalmente la mente si calma... si ridimensiona. Allora, in questo accettarsi, l'ego è vissuto come una semplice rappresentazione da usare nel Gioco della Vita. E non crea più conflitti perché sa rapportarsi con altri ego in maniera nuova, 
Se riusciamo, o ci accade, di accettare perfino la nostra "non accettazione", abbiamo perfino la possibilità e capacità di Vedere le cose da un'altro piano, sempre più interno, addirittura impersonale. Questo non è un gioco di parole ma una Comprensione Metafisica, direi sovra razionale.
Due livelli principali coesistono simultaneamente in noi. Sono il livello personale manifesto e l' impersonale immanifesto. In realtà sono due facce della stessa medaglia. E' una unità che si dualizza per manifestarsi. E' L'Assoluto che gioca ad essere relativo per esprimersi nella sua infinita creatività.
Quindi, l'umana manifestazione non si può che accettare, se non si vuole lottare senza possibilità di vittoria alcuna, e senza alimentare ulteriore sofferenza a noi stessi e agli altri, al mondo.
Nell'accettazione l'Essenza ha la possibilità di emergere e guidarci, spodestando l'ego usurpatore dal trono della Coscienza, da un ruolo che non gli spetta.
Però questa celebrazione del Ciò che  E’ è possibile solo se c'è una Presenza Osservante - la Consapevolezza - che ci accompagna, vigile momento dopo momento. E' evidente infatti che se la Consapevolezza è più espansa, l'area dell'identificazione da accettare si restringe. Più c’e Consapevolezza (Luce) meno c’è identificazione (Oscurità). La Vita si esprime danzando fra questi due poli, accentuando ora l’una ora l’altra dimensione.
Certamente, in questo ambito misterioso che è l'esistenza individuale, che si appalesa a più livelli, non si può che constatare che essa sia molto bizzarra nel suo esperimentarsi umano e addirittura paradossale riguardo la sua Comprensione Divina. Consapevole e Compassionevole.

 
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Commenti al Post:
eckhart.noor
eckhart.noor il 07/11/08 alle 16:47 via WEB
Sì,è una Chiave davvero paradossale:proprio non negando le nostre oscurità ed imperfezioni,si fa luce..scoprendo pure che quelle oscurità non sono nemmeno nostre,e noi essere solo Luce. :-))) Ciao,Namastè :-)
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Praj
Praj il 07/11/08 alle 18:16 via WEB
Siamo entrambi, Luce e Oscurità... certo. Fortunato Chi accetta questa realtà, chi è in sintonia con l'equilibrio dei fenomeni complementari e riconosce il Tao nel suo esprimersi quotidiano. Graziato è colui che Vede il Segreto messaggio nell'Armonia degli opposti. :-))) Ciao e Namastè! :-)
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sofiastrea
sofiastrea il 07/11/08 alle 17:57 via WEB
Credo che la perfezione sia quando il corpo spirituale si adagia perfettamente nel corpo fisico, dire perfezione no o perfezione si, è ancora una scelta dell'ego, siamo come delle formine perfettamente aderenti al nostro ruolo e perfettamente in sintonia con il gioco universale, non scegliamo, Siamo. A volte disegniamo la Coscienza come un Regno che a mio avviso esiste solo nella mente namastè :-)
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Praj
Praj il 07/11/08 alle 18:28 via WEB
Sì, la mente disegna realtà immaginarie che non sono mai, o raramente, aderenti al manifestarsi delle cose così come sono. Il bisogno di perfezione è una sorta di 'perversione' spirituale, la quale è una incapacità di lasciarsi andare al flusso vitale, una impossibilità a comprendere la trama dei chiaroscuri che rendono l'esistenza meravigliosa, degna di essere vissuta. Il 'gioco' esistenziale è bello proprio perchè imprevedibile, sorprendente... perfettamente imperfetto :-))) Un abbraccio e Namastè! :-)
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sofiastrea
sofiastrea il 09/11/08 alle 11:32 via WEB
credo che il bisogno di perfezione nasca dalla sfiducia che abbiamo in noi stessi....
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Praj
Praj il 09/11/08 alle 12:51 via WEB
Sono d'accordo. Ciao ;-)
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stellaserenity
stellaserenity il 07/11/08 alle 21:20 via WEB
Parole sante! E' proprio così e dovremmo ricordarcene costantemente, poiché il pensiero tende a diramarsi verso molteplici direzioni e per questo spesso dimentichiamo di essere chi siamo e iniziamo a cercare la perfezione, il cambiamento. Pur comprendendo queste parole e sentendole vere ci si perde comunque in diversi labirinti mentali ma, come dici tu, anche quelli vanno vissuti e accettati nella loro forma e dimensione! Un abbraccio. :-)
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Praj
Praj il 08/11/08 alle 10:00 via WEB
Vedo che hai colto il succo di ciò che volevo dire. Questo mi fa piacere, perchè su un tema del genere si può equivocare, si possono ingenerare ambiguità, spesso nate da una educazione, da una cultura, che invece spingono all'opposto: cioè alla pressione continua al perfezionamento. Questa ricerca esasperata della perfezione, fino quasi all'ossessione, crea poi tensioni, ansie e malessere che si riversano nel nostro modo di vivere quotidiano, causandoci insoddisfazione e mancanza di apprezzamento della realtà che noi siamo, del gusto di vivere. Ricambio l'abbraccio :-)
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anna6262
anna6262 il 07/11/08 alle 22:55 via WEB
chi continua a correggere gli altri perchè li vuole perfetti...li aiuta a crescere o...li distrugge?..scusa forse è una domanda fuori luogo...notte..
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Praj
Praj il 08/11/08 alle 10:15 via WEB
Certamente non fa loro del bene, secondo me. Scaricare sugli altri le proprie nevrosi non contribuisce a migliorare i rapporti interpersonali. Ci si deve convincere che ognuno è unico e ha le sua modalità, le sue specificità, di crescita. Il volere correggere gli altri denota una insicurezza e una sfiducia che non aiutano tra l'altro chi si vorrebbe veder crescere al meglio. Bisogna innanzitutto rilassarsi, trovare l'equilibrio in noi stessi e da lì, eventualmente, se richiesto, cominciare un autentico scambio, un confronto umano e non ideologico. L'altro non deve conformarsi alle nostre aspettative. Casomai, se gli può interessare e servire, può osservare e imparare dal nostro esempio. Nulla di più. Per cui, chi continua a voler correggere gli altri, sarebbe meglio che cominciasse a farsi un onesto esame di coscienza, e vedere se forse è proprio lui che dovrebbe essere "corretto". Non si cambia realmente nessuno con le imposizioni. La crescita virtuosa viene sempre da una maturazione interiore naturale, come lo sbocciare di un fiore. E' inutile, oltre che dannoso, condizionare qualcuno a volerlo perfetto. Egli deve e può essere solo stesso, sviluppando i suoi talenti e potenzialità in modo spontaneo, fluido e rilassato. Buona giornata e un sorriso :-)
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