Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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« Il fiore e il frutto del...Il succo della non dualità »

Crisi

Post n°530 pubblicato il 09 Dicembre 2008 da Praj
 

Se in una qualsiasi crisi, personale o sociale, si è entrati senza volerlo, il motivo per cui è successa, per quanto nascosto, per uscirne davvero, si deve almeno saperlo.
Il guaio è che spesso chi è entrato in quel modo tenta di fuggirla compiangendosi, piuttosto che capirla rinnovandosi.
Se ogni crisi è purtuttavia occasione di trasformazione, si rivela utile solo se ha fecondato davvero maggior comprensione.

 
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Commenti al Post:
sofiastrea
sofiastrea il 09/12/08 alle 13:57 via WEB
credo che ogni crisi nasca da un desiderio che non si realizza...è il desiderio che va riconosciuto per permettere alla crisi di svanire. Un sorriso :-)
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 10/12/08 alle 09:12 via WEB
Nelle crisi, non solo personali, si può entrare per delle scelte che poi di rivelano sbagliate, poco accorte e lungimiranti. Riconoscere l'errore o gli errori di fondo che hanno creato la crisi, significa anche avere la possibilità di correzione e la volontà di cambiamento cambiamento. Questo non sempre è facile che accada: spesso si modifica solo la forma e non la sostanza dei motivi che hanno causato la situazione critica. Un sorriso e ciao! :-)
(Rispondi)
eckhart.noor
eckhart.noor il 09/12/08 alle 17:22 via WEB
...magari è una falsa credenza della nostra vita alla quale ci siamo attaccati,dunque un "buco" che emerge,e da sondare..se si vuole lo stallo..Namastè
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 10/12/08 alle 09:24 via WEB
Un "buco", o forse più, senz'altro ci deve essere stato. Va individuato necessariamente per essere colmato. Andrebbero inoltre evitate, secondo me, le insistenze sulle colpevolizzazioni. E' ovvo che vanno rimosse le cause della crisi. Il soggetto o i soggetti che hanno contribuito allo stato dei fatti critico devono assolutamente prendersi le loro responsabilità, affinche da quel momento si possa incominciare un cammino di riparazione e di svolta risolutiva. Non sempre riesce subito, ma si dovrebbe sempre tentare. Le crisi non si risolvono mai da sole. Occorre il concorso della buona volontà e della intelligenza creativa. Un abbraccio, caro Eck e Namastè! :-)
(Rispondi)
eckhart.noor
eckhart.noor il 09/12/08 alle 17:22 via WEB
ops..se non si vuole lo stallo
(Rispondi)
zen_boy
zen_boy il 09/12/08 alle 17:24 via WEB
Meraviglioso messaggio... consapevoli, pronti per crescere, ma non in fuga! grazie Praj. Felice sera. zen
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 10/12/08 alle 09:28 via WEB
La fuga non risolve mai nulla. Inoltre non permette la trasformazione in positivo. Ricavare esperienza e consapevolezza da una situazione di crisi, dopo averla studiata e ben capita, invece aiuta, sempre lo si vuole, ad evolversi, a non ripetersi... Buona giornata a te, caro Zen. :-)
(Rispondi)
atisha0
atisha0 il 10/12/08 alle 08:30 via WEB
sacre parole Praj!!!.. questo è alla base di ogni conflitto.. anzichè farne esperienza cercando di individuarne l'origine, l'uomo la evade, cambiando solo la facciata della crisi.. tema sempre di grande attualità (ed utilità) ciao namastè...
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 10/12/08 alle 09:40 via WEB
Questo evadere, purtroppo, succede sia a livello di singolo che di coppia, gruppo sociale o comunità. Si continua a rinfacciarsi colpe e responsabilità, senza convergere in prese di coscienza che riportino ognuno, per sua competenza, alle proprie responsabilità. E' solo con il contributo e la partecipazione più responsabile e consapevole che si può riuscire a venire fuori dalle crisi in maniera costruttiva. Attualmente siamo immersi in quantità di crisi a tutti i livelli. Infatti sarebbe proprio utile impare da usarle, invece che venirne travolti o rimuoverle, per crescere un pò tutti, sia individualmente che insieme. Una abbraccio sorridente :-)
(Rispondi)
graziano2008
graziano2008 il 10/12/08 alle 09:14 via WEB
Una crisi,o anche una semplice situazione che ci appare sgradevole,è un momento importante,principalmente,perchè è una porta che ci ri-porta a noi stessi.Da li,come dici tu Praj,se si lavora nella comprensione delle meccaniche dell'accaduto(che potrebbero anche essere come dice Sofia,desideri...)allora la crisi si dissolvera',o ci permettera' di rinnovarci.
(Rispondi)
 
Praj
Praj il 10/12/08 alle 09:48 via WEB
Sì, è come una porta sul nuovo. E' evidente che la crisi mette in rilievo un qualcosa che non ha funzionato, una vecchia maniera di agire e pensare che ha fatto il suo tempo. Che non funziona più. E' una porta che apre su nuove soluzioni, nuove strategie. Essa offre l'occasione per il dispiegarsi di rinnovate scelte e azioni; è una grande opportunità. Non serve recriminare. Occorre capire bene invece la natura della crisi e porre in essere rimedi efficaci, affinchè gli errori passati non si ripetano. In poco parole: crescere in consapevolezza. Un caro saluto sorridente. :-)
(Rispondi)
jerah23
jerah23 il 10/12/08 alle 09:52 via WEB
bella riflessione........ciao! :)
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Praj
Praj il 10/12/08 alle 11:29 via WEB
Grazei, Jerah! Un caro saluto :-)
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Gjta
Gjta il 14/12/08 alle 19:18 via WEB
" Nelle crisi, non solo personali, si può entrare per delle scelte che poi di rivelano sbagliate, poco accorte e lungimiranti. Riconoscere l'errore o gli errori di fondo che hanno creato la crisi, significa anche avere la possibilità di correzione e la volontà di cambiamento. Questo non sempre è facile che accada: spesso si modifica solo la forma e non la sostanza dei motivi che hanno causato la situazione critica." (Praj) Caro Praj, sono riflessioni d'oro.. "modificare la sostanza" significa scendere in profondità nell'introspezione, nel porre luce là dove ancora giacciono le nostre ombre; conoscere, prendere coscienza di ciò che sono state le nostre scelte, il nostro agire, i movimenti reali e profondi della nostra mente-cuore.. affinché la risoluzione sia davvero presa di coscienza, trasformazione.. Ecco che la comprensione delle cause di ciò che ha scatenato la crisi diviene la possibilità reale di una trasformazione di coscienza che muta in potenza ciò che agiva come morte.. Impugnare "il coltello dalla parte del manico" consente non solo più di non ferirsi ma di poterlo utilizzare.. segue.. Gyta
(Rispondi)
Gjta
Gjta il 14/12/08 alle 19:20 via WEB
Riporto ciò che ho scritto poco fa: << E la mente è il primo passo, un'indagine introspettiva verso una "trasformazione" di coscienza, del nostro modo di inter-agire, di essere, di sentire. Tutto il nostro "lavoro" passa dalla nostra mente cosciente per poi defluire poco a poco nella totalità dell'essere, nel profondo e divenire interezza. Ma certo non è schiacciando un bottone che la mente "sente" e percepisce differentemente.. C'è bisogno di un'introspezione che sia reale, che tenga conto dei nostri perché dei movimenti interiori, mentali. Se di fronte a certe cose, certi avvenimenti, rendere il pensiero chiaro e costruttivo è facile, in altri accadimenti, in alcune situazioni della vita è maggiormente complesso, e la cura deve essere particolare, non funzionano più (mai funzionassero!) le generalizzazioni, ci vogliono risposte che davvero siano risposta del nostro lavoro introspettivo. Non quindi il "semplice" <pensiero positivo> ma la reale presa di coscienza della nostra interiorità, del nostro animo, dei suoi disagi, dei suoi "trucchi".. e del suo potere celato. E' faticoso, coraggioso e non ci sono <sconti>. Sapendo questo e se siamo felici di intraprendere un cammino verso la sincerità allora potremo portare a termine l'indagine, il "lavoro" su noi stessi e la "trasformazione" lentamente avverrà matematicamente. Differentemente avremo aperto solo una scomoda voragine ai nostri piedi.. Ma se avremo abbastanza fiducia che la sincerità dello sguardo in noi porterà ad una leggerezza dello spirito, e se avremo abbastanza forza d'animo ad una libertà profonda allora quella voragine diverrà una potenza dolce al nostro servizio.. [segue.. ] Gyta
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Gjta
Gjta il 14/12/08 alle 19:21 via WEB
Facile è fare i conti lontani dalla messa in gioco profonda del proprio animo umano, completo di tutti i suoi aspetti mentali che ci permettono e ci hanno permesso di badare a noi stessi, a vivere (o sopravvivere); altro è essere nel mezzo delle trappole, sentirle scattare sul proprio corpo, nel proprio cuore-mente e trovare con pazienza ugualmente il coraggio di guardarle nel bel mezzo dello spavento e della disillusione.. E' una lotta all'ultimo sangue con l'io, una lotta all'ultimo sangue contro la nostra ombra.. Sembra di fare guerra alla nostra stessa carne.. Ed il dolore è reale, crudo, forte.. <senza sconti>.. Solo la fede nel percorso di liberazione ci consegnerà la forza per riconoscere la morsa nella quale siamo stretti e liberarci.. Nessun premio da fuori, solo la fiducia che la consapevolezza ci porterà una luce ed un significato a tutto quel dolore.. Ecco la differenza tra un ricercatore reale ed un amante di filosofia: il ricercatore diviene la propria ricerca, attua in sé medesimo quel lavoro d'alchimia.. sino alle estreme conseguenze.. >> Un abbraccio.. Gyta
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