C'è una memoria che noi usiamo e una memoria che invece usa noi. Quando diveniamo consapevoli che è in atto quella che ci sta usando, facendoci reagire invece che rispondere alla situazione che abbiamo di fronte, perchè imprigionata dalle emozioni negative passate, dobbiamo subito disconnetterci da essa. Solo in questo modo possiamo accogliere il momento presente e affrontarlo con spirito nuovo, creativo, supportato dall'uso della memoria funzionale, pratica. E' solo questa la memoria che serve veramente, perchè è neutra e ci può essere utile per costruire e progettare, basandoci sui dati dell'esperienza oggettiva, nuove realtà. L'altra, quella emotiva, va "sterilizzata", depotenziata e riportata alla mero ricordo: cioè, privato da cariche energetiche fuorvianti la nostra percezione dell'adesso in tutta la sua ampiezza e profondità.
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Praj il 18/11/08 alle 19:53 via WEB
Probabilmente non mi sono ben espresso. Volevo sottolineare, parlando delle cosiddette "due" memorie - una funzionale e l'altra emotiva - solo il bisogno di una necessaria discriminazione fra l'uso di una piuttosto che dell'altra.
Ad esempio: quando si impara a fare le tabelline, la grammatica, il montaggio di un dispositivo meccanico, a cucinare... si memorizzano queste cose in maniera neutra, senza nessun coinvolgimento emotivo particolare. Questo è ciò che intendo per memoria pratica, funzionale.
In questo caso si rievocano i dati e l'esperienza immagazzinata, senza avere nessun problema emotivo. Vengono usate queste informazioni memorizzate solo come piattaforma per una ulteriore elaborazione, oltre che per uso pratico e funzionale, quando occorre.
Invece è diverso quando, per fare delle scelte operative o il percepire atteggiamenti altrui, ascoltare sensazioni e rilevare comportamenti, di fronte ad una nuova situazione o persona, si è condizionati da ferite che ci hanno segnato dolorosamente e sono incise nel nostro inconscio. E' questa la memoria soggettiva, condizionata a cui mi riferivo, rispetto a quell'altra oggettiva, neutra. Se noi non siamo coscienti di quale memoria stia dettando l'azione, allora l'inconscio affiora prepotentemente e ci induce a reazioni, di fronte a realtà che ci appaiono simili a ciò che emozionalmente abbiamo già vissuto in passato, condizionate. Perchè, per analogia, avremo modalità comportamentali e sensazioni connesse a ciò che ha lasciato l'impronta emotiva in noi allora. E' solo questo ciò che, in estrema sintesi, volevo far rilevare. Per il resto, dopo questo chiarimento, non posso che concordare con quanto tu hai ben messo in rilievo. Infatti è proprio su quella memoria che bisogna "lavorare". quella che contiene le emozioni. Quella da cui partono paure e desideri. Un abbraccio sorridente, cara Ati. Namastè! :-)
(Rispondi)
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il 09/07/2023 alle 12:42
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